Democrazia e Verità
Al Meeting di Rimini, il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato
giovedì 25 agosto 2022
15.27
«L'Italia è forte quando è unita». Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini ha introdotto il tema dell'incontro "Democrazia e verità" con il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato riprendendo una frase del premier Draghi. «Democrazia e verità», ha continuato Vittadini, «è uno dei temi che investe e investirà sempre di più la vita degli Stati in cui viviamo. I partiti hanno responsabilità crescenti in questo periodo storico e di cambiamento. Essi devono giocare il proprio ruolo per il bene del Paese e non ricercare solo il loro interesse elettorale o una difesa clientelare e corporativa di parti della popolazione: il rischio è una diffusa disaffezione e astensionismo con pericolose ricadute sulla tenuta democratica oppure una democrazia che ha perso completamente la sua forza di rappresentanza. In Italia esiste un tessuto sociale ed economico fatto di corpi intermedi che aggregano quattro milioni di volontari, che sono un baluardo e una ri-serva culturale ed economica di democrazia e giustizia sociale: essi possono dare un contri-buto importante di proposte e partecipazione ai partiti. Infine il ruolo del Parlamento in que-sti anni di decadimento democratico è stato mortificato: esso deve tornare a essere un luogo di discussione e miglioramento delle soluzioni legislative. A noi», ha concluso, «interessa la democrazia perché una vita personale senza una vita sociale e politica comune non è completa».
Amato ha letto le provocazioni di Vittadini nell'ottica della "tenuta delle democrazie e del carattere che devono assumere per avere un futuro per i nostri figli." Oggi a rischio, nel post-moderno tecnologico, è la verità dei fatti: essa rischia di sostituire il vero con il verosimile, in quanto si sviluppano opinioni che prendono solo brandelli di realtà, per i più svariati motivi, al posto della verità intera. Perdendo la certezza della realtà non si può costruire un consenso vero, ma solo di interesse. L'invasione dell'Ucraina è stato un altro elemento di riflessione, per il presidente della Corte Costituzionale, sulla differenza fra democrazia e autocrazia: le autocrazie creano le verità che fanno comodo al potere, mentre in una democrazia questo non è possibile per la presenza di tanti poteri indipendenti, come la stampa e il potere giudiziario che non rimarrebbero inerti, come i fatti di Ustica in Italia ci documentano.
«Oggi viviamo un relativismo individualistico che da decenni ha concorso a sfrangiare il tessuto connettivo delle nostre società», ha sostenuto Amato al Meeting di Rimini. «Esso è venuto meno per la fine dei grandi aggregatori che erano i partiti politici del passato. Tali partiti sono stati il differenziale perché seppero unire in visioni e aspettative comuni milioni di persone che si appresta-vano a entrare nel mercato elettorale». Le democrazie attuali hanno perso questo differenziale, oggi vivono un forte soggettivismo, tanto che si parla di diritti individuali con una crescita delle libertà dell'individuo, ma perdendo completamente un nucleo minimale di regole di vita comuni. Il presidente Amato ha ricordato a tal proposito il pensiero del cardinale Ratzinger nel suo dialogo con il laico Jürgen Habermas. «Egli sosteneva che una società di individui era una società che non sarebbe riuscita a sopravvivere a sé stessa, perché non aveva il tessuto connettivo necessario per evitare il conflitto sociale permanente tra le diverse libertà e diritti». Il compito di credenti e non credenti è quello di trovare una base di valori comuni come piattaforma solida per le nostre società: il soggettivismo si deve fermare davanti alle ragioni degli altri, ma anche davanti alle verità che la vita in comune impone a ciascuno di noi.
