Cyberbullismo: conoscerlo per contrastarlo.
Non tacere dinanzi alla violenza fisica e psicologica
sabato 5 marzo 2016
22.57
Lo sviluppo tecnologico ha determinato un profondo cambiamento nel modo di concepire le relazioni interpersonali. I social network sono diventati gli strumenti privilegiati per collegare persone sparse in tutto il mondo consentendo la diffusione di informazioni e notizie in tempo reale e in modo, pressoché, dilagante. Sempre più frequentemente, si sceglie di condividere con gli altri il proprio mondo, senza curarsi dei pericoli che questo può comportare. I computer sono sempre più "personal", basta un clic e, in un attimo, si possono acquisire una serie di informazioni personali come il numero di telefono, foto e video.Quali sono i rischi? Un fenomeno pericoloso ed estremamente diffuso è il cyberbullismo, un fenomeno che coinvolge ragazzi e ragazze, tanto da considerarsi un'emergenza sociale. Cosa si intende per cyberbullismo? E' una forma di bullismo che utilizza la comunicazione digitale per aggredire e umiliare chi ne è vittima. Fra gli atti di cyberbullismo più diffusi vi sono: il furto di e-mail, profili o messaggi privati che poi verranno resi pubblici, l'invio di sms o e-mail aggressive, la creazione sui vari social network di gruppi "contro" qualcuno, la diffusione di immagini e/o video personali senza il consenso della vittima. Riprendo la definizione tratta da Wikipedia "Il cyberbullismo o ciberbullismo (ossia «bullismo online») è il termine che indica un tipo di attacco continuo, ripetuto e sistematico attuato mediante la rete". Atti aggressivi che possono ripetersi nel tempo e raggiungere, attraverso il web, un pubblico potenzialmente illimitato, atti aggressivi, intenzionali, attuati da un individuo o un gruppo di individui contro una vittima che non può facilmente difendersi.
Perché si diventa vittime di bullismo? I motivi possono essere vari, può essere l'orientamento sessuale, l'aspetto fisico, una qualche forma di disabilità o una qualsiasi forma di "diversità" che attiri l'attenzione dei cyberbulli. Per i bulli è fondamentale avere una vasta platea di spettatori e internet diventa il palcoscenico che meglio si presta a rispondere a questo bisogno di spettacolarizzazione.Un fenomeno, quello del cyberbullismo, che mantiene molti tratti in comune con il bullismo "tradizionale" ma connotato da una specificità propria in quanto il messaggio aggressivo e vessatorio non avviene di persona. Questo può avere effetti devastanti e a lungo termine. Derisa, vessata e aggredita, la vittima di cyberbullismo vive un trauma che non andrà facilmente via solo con il passare del tempo e gli effetti si potranno ripercuotere sul rendimento scolastico, sulle relazioni con gli altri con un conseguente isolamento e chiusura in se stessi. Spesso, ci si sente impotenti dinanzi a violenze che, finite in rete, è difficile rimuovere o cancellare. Altro aspetto caratteristico del cyberbullismo è la mancanza di contatto diretto con la vittima con conseguente scarsa consapevolezza del male che si può fare. A tal proposito, riporto stralcio di un colloquio con un ragazzo di circa 15 anni. Un ragazzo descritto da genitori e insegnanti come aggressivo sia nei loro confronti che con i compagni. Marco (utilizzo un nome di fantasia) arriva puntuale all'appuntamento, appare molto timido e impacciato e più piccolo dell'età che ha. Un'immagine che cozza con quella che mi ero immaginata sentendo parlare di lui. Durante un colloquio racconta di una violenta lite tra lui e una sua compagna di classe, una ragazza che costantemente viene ridicolizzata per il suo aspetto fisico e per il suo modo di vestire "poco alla moda". Una ragazza a cui Marco dice: "per colpa tua i tuoi genitori si sono separati, per non vedere la tua faccia ogni giorno". Nel dire questo, il viso di Marco si rattrista e dice "ho detto proprio una cattiveria … guardarla negli occhi, vederla piangere mi ha fatto capire che, con quelle parole, l'ho pesantemente ferita". Una consapevolezza delle conseguenze dei propri gesti che nel cyberbullismo può mancare.
Ma il cyberbullismo è a tutti gli effetti un comportamento aggressivo che ha lo scopo di incutere terrore e senso di impotenza. Non c'è più alcun posto dove potersi sentire al sicuro, si è costantemente esposti al rischio di poter subire violenza e derisione. Il cyberbullismo non ha tempo, né spazio, può essere compiuto in ogni momento della giornata, a prescindere dai luoghi che si frequentano. Come difendersi dal cyberbullismo? Spesso, erroneamente, si pensa che il cyberbullismo non sia un reato e che la rete possa garantire l'anonimato del bullo. E' importante, invece, sottolineare che il cyberbullismo è un reato e, come tale, perseguibile dalla legge. Oltre a tutti gli accorgimenti atti a tutelare la propria privacy in rete come evitare di dare troppe informazioni di sé, evitare di frequentare chat o siti in cui opera il bullo, parlare con i genitori o con altri adulti di riferimento è un passo fondamentale che deve precedere tutte le altre azioni. Riporto stralcio di un colloquio con una ragazza di 14 anni. Angela (anch'esso un nome di fantasia) dice "se dovessi raccontare ai miei genitori quello che ogni giorno subisco dai miei compagni di classe, loro cambierebbero opinione su di me. Mi considerano una ragazza intelligente, educata, riservata, forte, una ragazza che non ha mai dato problemi e preoccupazioni … per loro sarebbe una delusione. No, no … preferisco non dire niente … e poi mi vergogno per tutte le offese che ricevo". Emerge in questo breve passaggio tutto il dramma che questa giovane ragazza è costretta a vivere, un dramma di cui, sino a quel momento, si è fatta carico da sola. Un dramma carico di impotenza, paura, umiliazione e senso di colpa. Un senso di colpa che il bullo è riuscito ad insinuare nella ragazza, un senso di colpa che intrappola, che priva della capacità di reagire e chiedere aiuto e fa sentire ancora più soli. L'intento del bullo è proprio quello, spostare il senso di colpa da sé alla vittima. Lavoro da tempo come psicologa nella scuola e l'invito che, sovente, rivolgo ai ragazzi è quello di non tacere dinanzi alla violenza fisica e psicologica ma di parlarne per sentirsi meno soli e riuscire, con un aiuto, ad uscire dalla trappola subdola della violenza.
