Aumentano le scorribande dei branchi di cinghiali a caccia di cibo e acqua
E' allarme per la sicurezza delle persone in campagna e città
giovedì 4 luglio 2024
16.02
Con la siccità che ha fatto seccare i raccolti e asciugare canali e torrenti, aumentano le scorribande dei branchi di cinghiali a caccia di cibo e acqua, spostandosi da un territorio all'altro, tanto che sono capaci di percorrere fino a 40 chilometri alla volta. La denuncia arriva da Coldiretti Puglia, con migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e consumatori scesi in piazza a Bari davanti al Palazzo della Giunta regionale per far arrivare un grido di allarme altissimo e corale contro l'invasione dei cinghiali e della fauna selvatica, per cui serve l'adozione da parte della Regione Puglia del piano regionale straordinario di contenimento. "Non c'è più tempo, va adottato immediatamente in Puglia il Piano straordinario per la gestione ed il contenimento della fauna selvatica, che recepisca le misure previste dal decreto interministeriale varato lo scorso anno, per difendere il territorio da una vera e propria invasione", ha tuonato il presidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo.
Con la Puglia invasa da 250mila cinghiali, non c'è solo la peste, ma è allarme per la sicurezza delle persone in campagna e città – denuncia Coldiretti Puglia - con i branchi che si spingono fin dentro i centri urbani, fra macchine in sosta, carrozzine con bambini e anziani che vanno a fare la spesa, "con le aree della Murgia barese e tarantina, del Gargano e del subappennino dauno – tuona il direttore di Coldiretti puglia, Pietro Piccioni - divenute l'eldorado dei cinghiali che devastano i raccolti divorando lenticchie di Altamura. cicerchie, fave, ceci e piselli, broccoletti, ortaggi, piantine appena seminate di favino e grano, uva soprattutto su vite a spalliera, frutta scuotendo gli alberi, tutto il sottobosco e la biodiversità dei boschi e dei parchi".
I cinghiali rappresentano anche il principale veicolo di diffusione della peste suina africana, una malattia innocua per l'uomo ma che minaccia la sopravvivenza della norcineria nazionale, una filiera che vale complessivamente circa 20 miliardi. Secondo le attuali regole, basta un cinghiale malato rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani.
I branchi dei cinghiali si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l'equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.
In tale scenario anche l'Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha lanciato un appello agli Stati dell'Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l'accesso dei cinghiali al cibo e ridurne del numero di capi per limitare il rischio di diffusione della peste suina africana (psa) che colpisce gli animali ma non l'uomo. La maggioranza dei cittadini – conclude Coldiretti Puglia - considera l'eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull'economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate.
Con la Puglia invasa da 250mila cinghiali, non c'è solo la peste, ma è allarme per la sicurezza delle persone in campagna e città – denuncia Coldiretti Puglia - con i branchi che si spingono fin dentro i centri urbani, fra macchine in sosta, carrozzine con bambini e anziani che vanno a fare la spesa, "con le aree della Murgia barese e tarantina, del Gargano e del subappennino dauno – tuona il direttore di Coldiretti puglia, Pietro Piccioni - divenute l'eldorado dei cinghiali che devastano i raccolti divorando lenticchie di Altamura. cicerchie, fave, ceci e piselli, broccoletti, ortaggi, piantine appena seminate di favino e grano, uva soprattutto su vite a spalliera, frutta scuotendo gli alberi, tutto il sottobosco e la biodiversità dei boschi e dei parchi".
I cinghiali rappresentano anche il principale veicolo di diffusione della peste suina africana, una malattia innocua per l'uomo ma che minaccia la sopravvivenza della norcineria nazionale, una filiera che vale complessivamente circa 20 miliardi. Secondo le attuali regole, basta un cinghiale malato rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani.
I branchi dei cinghiali si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l'equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.
In tale scenario anche l'Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) ha lanciato un appello agli Stati dell'Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l'accesso dei cinghiali al cibo e ridurne del numero di capi per limitare il rischio di diffusione della peste suina africana (psa) che colpisce gli animali ma non l'uomo. La maggioranza dei cittadini – conclude Coldiretti Puglia - considera l'eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull'economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate.