Canosa : Progetto “I tratturi come infrastrutture culturali – Elementi di relazione tra la Città e il suo fiume”
Dichiarata la pubblica utilità dell’opera che si svilupperà dal Mausoleo di Bagnoli fino all’attraversamento ferroviario di via Cerignola
venerdì 16 giugno 2023
11.10
In occasione dell'ultimo Consiglio Comunale di Canosa di Puglia tenutosi lo scorso 30 maggio, l'Assise Comunale ha approvato all'unanimità la delibera n.34 riguardante il progetto "I tratturi come infrastrutture culturali – Elementi di relazione tra la città e il suo fiume" e nello specifico sia la pubblica utilità dell'opera, sia l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio per un finanziamento totale che ammonta a 1 milione e 300 mila euro. L'attuale progetto, assieme ad altri, che ha visto essere apportate una serie di modifiche che hanno permesso di ottenere il 10% in più di finanziamenti rispetto a quanto previsto, si inserisce in un più ampio progetto generale del percorso di mobilità lenta (principalmente fruibile a piedi, in bici o a cavallo) che cerca di stabilire un rapporto diretto tra archeologia, paesaggio rurale e città. Il progetto generale si polarizza tra, due luoghi, il Ponte Romano e la Necropoli di S. Sofia, fra i quali vengono identificate delle nodalità intermedie, talvolta coincidenti con i "luoghi" dell'archeologia, mentre, altre volte, identificano spazi urbani che si rivelano significativi nel tentativo di ri-definire gerarchie urbane. Il percorso, nel suo sviluppo, risulta essere concepito sia come sedime ex-novo, sia sotto forma di identificazione di un nastro di mobilità bianco all'interno di una viabilità esistente. Il "muro" è l'elemento architettonico attraverso il quale si è scelto di segnare lo spazio del percorso lungo il suo sviluppo. Esso, attraverso una forma tecnica-architettonica che si declina in quattro tipologie a seconda del ruolo chiamato a svolgere all'interno dell'attraversato, diventa l'elemento visivo che connette indissolubilmente l'uomo allo spazio percorso e/o vissuto, affinché agisca sulla percezione del luogo stesso inducendo diverse sensazioni spaziali a seconda del cambiamento di alcuni fattori, siano essi appartenenti al luogo o propri del fruitore.
Dunque, assumere la capacità di conferire un carattere espressivo alle scelte formali e compositive del progetto per via della sua attitudine a orientare, recingere, schermare e contenere. In base alle caratteristiche fisiche del percorso ed alle forme di paesaggio che determina è possibile distinguere l'intero percorso in due tratti. Un primo tratto che, nell'estendersi dal Ponte Romano alla "porta di accesso alla città" (il luogo dove si incontrano Via Varrone e via de Gasperi), stabilisce un rapporto dialettico, complesso tra percorso, archeologia e paesaggio naturale con carattere prevalentemente produttivo ed un secondo tratto che, nell'estendersi dalla "porta urbana" alla Necropoli di Santa Sofia, si configura come un tracciato dal carattere prevalentemente naturalistico che scarta la città al fine di guadagnare un rapporto più diretto con il territorio della Valle dell'Ofanto. Il progetto di mobilità lenta intende dare forma ad un ambito di territorio dal carattere eterogeneo e dalla stabilità mutevole, compiendo una esplorazione interpretativa del suo mondo e dei suoi confini. È in questo intervallo che il progetto ha ricercato uno sguardo allargato sulle cose, cogliendo aspetti differenti come parte di una sola complessità. L'idea, quindi, è quella di definire un percorso che nello svolgersi distingue e