Laura Lagrasta- Psicologa - Psicoterapeuta
Perché si diventa vittime di bullismo? I motivi possono essere vari, può essere l'orientamento sessuale, l'aspetto fisico, una qualche forma di disabilità o una qualsiasi forma di "diversità" che attiri l'attenzione dei cyberbulli. Per i bulli è fondamentale avere una vasta platea di spettatori e internet diventa il palcoscenico che meglio si presta a rispondere a questo bisogno di spettacolarizzazione.Un fenomeno, quello del cyberbullismo, che mantiene molti tratti in comune con il bullismo "tradizionale" ma connotato da una specificità propria in quanto il messaggio aggressivo e vessatorio non avviene di persona. Questo può avere effetti devastanti e a lungo termine. Derisa, vessata e aggredita, la vittima di cyberbullismo vive un trauma che non andrà facilmente via solo con il passare del tempo e gli effetti si potranno ripercuotere sul rendimento scolastico, sulle relazioni con gli altri con un conseguente isolamento e chiusura in se stessi. Spesso, ci si sente impotenti dinanzi a violenze che, finite in rete, è difficile rimuovere o cancellare. Altro aspetto caratteristico del cyberbullismo è la mancanza di contatto diretto con la vittima con conseguente scarsa consapevolezza del male che si può fare. A tal proposito, riporto stralcio di un colloquio con un ragazzo di circa 15 anni. Un ragazzo descritto da genitori e insegnanti come aggressivo sia nei loro confronti che con i compagni. Marco (utilizzo un nome di fantasia) arriva puntuale all'appuntamento, appare molto timido e impacciato e più piccolo dell'età che ha. Un'immagine che cozza con quella che mi ero immaginata sentendo parlare di lui. Durante un colloquio racconta di una violenta lite tra lui e una sua compagna di classe, una ragazza che costantemente viene ridicolizzata per il suo aspetto fisico e per il suo modo di vestire "poco alla moda". Una ragazza a cui Marco dice: "per colpa tua i tuoi genitori si sono separati, per non vedere la tua faccia ogni giorno". Nel dire questo, il viso di Marco si rattrista e dice "ho detto proprio una cattiveria … guardarla negli occhi, vederla piangere mi ha fatto capire che, con quelle parole, l'ho pesantemente ferita". Una consapevolezza delle conseguenze dei propri gesti che nel cyberbullismo può mancare.
Ma il cyberbullismo è a tutti gli effetti un comportamento aggressivo che ha lo scopo di incutere terrore e senso di impotenza. Non c'è più alcun posto dove potersi sentire al sicuro, si è costantemente esposti al rischio di poter subire violenza e derisione. Il cyberbullismo non ha tempo, né spazio, può essere compiuto in ogni momento della giornata, a prescindere dai luoghi che si frequentano. Come difendersi dal cyberbullismo? Spesso, erroneamente, si pensa che il cyberbullismo non sia un reato e che la rete possa garantire l'anonimato del bullo. E' importante, invece, sottolineare che il cyberbullismo è un reato e, come tale, perseguibile dalla legge. Oltre a tutti gli accorgimenti atti a tutelare la propria privacy in rete come evitare di dare troppe informazioni di sé, evitare di frequentare chat o siti in cui opera il bullo, parlare con i genitori o con altri adulti di riferimento è un passo fondamentale che deve precedere tutte le altre azioni. Riporto stralcio di un colloquio con una ragazza di 14 anni. Angela (anch'esso un nome di fantasia) dice "se dovessi raccontare ai miei genitori quello che ogni giorno subisco dai miei compagni di classe, loro cambierebbero opinione su di me. Mi considerano una ragazza intelligente, educata, riservata, forte, una ragazza che non ha mai dato problemi e preoccupazioni … per loro sarebbe una delusione. No, no … preferisco non dire niente … e poi mi vergogno per tutte le offese che ricevo". Emerge in questo breve passaggio tutto il dramma che questa giovane ragazza è costretta a vivere, un dramma di cui, sino a quel momento, si è fatta carico da sola. Un dramma carico di impotenza, paura, umiliazione e senso di colpa. Un senso di colpa che il bullo è riuscito ad insinuare nella ragazza, un senso di colpa che intrappola, che priva della capacità di reagire e chiedere aiuto e fa sentire ancora più soli. L'intento del bullo è proprio quello, spostare il senso di colpa da sé alla vittima. Lavoro da tempo come psicologa nella scuola e l'invito che, sovente, rivolgo ai ragazzi è quello di non tacere dinanzi alla violenza fisica e psicologica ma di parlarne per sentirsi meno soli e riuscire, con un aiuto, ad uscire dalla trappola subdola della violenza.
Laura Lagrasta- Psicologa - Psicoterapeuta