Datori di lavoro
Datori di lavoro

In azienda, la qualità della relazione fa la differenza

Competenze, talenti e partecipazione al lavoro

Cosa attrae la persona di un lavoro o di un'azienda e cosa cerca quando domanda un'occupazione? Come può essere umanizzata la relazione lavorativa, come chiede Papa Francesco? Una volta si pensava che stipendio certo e posto fisso fossero il massimo che si potesse chiedere. Adesso, una ricerca fatta dalla Cisl insieme alla Cgil nel territorio di Bergamo scopre che, per i lavoratori, la prima cosa importante non è la retribuzione ma la qualità della relazione. Il mondo del lavoro, dunque, sta cambiando e cambiano le aspettative di chi cerca un impiego. Si parla, certo, di "salario minimo" ma sempre più spesso si discute di competenze, di valorizzazione di talenti, di partecipazione. E proprio a questi temi è stato dedicato l'incontro del 20 agosto scorso al Meeting di Rimini, in Sala Conai A2, al quale, coordinati da Cesare Pozzoli, avvocato giuslavorista, hanno partecipato: Marco Ceresa, Group chief executive officer Randstad Italia; Manuela Kron, direttore Corporate Affairs & Marketing Consumer Communication del Gruppo Nestlé in Italia; Mauro Nori, capo di Gabinetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Luigi Sbarra, segretario generale Cisl; Stefano Scaroni, amministratore delegato Gruppo Deles.

Per Marco Ceresa, oggi, chi cerca lavoro vuole soprattutto un equilibrio tra impiego e vita privata, la visibilità di un percorso di carriera e una formazione di qualità. Ma quel che conta, secondo lui, è la relazione che si instaura fra l'azienda e i suoi dipendenti. «L'importante», ha spiegato, «è avere una leadership di persone integre, corrette e competenti, che si rendono attrattive per questo e non perché promettono a vuoto». Così, ad esempio, in Randstad, la promozione della genitorialità non è uno slogan ma un dato di fatto, «un aiuto alle persone a diventare padri e madri, perché il problema demografico è grande».

Mauro Nori ha esordito con alcuni dati sull'occupazione. Dal giugno dell'anno scorso ad oggi, i posti di lavoro sono aumentati di 385mila unità, in larga parte a tempo indeterminato, e abbiamo 280mila disoccupati in meno. Per Nori, «dopo la pandemia, l'economia italiana ha dimostrato un'importante capacità reattiva». Ma ci sono due elementi su cui riflettere: l'inverno demografico (in quattro anni avremo bisogno di 3,8 milioni di lavoratori di cui 2,7 per sostituire quelli che vanno in pensione); domanda ed offerta di lavoro non si incrociano. «A questi problemi», ha detto il funzionario ministeriale, «bisogna dare risposte flessibili e perseguire una sempre maggiore specializzazione per avvicinare la formazione al sistema produttivo. Ma senza capacità di ascolto e cooperazione tra le parti non si fa molta strada». Per questo, «è antistorico presentare un modello legislativo sul salario minimo, perché i meccanismi territoriali di aggiustamento devono essere continui».

Luigi Sbarra dopo aver detto che un lavoratore chiede dignità, benessere lavorativo e protagonismo, non ha lasciato cadere l'affondo di Nori sul salario minimo. «La povertà lavorativa non si risolve con una cifra secca sulla Gazzetta ufficiale. Dobbiamo combattere il lavoro povero e scovare dove si annida veramente la povertà lavorativa». Il segretario Cisl ha messo nel mirino stage, tirocini extracurricolari, part time involontari, false partite Iva, cooperative spurie, «studi professionali dove giovani neolaureati vengono tenuti in ostaggio a tre-quattrocento euro al mese». La sua proposta è di rafforzare ed estendere la contrattazione collettiva e usare i 5 miliardi del Pnrr «per investire in formazione, apprendimento e competenze e governare così il disallineamento fra domanda e offerta. In questa direzione», ha concluso, «va la nostra proposta di legge sul tema della partecipazione e della democrazia economica, perché vengano premiate le imprese che vogliono investire sul modello partecipativo».

Un invito, questo di Sbarra, raccolto da Scaroni, per il quale il maggiore ostacolo alla partecipazione è la mancanza di coraggio degli imprenditori, «che devono aumentare il livello di ascolto verso i dipendenti e valorizzare i loro talenti». Deles ha costituito un gruppo di advisor interno, formato da sei membri sotto i 28 anni, dipendenti dell'azienda. Ogni tre mesi presentano l'avanzamento dei progetti strategici che sono stati loro affidati e sono così partecipi della vita dell'impresa.

L'ascolto e il coinvolgimento dei dipendenti sono decisivi anche alla Nestlè, dove gruppi di ascolto e lavoro agile sono una realtà ormai da anni. In azienda, assicura Manuela Kron, c'è molta concertazione. A riprova, un video nel quale giovani dipendenti vengono intervistati sul congedo parentale che poi è diventato una realtà in azienda. Alla Kron è stato chiesto quale potrebbe essere un aiuto particolare alle donne: «Quello di non essere considerate "donne", nel senso di non essere guardate come una cosa diversa, ma come persone che hanno aspirazioni e competenze come i loro colleghi maschi».
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