seleziona elementi e condizioni spaziali differenti tra loro (architetture, brani di paesaggio ecc.), divenendo principio regolatore-vettore attraverso il quale promuovere la riscrittura di un territorio di margine a Nord di Canosa di Puglia. La volontà di stabilire delle relazioni significative con le condizioni topologiche offerte dal paesaggio naturale esistente e con la presenza episodica di un patrimonio storico-culturale, fatto di testimonianze storiche e archeologiche, ha portato a immaginare il percorso alla stregua di un elemento unitario attraverso il quale poter esperire la molteplicità di condizioni spaziali interne ad un territorio, al contempo complesso (se si pensa alla molteplicità di fatti storico-culturali stratificatesi nel tempo) e contraddittorio nel modo in cui oggi si offre allo sguardo del potenziale fruitore, rendendo latente quello stesso patrimonio storico e culturale. Pur configurandosi a guisa di nodalità a scala territoriale (se si considera il suo ruolo di elemento di attraversamento lungo la Traiana), il progetto ha riconosciuto al Ponte Romano il ruolo di polo iniziale del sistema di mobilità lenta. Un tipo di percorso dedicato ad una utenza atta ad impiegare mezzi non motorizzati e che raccorda, al contempo, fisicamente e concettualmente, il Ponte romano con l'arco di Terenzio. L'idea di questo tracciato è quella di ristabilire, seppure solo in forma ideale il rapporto originario tra percorso ed episodi architettonico-archeologici disposti in sequenza lungo quello che doveva essere l'antico tracciato della Traiana (mausoleo Bagnoli, mausoleo Barbarossa, Torre Casieri ed altri resti archeologici ad oggi rinvenuti). Si tratta di un percorso dallo spessore variabile (da 2,5 a 4 mt circa) che nel tratto dal Ponte Romano al Mausoleo Bagnoli ricalca il sedime del percorso esistente intercluso tra il Canale della Piena delle Murge e la SP231 mentre dal Mausoleo Bagnoli al Mausoleo Barbarossa si configura come percorso di scarto della grande rotatoria in fase di esecuzione. Infine dal Mausoleo Bagnoli alla "porta urbana" si configura come un rettifilo pressoché continuo e parallelo alla Via Cerignola che, nell'attraversare campi agricoli (privati a carattere produttivo) lambisce l'archeologia presente ed in parte rinvenuta, distaccandosi dalla strada ad alto scorrimento urbano attraverso la presenza di aree buffer naturale.
Il progetto esecutivo stralcio del predetto percorso totale, reso esecutivo a seguito del finanziamento nell'ambito dei PNRR, è rappresentato dal tratto di mobilità lenta che connette l'area del Mausoleo Bagnoli con l'area dell'Arco Traiano, fino all'attraversamento ferroviario. Esso è reso riconoscibile attraverso la realizzazione di un percorso, in eco pavimentazione di colore chiaro, che va dal Mausoleo di Bagnoli fino a raggiungere il tratto dei Monumenti. Pavimentazione utilizzata sia sui tratti di attraversamento asfaltati, sia per i nuovi tratti ad eccezione del tratto su via Cerignola, quello ex-novo di messa a sistema dei monumenti, che si specializza e si configura con finitura in calcestre, tipo macadan e con l'inserimento, sui bordi, di 2 filari di tufo locale allettati. In quest'ultimo tratto del progetto esecutivo, la sua traccia è assertiva e ribadita dai muri che segnano la presenza di resti e rinvenimenti archeologici, caratterizzano la variabilità della percezione del luogo, orientano la traccia del percorso all'interno del paesaggio produttivo e disegnano scarti di condizioni contingenti (come l'attraversamento del fascio ferroviario).
I muri utilizzati in questo tratto sono: il muro alto (M1) posto a guisa di segna percorso e indicativo dell'inizio del percorso in corrispondenza di Bagnoli, orientamento posto in corrispondenza delle due vie di connessione al Castello e alla città, cintura e ricucitura dello spazio (perlomeno dal punto di vista percettivo) a cavallo del nodo dell'attraversamento ferroviario in prossimità della discontinuità della ferrovia, il muro basso (M2) collocato nell'area dell'Arco di Terenzio Varrone col fine di delimitare un ambito di afferenza progettato e di coglierne la presenza percorrendo via Cerignola, il muro-cordolo (M3) posto ad identificare la presenza di archeologia (Barbarossa, Arco di Terenzio, area dei rinvenimenti archeologici), approcci, scelte formali e compositive che hanno consentito di unire e attraversare due diversi ambiti di struttura del paesaggio. Il primo in chiave ecologica e naturalistica, dove il percorso si sviluppa su tracciati esistenti e nuovi, permette il superamento della SP 231, rimarca e evidenzia, in alcuni tratti, la dimensione fisica del Tratturo Regio e porta sul tracciato dei monumenti e si nutre di particolari visuali instaurando un nuovo rapporto con la campagna circostante e, allo stesso tempo, consente di ri-generare connessione con la città a partire dal suo fiume. Il secondo, più complesso, fatto di testimonianze storiche e archeologiche e, allo stesso tempo, contraddittorio nel modo in cui oggi si offre allo sguardo del potenziale fruitore rendendo latente quello stesso patrimonio storico e culturale, più identitario e ricco di molteplici espressioni e condizioni spaziali con una nuova lettura e percezione dello spazio architettonico.
Dunque, assumere la capacità di conferire un carattere espressivo alle scelte formali e compositive del progetto per via della sua attitudine a orientare, recingere, schermare e contenere. In base alle caratteristiche fisiche del percorso ed alle forme di paesaggio che determina è possibile distinguere l'intero percorso in due tratti. Un primo tratto che, nell'estendersi dal Ponte Romano alla "porta di accesso alla città" (il luogo dove si incontrano Via Varrone e via de Gasperi), stabilisce un rapporto dialettico, complesso tra percorso, archeologia e paesaggio naturale con carattere prevalentemente produttivo ed un secondo tratto che, nell'estendersi dalla "porta urbana" alla Necropoli di Santa Sofia, si configura come un tracciato dal carattere prevalentemente naturalistico che scarta la città al fine di guadagnare un rapporto più diretto con il territorio della Valle dell'Ofanto. Il progetto di mobilità lenta intende dare forma ad un ambito di territorio dal carattere eterogeneo e dalla stabilità mutevole, compiendo una esplorazione interpretativa del suo mondo e dei suoi confini. È in questo intervallo che il progetto ha ricercato uno sguardo allargato sulle cose, cogliendo aspetti differenti come parte di una sola complessità. L'idea, quindi, è quella di definire un percorso che nello svolgersi distingue e seleziona elementi e condizioni spaziali differenti tra loro (architetture, brani di paesaggio ecc.), divenendo principio regolatore-vettore attraverso il quale promuovere la riscrittura di un territorio di margine a Nord di Canosa di Puglia. La volontà di stabilire delle relazioni significative con le condizioni topologiche offerte dal paesaggio naturale esistente e con la presenza episodica di un patrimonio storico-culturale, fatto di testimonianze storiche e archeologiche, ha portato a immaginare il percorso alla stregua di un elemento unitario attraverso il quale poter esperire la molteplicità di condizioni spaziali interne ad un territorio, al contempo complesso (se si pensa alla molteplicità di fatti storico-culturali stratificatesi nel tempo) e contraddittorio nel modo in cui oggi si offre allo sguardo del potenziale fruitore, rendendo latente quello stesso patrimonio storico e culturale. Pur configurandosi a guisa di nodalità a scala territoriale (se si considera il suo ruolo di elemento di attraversamento lungo la Traiana), il progetto ha riconosciuto al Ponte Romano il ruolo di polo iniziale del sistema di mobilità lenta. Un tipo di percorso dedicato ad una utenza atta ad impiegare mezzi non motorizzati e che raccorda, al contempo, fisicamente e concettualmente, il Ponte romano con l'arco di Terenzio. L'idea di questo tracciato è quella di ristabilire, seppure solo in forma ideale il rapporto originario tra percorso ed episodi architettonico-archeologici disposti in sequenza lungo quello che doveva essere l'antico tracciato della Traiana (mausoleo Bagnoli, mausoleo Barbarossa, Torre Casieri ed altri resti archeologici ad oggi rinvenuti). Si tratta di un percorso dallo spessore variabile (da 2,5 a 4 mt circa) che nel tratto dal Ponte Romano al Mausoleo Bagnoli ricalca il sedime del percorso esistente intercluso tra il Canale della Piena delle Murge e la SP231 mentre dal Mausoleo Bagnoli al Mausoleo Barbarossa si configura come percorso di scarto della grande rotatoria in fase di esecuzione. Infine dal Mausoleo Bagnoli alla "porta urbana" si configura come un rettifilo pressoché continuo e parallelo alla Via Cerignola che, nell'attraversare campi agricoli (privati a carattere produttivo) lambisce l'archeologia presente ed in parte rinvenuta, distaccandosi dalla strada ad alto scorrimento urbano attraverso la presenza di aree buffer naturale.
