Agromafie: cresce il volume d’affari

La denuncia di Coldiretti Puglia alla Conferenza Regionale delle Autorità di Pubblica Sicurezza

giovedì 28 maggio 2020 17.11
Dai mercati ai supermercati, dai trasporti ai ristoranti, dall'agricoltura all'allevamento, dalla carne alla frutta fino al caffè alle corse dei cavalli il volume d'affari delle agromafie cresce con attività che riguardano l'intera filiera agroalimentare, con un danno nei campi che ammonta a 300 milioni di euro E' quanto ha denunciato Coldiretti Puglia alla Conferenza Regionale delle Autorità di Pubblica Sicurezza, convocata dal Prefetto di Bari Antonia Bellomo, a cui hanno partecipato tra gli altri il presidente della Regione Emiliano, i Procuratori Generali presso le Corti d'Appello, i Procuratori della Repubblica di Taranto, i Procuratori della Repubblica a capo delle DDA di Bari e Lecce, il presidente di ANCI Nazionale Decaro, i Prefetti delle province pugliesi e le forze dell'ordine.

"L'agroalimentare è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciano le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali, furti di prodotti in campo e delle piantine resistenti a Xylella appena messe a dimora, taglio di ceppi di uva da vino Primitivo, di uva da tavola e tiranti di tendoni, sabotaggi di cantine, taglio e furti di ulivi secolari, sono solo alcuni degli atti criminosi a danno degli agricoltori. La criminalità organizzata e la mafia, approfittando della crisi economica, penetrano in modo massiccio e capillare nell'economia legale ricattando con l'usura o acquisendo direttamente o indirettamente strutture economiche", ribadisce Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

In questo modo la malavita si appropria – sottolinea la Coldiretti – di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti e il valore del marchio Made in Italy. "Gli ottimi risultati dell'attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione – insiste il presidente Muraglia - con la riforma dei reati in materia agroalimentare perché l'innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato con l'approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell'Osservatorio Agromafie".

Con i classici strumenti dell'estorsione e dell'intimidazione le agromafie impongono i prezzi dei prodotti agricoli e la vendita di determinate produzioni agli esercizi commerciali che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali ottenuti da altre attività criminose. Non solo si appropriano di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. I poteri criminali si "annidano" nel percorso che uva da vino, olio, frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione.

La Puglia è al terzo posto della classifica nazionale, con un livello di infiltrazione criminale pari all'1,31 – insiste Coldiretti - emerge, tra l'altro, come il fenomeno delle agromafie, nel corso degli ultimi anni, abbia accresciuto la propria intensità in particolar modo in Puglia, con Bari all'1,39%, Taranto all'1,30%, Barletta-Andria-Trani all'1,27%. La Puglia è una regione a forte vocazione agricola ed è per questo che il business delle agromafie è divenuto particolarmente appetibile. Capitolo a parte merita infatti – conclude Coldiretti Puglia - il mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio 'made in Puglia', a danno dell'imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori.