Canosa: devastanti le gelate nei campi
L'intervento del consigliere regione Francesco Ventola (FdI)
lunedì 12 aprile 2021
15.20
"Le gelate dell' 8 e del 9 aprile 2021 sono state devastanti per l'agricoltura pugliese ed in particolare per alcuni prodotti da frutto." Ha esordito così il consigliere regionale Francesco Ventola (FdI) nella sua dichiarazione a margine di quanto accaduto nei giorni scorsi - "Nel mio territorio, nella mia Canosa, nella piana di Loconia, hanno devastato e cancellato l'intero prossimo raccolto di pesche, percoche ed uva. Un dramma per i nostri agricoltori. La Regione deve intervenire tempestivamente. Domani in consiglio regionale- conclude Ventola - presenterò una mozione urgente confidando del sostegno di tutti i miei colleghi".
Il crollo della colonnina di mercurio sottozero in primavera mette a rischio i raccolti dopo un lungo periodo di alte temperature in Puglia che hanno favorito il risveglio della vegetazione con alberi e piante fiorite sin da gennaio che risultano bruciate dal gelo improvviso con vere e proprie stalattiti di ghiaccio su ciliegi e mandorli in fiore. E' quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Puglia sugli effetti delle ondate di gelo con effetti devastanti sulle coltivazioni agricole per cui è stata attivata la richiesta di stato di calamità naturale. Nel barese per proteggere i raccolti sono stati addirittura accesi i falò notturni a Terlizzi per riscaldare i mandorli in fiore, mentre a Noci e Putignano è stata spruzzata acqua sui ciliegi per creare un velo protettivo contro il gelo ma le gelate non hanno risparmiato gli alberi in fiore e le piantine non protette nei vivai a Sammichele di Bari con un danno stimato sino ad ora del 40% sulle produzioni in campo.
KO le varietà precoci di ciliegie quali la Bigarreau, mentre è in corso di accertamento una stima del danno fino al 40% sulle ciliegie tardive come la Ferrovia, al pari dei seminativi che risultano compromessi al 30%, come gli alberi di cachi nel tarantino bruciati dal gelo. Il brusco abbassamento delle temperature con l'arrivo del gelo compromette la produzione di ciliegi, albicocchi, peschi e mandorli ma anche patate, ortaggi, grano precoce, carciofi, quando fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, anche la vite e l'ulivo. A rischio – precisa la Coldiretti Puglia - le coltivazioni più precoci di grano, che potrebbero dover essere riseminate, ma anche cespugli e piante ornamentali nei vivai, dove le gelate possono pregiudicare l'armonia e la simmetria delle chiome ottenute con anni di sapienti potature.
Le piante durante il riposo invernale sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. L'abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero – aggiunge Coldiretti Puglia – provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull'aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre. Siamo di fronte in Puglia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere oltre 3 miliardi di euro in un decennio.
Il crollo della colonnina di mercurio sottozero in primavera mette a rischio i raccolti dopo un lungo periodo di alte temperature in Puglia che hanno favorito il risveglio della vegetazione con alberi e piante fiorite sin da gennaio che risultano bruciate dal gelo improvviso con vere e proprie stalattiti di ghiaccio su ciliegi e mandorli in fiore. E' quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Puglia sugli effetti delle ondate di gelo con effetti devastanti sulle coltivazioni agricole per cui è stata attivata la richiesta di stato di calamità naturale. Nel barese per proteggere i raccolti sono stati addirittura accesi i falò notturni a Terlizzi per riscaldare i mandorli in fiore, mentre a Noci e Putignano è stata spruzzata acqua sui ciliegi per creare un velo protettivo contro il gelo ma le gelate non hanno risparmiato gli alberi in fiore e le piantine non protette nei vivai a Sammichele di Bari con un danno stimato sino ad ora del 40% sulle produzioni in campo.
KO le varietà precoci di ciliegie quali la Bigarreau, mentre è in corso di accertamento una stima del danno fino al 40% sulle ciliegie tardive come la Ferrovia, al pari dei seminativi che risultano compromessi al 30%, come gli alberi di cachi nel tarantino bruciati dal gelo. Il brusco abbassamento delle temperature con l'arrivo del gelo compromette la produzione di ciliegi, albicocchi, peschi e mandorli ma anche patate, ortaggi, grano precoce, carciofi, quando fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, anche la vite e l'ulivo. A rischio – precisa la Coldiretti Puglia - le coltivazioni più precoci di grano, che potrebbero dover essere riseminate, ma anche cespugli e piante ornamentali nei vivai, dove le gelate possono pregiudicare l'armonia e la simmetria delle chiome ottenute con anni di sapienti potature.
Le piante durante il riposo invernale sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero, anche di decine di gradi, ma diventano particolarmente sensibili, una volta risvegliate, in fase di fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. L'abbassamento della colonnina di mercurio per lungo tempo sotto lo zero – aggiunge Coldiretti Puglia – provoca danni gravissimi ma lo sbalzo termico ha inevitabilmente un impatto anche sull'aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra di ortaggi e di fiori, soprattutto se si considera che i prezzi del gasolio sono in continua crescita da novembre. Siamo di fronte in Puglia alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere oltre 3 miliardi di euro in un decennio.