Amore, tra resilienza e desiderio
La priorità del lasciarsi amare
domenica 11 febbraio 2018
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Abbiamo un tesoro in vasi di creta (2 Cor 4,7) È così che viene definita l'esistenza da Paolo di Tarso. Ma se il vaso si rompe? Ho scoperto il concetto di resilienza, la capacità cioè di costruire nuovamente, mantenere il positivo possibile, alimentare la speranza e rafforzare l'umanità. Ho scoperto che in alcune culture, come quella giapponese, un vaso di creta distrutto, può essere ricostruito, rincollato e diventare più prezioso, poiché sigillato con l'oro. Si vivono esperienze di caduta, si resta solo con i cocci rotti, ma non bisogna guardare ciò che si è perso, ma ciò che si può diventare. Ci sono momenti nella vita nei quali è fondamentale fidarsi, lasciarsi lavorare, permettere il restauro del sè; in altri termini lasciarsi amare. Non si torna più ad essere quelli di prima, ma si può essere migliori. L'oro della misericordia, della tolleranza, della speranza, del perdono sono in grado di restaurare vite frantumate rendendole più preziose, più importanti, incomparabilmente divine. Rompendo i cocci si ritrova l'essenziale, se si è disposti a lavorare, a dedicarsi del tempo. Lasciarsi ricostruire, lasciarsi illuminare e dorare da quello che la vita, inaspettatamente, può riservare. Il tesoro non si perde, siamo vasi fragili e beato chi lo comprende. Beato chi comprende che nulla va distrutto, ma tutto può essere ricostruito, non nella chiusura di una nostalgica memoria, ma nel desiderio di una gioiosa speranza. Ricostruire una vita è un sacrificio, ma nel senso etimologico del termine, è "sacrum facere", operare in maniera sacra. Sacri sono i cocci della tua vita, più preziosi di una incantevole basilica bisognosa di restauro. La vita lascia dei segni o ferite che, paradossalmente, le possono ridare valore e significato. Buona resilienza dunque o meglio, cristianamente parlando, buona rinascita dal profondo del cuore.
Salvatore Sciannamea
Salvatore Sciannamea