Amati, Pentassuglia e Mennea si autosospendono dal Pd
Gli esponenti del Pd hanno deciso di denunciare. Autosospesi dal gruppo consiliare del Pd in Regione
venerdì 28 dicembre 2012
19.06
"Autosospesi dal gruppo consiliare del Pd in Regione, pur continuando a svolgere l'attività di iscritti al partito". Ad annunciarlo questa mattina i consiglieri regionali Pd Fabiano Amati, Donato Pentassuglia e Ruggiero Mennea nel corso della conferenza stampa convocata per far luce sulla questione relativa alla mancata concessione della deroga per partecipare alle primarie per la scelta dei parlamentari del Pd. "Una grave mancanza di verità" che i tre esponenti Pd hanno deciso di denunciare inviando anche una lettera al segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, "per conoscere i criteri adottati per la scelta dei candidati da far concorrere alle primarie" e manifestando l'intenzione di "convocare la commissione nazionale di Garanzia in caso di mancato riscontro".
Amati, Pentassuglia e Mennea hanno stigmatizzato apertamente "la mancanza di criteri oggettivi", dietro cui si legge "il chiaro tentativo di orientare il risultato finale".
"Serve un atto di verità - ha ribadito Amati -. Per noi questa è una "prova d'orchestra" (citando un film di Federico Fellini): c'è la necessità di far abbattere sul PD una "grande sfera" che travolga e distrugga i muri, giustiziando le menzogne perché la politica non può essere fatta con la menzogna".
Una rottura scaturita "non da rancore o amarezza - come precisato - ma dalla necessità di ricevere una spiegazione a scelte che ledono la democrazia, e il diritto di alla competizione elettorale". Possibilità che invece, come denunciato da Pentassuglia (l'unico a non aver chiesto la deroga per se stesso) sarebbe stata accordata a quanti "pur non essendo stati eletti, e quindi scelti responsabilmente dai territori come loro rappresentanti, godono invece dei favori del partito. Per riconquistare credibilità agli occhi dei suoi elettori - ha continuato Pentassuglia - il Pd deve quindi invertire la rotta e adottare una linea improntata sul pragmatismo e sull'impegno comune per la democrazia".
Ad accusare il Partito di una gestione opaca delle primarie anche Ruggiero Mennea che le ha definite "figlie del Porcellum, con candidature ad personam, accordate senza criteri oggettivi".
Amati, Pentassuglia e Mennea hanno stigmatizzato apertamente "la mancanza di criteri oggettivi", dietro cui si legge "il chiaro tentativo di orientare il risultato finale".
"Serve un atto di verità - ha ribadito Amati -. Per noi questa è una "prova d'orchestra" (citando un film di Federico Fellini): c'è la necessità di far abbattere sul PD una "grande sfera" che travolga e distrugga i muri, giustiziando le menzogne perché la politica non può essere fatta con la menzogna".
Una rottura scaturita "non da rancore o amarezza - come precisato - ma dalla necessità di ricevere una spiegazione a scelte che ledono la democrazia, e il diritto di alla competizione elettorale". Possibilità che invece, come denunciato da Pentassuglia (l'unico a non aver chiesto la deroga per se stesso) sarebbe stata accordata a quanti "pur non essendo stati eletti, e quindi scelti responsabilmente dai territori come loro rappresentanti, godono invece dei favori del partito. Per riconquistare credibilità agli occhi dei suoi elettori - ha continuato Pentassuglia - il Pd deve quindi invertire la rotta e adottare una linea improntata sul pragmatismo e sull'impegno comune per la democrazia".
Ad accusare il Partito di una gestione opaca delle primarie anche Ruggiero Mennea che le ha definite "figlie del Porcellum, con candidature ad personam, accordate senza criteri oggettivi".