25 Aprile
25 Aprile
Le lettere di Agata Pinnelli

25 Aprile: “Con la Resistenza, una dignità ritrovata”

Un popolo verso un mondo migliore

Il 25 aprile, una festa civile e militare; una festa sempre contestata e nello stesso tempo condivisa, che serve a ricordare i nostri predecessori che hanno combattuto, hanno scelto di compiere la loro parte, le cui sofferenze disumane, affrontate per salvare non degli interessi personali, ma la dignità annullata di cittadino e di uomo, la cui eredità è il concime fertile che permette a noi cittadini del presente di migliorare ogni giorno la coscienza valoriale dell'essere "cittadino" e "uomo". Non si può capire quello che siamo oggi senza fare "memoria" ogni giorno della "Resistenza", nata spontaneamente durante la tragedia della 2a guerra mondiale sul piano militare ed ideologico che ha causato per più di un ventennio la cancellazione della "dignità umana". Se la Resistenza non ci fosse stata, la storia d'Italia sarebbe diversa, non sarebbe stata la storia di un paese libero. Essa può essere considerata su tre piani diversi: come movimento europeo, nel senso che essa è stata una "lotta popolare", esplosa in tutti i paesi occupati dall'esercito tedesco, una lotta di liberazione nazionale contro l'imposizione di uno dei regimi più spietati che mai le nazioni europee avessero conosciuto. Nella stessa situazione si trovò l'Italia dal settembre del 1943, situazione in cui erano sprofondati molti stati europei.

Come movimento italiano la nostra Resistenza ha avuto un aspetto particolare che si distingue dalla Resistenza di quasi tutti gli altri paesi, dove il movimento di liberazione era "liberazione dallo straniero", cioè dalla occupazione militare subita. Per noi è stato, invece, un movimento di liberazione non solo dallo straniero, ma anche da un regime che aveva instaurato per oltre vent'anni una "dittatura", sopprimendo tutte le libertà costituzionali, gettando l'Italia disarmata e nolente nel rogo dell'incendio nazista.

Nella maggior parte dei paesi in cui si sviluppò un movimento di Resistenza, esso fu esclusivamente un movimento patriottico di guerra allo straniero, mentre in Italia fu insieme un movimento patriottico e antifascista contro il nemico esterno e contro il nemico interno, ebbe il duplice significato di lotta di liberazione nazionale (contro i tedeschi) e politica contro la dittatura fascista per la riconquista dell'indipendenza nazionale e della "libertà politica e civile". Fu una lotta su due fronti contro due avversari, che mirava contemporaneamente a due risultati: restituire l'Italia all'indipendenza (come fu il compito della Resistenza danese) e restaurare il regime democratico che il fascismo aveva soppresso.

La Resistenza, infine, ha avuto anche un terzo significato: oltre che movimento patriottico e antifascista, essa deve essere considerata anche un movimento di "emancipazione sociale"; è stato un moto popolare, unico nella storia dell'Italia moderna, nel senso che non si vuole affermare che vi abbia partecipato tutto il popolo, perché coloro che si battono nel momento delle grandi decisioni sono sempre una minoranza. Ma la lotta impari e disperata di questa minoranza non sarebbe stata possibile senza il consenso e la collaborazione degli operai nelle città, dei contadini nelle campagne, di intellettuali, di amministratori, di professionisti che costituirono una fitta rete protettiva delle bande armate e dei gruppi d'azione partigiane.

La Resistenza fu un moto popolare, perché vi parteciparono spontaneamente, senza imposizioni dall'alto, senza costrizioni obbligatorie, uomini dei ceti popolari, di quei ceti che erano sempre stati estranei alla vita politica italiana e non avevano partecipato che in minima parte alle guerre di indipendenza.
I partiti e i Comitati di Liberazione furono la forza coordinatrice e direttiva di un esercito che si mosse da sé, per impeto proprio, sino a diventare il Corpo dei Volontari della Libertà. Come guerra popolare la Resistenza mirava alla instaurazione di uno stato nuovo, diverso da quello che aveva governato l'Italia prima del fascismo, di una nuova democrazia più ricca di contenuto sociale, più vicina alle aspirazioni della parte più povera del popolo.
Animata da impulsi profondi di emancipazione fu anche per molti una guerra rinnovatrice. Vi furono coloro che combatterono la Resistenza esclusivamente come guerra patriottica, altri come guerra antifascista, altri che vi aderirono misero l'impegno e la speranza di un rinnovamento sociale.
La Resistenza come guerra di liberazione politica, come guerra antifascista fu alimentata da tutti i partiti riuniti nei Comitati di Liberazione Nazionale. Gli scopi del movimento erano molteplici, pertanto i risultati dell'azione di coloro che vi parteciparono, bisogna valutarli su diversi piani: come guerra patriottica, come guerra per la libertà politica, come lotta per il rinnovamento sociale.
Nel suo primo aspetto la Resistenza mirò a liberare l'Italia dal dominio straniero e fu un anello della lotta impegnata dagli eserciti alleati per la sconfitta della Germania e il crollo definitivo del nazismo. Sotto questo aspetto il principale scopo della Resistenza fu quello di staccare le sorti dell'Italia da quelle della Germania e di evitare le tragiche conseguenze di una sconfitta che sarebbe stata terribile, come lo fu per la Germania. l'Italia non è stata divisa, i territori perduti sono stati inferiori rispetto alle responsabilità politiche del governo fascista nel provocare un clima bellico (guerra di Etiopia, intervento nella guerra civile in Spagna, l'entrata in guerra a fianco della Germania). Ad un solo anno dalla fine della guerra il popolo italiano con il Referendum e le elezioni del 2 Giugno 1946 si dava liberamente e democraticamente senza ingerenza da parte di nessuna potenza straniera il proprio assetto costituzionale.

Se guardiamo la storia italiana dal 1935 al 1943 e consideriamo gli errori commessi non riparati a tempo, possiamo riconoscere che i risultati della rivolta contro il fascismo e della guerra di liberazione sono stati estremamente fecondi: se siamo una nazione libera, democratica, partecipe a pieno diritto alla comunità internazionale e alla sua organizzazione lo dobbiamo esclusivamente alla nostra guerra patriottica, quindi anche a coloro che l'8 settembre, quando il vecchio ordine costituzionale era ormai in frantumi si trovarono abbandonati a se stessi, dovettero fare una scelta decisiva per l'avvenire proprio e del Paese e seppero fare la scelta storicamente giusta.

Il maggior riconoscimento dello sforzo fatto dagli italiani dopo l'8 settembre fu espresso nelle dichiarazioni finali della conferenza di Posdam (17 luglio – 1 agosto 1945) dove si diceva: <l'Italia è stata la prima potenza dell'asse a rompere i rapporti con la Germania, alla cui sconfitta ha dato contributi materiali. L'Italia si è liberata da sé dal regime fascista e sta facendo buoni progressi sulla via della restaurazione di un governo e di istituzioni democratiche >. La conclusione del trattato di pace, con il riconoscimento del governo democratico italiano renderà possibile ai tre stati (Francia, Inghilterra, Stati Uniti) di soddisfare la richiesta di ammissione dell'Italia tra le Nazioni Unite (ONU) che si concretizzerà il 14 dicembre 1955. Con questo atto venivano definitivamente eliminate le conseguenze della guerra e il riconoscimento anche formale della parità del nostro Paese rispetto a tutti gli altri.
Agata Pinnelli

Testimonianza epistolare di un nostro conterraneo, simbolo del coraggio partigiano.
Paolo Casanova
Di anni 21 – fornaio – nato ad Altamura (BA) il 14 novembre 1923. Bersagliere dell'8° Reggimento di stanza a Verona, prende contatto con il comando partigiano della Brigata "Verona" per la quale trafuga munizioni dalla caserma in cui presta servizio. Fucilato all'alba del 9 febbraio 1945 al poligono di tiro di Verona.
Verona, 9 febbraio 1945
Mia tanto amata mamma,
in questo ultimo momento della mia vita ti scrivo per chiederti perdono di tutti i dispiaceri che ti ho dato, in questo momento ti sono vicino con il cuore e con l'anima, mi dispiace solo che in questo momento non posso nemmeno vederti e abbracciarti come in quei bei giorni che ti ero vicino.
Cara mamma grazie di tutto quello che hai fatto per me, di avermi messo su una buona strada, di avermi imparato ad essere cristiano, ed a conoscere Dio, perciò quello che io sto per passare è niente a confronto di tutto ciò a passato e sofferto Gesù Cristo per noi, e sono contento che in questo momento ce qui il sacerdote che mi assiste e mi consola.
Caro papà, perdonami per tutto quello che ho fatto contro la tua volontà, che non ho mai dato ascolto alle tue intimazioni ed ai tuoi consigli, ma i testardi come me fanno tutti questa fine. Però, credimi non ho fatto nulla di male, e perciò muoio senza rimorsi di coscienza, e perdonando colui che è la causa della mia fine.
Miei cari in questo momento desidero il vostro perdono << che sono sicuro che me lo concederete>> e che voi mi diate la vostra santa benedizione, e non mi giudicate male.
  • 25 Aprile Liberazione d'Italia
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