«A questo mondo siamo tutti creature e abbiamo tutti la responsabilità di difendere il creato a beneficio di quelli che verranno dopo di noi», ha affermato Amato. La fiducia nelle verità della scienza e della conoscenza, pur nella loro imperfezione e possibilità di errore, è il primo fattore di unità della società. Il compito è difficile, perché dobbiamo fermare il trend attuale del riscaldamento climatico per assicurare la sopravvivenza dei giovani di oggi e di domani. Le soluzioni prevedono profondi cambiamenti culturali, sociali ed economici con regole che dovranno essere rispettate da tutti. I grandi partiti politici del passato sono stati sostituiti da aggregatori ideologici che dividono la società al posto di unirla: sembra che non siano attrezzati per il compito che hanno davanti. È una politica che segue quello che succede, piuttosto che guidare il cambiamento. In questa democrazia che coltiva i valori della persona e della partecipazione bisogna mettere in campo tutte le sue risorse, in particolare quelle che partono dal basso: abbiamo un volontariato di quattro milioni di iscritti che raggiungono quaranta milioni di persone. Questa è la vera risorsa di cui abbiamo bisogno per rigenerare la politica.
Amato ha letto le provocazioni di Vittadini nell'ottica della "tenuta delle democrazie e del carattere che devono assumere per avere un futuro per i nostri figli." Oggi a rischio, nel post-moderno tecnologico, è la verità dei fatti: essa rischia di sostituire il vero con il verosimile, in quanto si sviluppano opinioni che prendono solo brandelli di realtà, per i più svariati motivi, al posto della verità intera. Perdendo la certezza della realtà non si può costruire un consenso vero, ma solo di interesse. L'invasione dell'Ucraina è stato un altro elemento di riflessione, per il presidente della Corte Costituzionale, sulla differenza fra democrazia e autocrazia: le autocrazie creano le verità che fanno comodo al potere, mentre in una democrazia questo non è possibile per la presenza di tanti poteri indipendenti, come la stampa e il potere giudiziario che non rimarrebbero inerti, come i fatti di Ustica in Italia ci documentano.
«Oggi viviamo un relativismo individualistico che da decenni ha concorso a sfrangiare il tessuto connettivo delle nostre società», ha sostenuto Amato al Meeting di Rimini. «Esso è venuto meno per la fine dei grandi aggregatori che erano i partiti politici del passato. Tali partiti sono stati il differenziale perché seppero unire in visioni e aspettative comuni milioni di persone che si appresta-vano a entrare nel mercato elettorale». Le democrazie attuali hanno perso questo differenziale, oggi vivono un forte soggettivismo, tanto che si parla di diritti individuali con una crescita delle libertà dell'individuo, ma perdendo completamente un nucleo minimale di regole di vita comuni. Il presidente Amato ha ricordato a tal proposito il pensiero del cardinale Ratzinger nel suo dialogo con il laico Jürgen Habermas. «Egli sosteneva che una società di individui era una società che non sarebbe riuscita a sopravvivere a sé stessa, perché non aveva il tessuto connettivo necessario per evitare il conflitto sociale permanente tra le diverse libertà e diritti». Il compito di credenti e non credenti è quello di trovare una base di valori comuni come piattaforma solida per le nostre società: il soggettivismo si deve fermare davanti alle ragioni degli altri, ma anche davanti alle verità che la vita in comune impone a ciascuno di noi.
«A questo mondo siamo tutti creature e abbiamo tutti la responsabilità di difendere il creato a beneficio di quelli che verranno dopo di noi», ha affermato Amato. La fiducia nelle verità della scienza e della conoscenza, pur nella loro imperfezione e possibilità di errore, è il primo fattore di unità della società. Il compito è difficile, perché dobbiamo fermare il trend attuale del riscaldamento climatico per assicurare la sopravvivenza dei giovani di oggi e di domani. Le soluzioni prevedono profondi cambiamenti culturali, sociali ed economici con regole che dovranno essere rispettate da tutti. I grandi partiti politici del passato sono stati sostituiti da aggregatori ideologici che dividono la società al posto di unirla: sembra che non siano attrezzati per il compito che hanno davanti. È una politica che segue quello che succede, piuttosto che guidare il cambiamento. In questa democrazia che coltiva i valori della persona e della partecipazione bisogna mettere in campo tutte le sue risorse, in particolare quelle che partono dal basso: abbiamo un volontariato di quattro milioni di iscritti che raggiungono quaranta milioni di persone. Questa è la vera risorsa di cui abbiamo bisogno per rigenerare la politica.