Agricoltura: il governo dimezza la ricerca in Puglia

Le dichiarazioni del deputato Giuseppe L'Abbate

mercoledì 5 aprile 2017 0.12
Giunge a compimento il "Piano degli interventi di incremento dell'efficienza organizzativa ed economica, finalizzati all'accorpamento, alla riduzione e alla razionalizzazione delle strutture" del CREA, l'Ente nato dall'unione dell'INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria) ed il CRA (Consiglio della Ricerca e la sperimentazione in agricoltura), frutto della legge 23 dicembre 2014, n. 190 comma 381. In Puglia, i centri di ricerca passeranno ufficialmente da 7 a 3: chiusura per Lecce, Barletta ed una sede di Foggia, rimarranno in vita il viticoltura ed enologia a Turi (BA), l'agricoltura e ambiente a Bari e il cerealicoltura e colture industriali a Foggia. Di queste, solo quella in Capitanata sarà sede amministrativa mentre per quel che concerne le ex sedi INEA, rimarrà solamente una postazione in sedi ex-CRA oppure messa a disposizione da Regione, Università o altri Enti. L'obiettivo è quello di ridurre la spesa corrente in ricerca del 10%, per un ammontare complessivo che supera i 10,4 milioni di euro ottenuto con la chiusura delle sedi sul territorio (2,3 milioni di euro); centralizzazione degli acquisti (700mila euro); economie di scala (1,5 milioni); oneri per il personale (2,9 milioni) e riduzione affitti (3 milioni di euro).

"Quello che, in origine, era il piano di Matteo Renzi giunge ora in dirittura d'arrivo - commenta il deputato pugliese Giuseppe L'Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera - la spending review più volte annunciata a parole per tantissimi comparti, ad iniziare dalla politica, prende avvio da uno dei settori storicamente più martoriati e che, in realtà, avrebbe più bisogno di linfa e stimoli economici: ovvero dalla ricerca. È incredibile come si sia dimesso un commissario dietro l'altro perché i tagli concreti suggeriti agli ultimi governi non venivano poi attuati, dietro le pressioni delle lobby - prosegue L'Abbate (M5S) - mentre quando a pagarne le consegue doveva essere il mondo della ricerca, in questo caso in agricoltura, la scure dei tagli si è abbattuta drasticamente e senza ripensamenti. È un timore che paventavamo dal 2014 e che oggi diviene, purtroppo, realtà: senza ricerca come può il settore agricolo avere futuro?".

In Puglia, rimarranno dunque aperte le sedi del CREA-AA di Bari che svolge studi e ricerche per la caratterizzazione, gestione sostenibile e modellazione spazio temporale degli ecosistemi agrari e forestali attraverso un approccio inter e multidisciplinare. Il CREA-CI di Foggia (sede amministrativa) che si occupa, con un approccio multidisciplinare, delle filiere dei cereali e delle colture industriali per alimentazione umana, animale e per impieghi no food, garantendo, attraverso anche il miglioramento genetico e le scienze omiche per la conservazione e la gestione della biodiversità, la valorizzazione delle produzioni. Il CREA-VE di Turi (BA) che si occupa di viticoltura con riferimento all'uva da tavola e da vino, inclusa la trasformazione enologica. Svolge l'attività di conservazione e valorizzazione del germoplasma viticolo nazionale. Infine, come detto, dell'ex INEA rimarrà solo una postazione del CREA-PB (Politiche e Bio-economia).