Diana Torrieri, la partigiana di Canosa di Puglia

A cura di Francesco Morra. Riproduzione Vietata

venerdì 26 aprile 2013 11.12
A cura di Francesco Morra

Diana Torrieri, la partigiana di Canosa di Puglia

Noi canosini conosciamo così poco la storia della nostra città che a malapena alcuni di noi conoscono il nome di Diana Torrieri, nata a Canosa di Puglia il 13 agosto 1913.
E se si deve a Pasquale Ieva (se non sbaglio) il merito di aver riscoperto la storia di Diana Torrieri come una grande attrice di teatro (ha lavorato con Paola Borboni, Vittorio Gassman, Giorgio Strehler), ci sembra giusto ricordare, in questo 25 Aprile, che Diana Torrieri è stata anche una staffetta partigiana.

Riporta il sito dell'ANPI Nazionale che Diana Torrieri fu "impegnata in prima persona nella Resistenza. Militante del Partito d'Azione, nel 1943 entrò come staffetta in una formazione di "Giustizia e Libertà" e, nei giorni della Liberazione, fu ferita di striscio, mentre si trovava vicina al "Piccolo" di Milano, teatro di cui fu anche capocomico" ( http://www.anpi.it/donne-e-uomini/diana-torrieri/ ).

Su youtube è possibile – digitandone il nome - vedere alcuni spezzoni di Diana Torrieri impegnata a teatro.

Qui però voglio inserire un piccolo video tratto da un cinegiornale del 1975 versato alla mediateca del Senato. E' un video di poco più di un minuto. In occasione del trentennale della Resistenza a Milano a partire dal secondo 41 si parla di Diana Torrieri.

http://senato.archivioluce.it/senato-luce/scheda/video/IL5000076128/2/Obbiettivo-sulla-cronaca.html

Il sito ANPI della Sesta Provincia pugliese ricorda le donne e gli uomini della Resistenza originari della BAT. Oltre a Diana Torrieri:

Francesco Gammarota, nato a Barletta nel 1923, partigiano nell'Oltrepò Pavese con il nome di battaglia Brancaleone (riferito ad uno dei 13 italiani della Disfida di Barletta) nella Divisione Antonio Gramsci, che pur essendo di estrazione comunista era comandata dal cattolico Luchino Dal Verme.

Nicola Sernia, nato a Barletta nel 1910, medaglia d'oro al valor militare alla memoria, maresciallo dell'Esercito che cadde a Celenza Valfortore il 5 ottobre 1943 colpito dai tedeschi mentre cercava di sminare un ponte minato dai tedeschi.

Francesco Rizzitelli, nato a Barletta nel 1918, ufficiale pilota, medaglia d'oro al valor militare caduto il 6 ottobre 1943 nei Balcani mentre con il suo aereo attaccava postazioni nemiche tedesche.

Con gli ultimi due partigiani della BAT ricordati dall'ANPI provinciale si apre una finestra su una delle pagine più drammatiche nella storia d'Italia che porterà poi al dramma di Piazzale Loreto di Milano di Mussolini e della Petacci del 1945. Ma quella Piazzale Loreto ci fu perché prima, il 10 agosto 1944 ci fu un'altra Piazzale Loreto, quella dove 15 partigiani furono fucilati dai tedeschi per una rappresaglia e lasciati esposti al pubblico (dalla fucilazione delle 6 di mattina fino alle 20 di sera).

Tra questi 15 partigiani vi erano 2 originari della BAT:

Emidio Mastrodomenico, nato a San Ferdinando di Puglia nel 1922, agente di pubblica sicurezza in servizio a Milano Lambrate, che dopo l'armistizio era entrato nella Resistenza diventando capo di una formazione dei GAP. Catturato dai tedeschi nel 1944, rinchiuso nel carcere di San Vittore, fu fucilato a Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.

Andrea Esposito, nato a Trani nel 1898, militante comunista e partigiano della 113esima Brigata Garibaldi. Arrestato dalla GNR, fu poi fucilato anch'egli a Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.

Ci sono delle fotografie dei Martiri di Piazzale Loreto ma poiché sono immagini forti preferisco non inserirle. C'è però un dipinto di Aligi Sassu che ricorda l'eccidio.

Che cosa resta del 25 aprile oggi? Che significato ha ancora oggi se una buona parte degli italiani non conosce la storia, o la conosce a compartimenti stagni, per lo più ideologizzati? Che cosa resta del 25 aprile se si vuol ridurre la storia italiana di quegli anni, in un revisionismo storico sempre più dilagante, a una vischiosa marmellata?

Ma qualunque cosa si possa pensare, qualunque cosa si voglia dire del 25 aprile e di quelli che vorrebbero abolirlo (e forse tra un po' ci arriviamo), varrebbe forse la pena rileggere le parole di Johnny, il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, poco dopo il proclama del generale Alexander del 13 novembre 1944 con il quale si chiedeva ai partigiani di cessare temporaneamente la lotta armata per riprenderla in primavera:

"E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull'ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l'importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la repugnanza delle colline l'afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline. – I'll go on to the end. I'll never give up".

Francesco Morra
Diana Torrieri
Dipinto di Aligi Sassu "Martiri di Piazzale Loreto" 1944