Il progetto esecutivo stralcio del predetto percorso totale, reso esecutivo a seguito del finanziamento nell'ambito dei PNRR, è rappresentato dal tratto di mobilità lenta che connette l'area del Mausoleo Bagnoli con l'area dell'Arco Traiano, fino all'attraversamento ferroviario. Esso è reso riconoscibile attraverso la realizzazione di un percorso, in eco pavimentazione di colore chiaro, che va dal Mausoleo di Bagnoli fino a raggiungere il tratto dei Monumenti. Pavimentazione utilizzata sia sui tratti di attraversamento asfaltati, sia per i nuovi tratti ad eccezione del tratto su via Cerignola, quello ex-novo di messa a sistema dei monumenti, che si specializza e si configura con finitura in calcestre, tipo macadan e con l'inserimento, sui bordi, di 2 filari di tufo locale allettati. In quest'ultimo tratto del progetto esecutivo, la sua traccia è assertiva e ribadita dai muri che segnano la presenza di resti e rinvenimenti archeologici, caratterizzano la variabilità della percezione del luogo, orientano la traccia del percorso all'interno del paesaggio produttivo e disegnano scarti di condizioni contingenti (come l'attraversamento del fascio ferroviario).
I muri utilizzati in questo tratto sono: il muro alto (M1) posto a guisa di segna percorso e indicativo dell'inizio del percorso in corrispondenza di Bagnoli, orientamento posto in corrispondenza delle due vie di connessione al Castello e alla città, cintura e ricucitura dello spazio (perlomeno dal punto di vista percettivo) a cavallo del nodo dell'attraversamento ferroviario in prossimità della discontinuità della ferrovia, il muro basso (M2) collocato nell'area dell'Arco di Terenzio Varrone col fine di delimitare un ambito di afferenza progettato e di coglierne la presenza percorrendo via Cerignola, il muro-cordolo (M3) posto ad identificare la presenza di archeologia (Barbarossa, Arco di Terenzio, area dei rinvenimenti archeologici), approcci, scelte formali e compositive che hanno consentito di unire e attraversare due diversi ambiti di struttura del paesaggio. Il primo in chiave ecologica e naturalistica, dove il percorso si sviluppa su tracciati esistenti e nuovi, permette il superamento della SP 231, rimarca e evidenzia, in alcuni tratti, la dimensione fisica del Tratturo Regio e porta sul tracciato dei monumenti e si nutre di particolari visuali instaurando un nuovo rapporto con la campagna circostante e, allo stesso tempo, consente di ri-generare connessione con la città a partire dal suo fiume. Il secondo, più complesso, fatto di testimonianze storiche e archeologiche e, allo stesso tempo, contraddittorio nel modo in cui oggi si offre allo sguardo del potenziale fruitore rendendo latente quello stesso patrimonio storico e culturale, più identitario e ricco di molteplici espressioni e condizioni spaziali con una nuova lettura e percezione dello spazio architettonico.