Non c'è posto per il Presepe!
Ha vietato a una insegnante di far costruire e collocare in una classe il classico e tradizionale Presepe
lunedì 8 dicembre 2014
11.19
DIFENDIAMO CIO' CHE "CI APPARTIENE"
E' di oggi (sabato 6 dicembre 2014) la notizia che in una scuola elementare di Bergamo, dove in alcune classi la metà degli alunni è straniera, non c'è posto per il Presepe... aggiungo un avverbio "volutamente" non c'è posto, e poi scrivo anche la parola Presepe con la lettera inziale in maiuscolo, per sottolineare quanto questo non è solo una rappresentazione simbolica del Natale, ma soprattutto un segno che appartiene alla nostra cristianità e che richiama un grande mistero della nostra cultura religiosa di credenti in Cristo, qual è appunto il grande Mistero dell'Incarnazione. "Volutamente", infatti il dirigente di questo istituto scolastico ha vietato a una insegnante di far costruire e collocare in una classe il classico e tradizionale Presepe, motivando che siccome la scuola pubblica è di tutti, allora non è il caso di imporre "celebrazioni rituali e simboliche ai non credenti o di diversa religione. Da un'attenta analisi non è possibile che per il rispetto di altri addirittura cominciamo a tirarci indietro da ciò che ci appartiene. Non sono i segni esteriori che evitano qualsiasi discriminazione, ma diventa discriminante e diseducativo vietare piuttosto ad uno scolaro che vive in Italia la presenza del Presepe, che da secoli, grazie all'intuizione di S.Francesco d'Assisi, continuiamo a costruire e ad esporre dappertutto per significare l'umanità del Cristo, che si è fatto bambino, povero, fragile e ha preso su di sé la nostra stessa umanità, caricandosi le nostre debolezze e fortificandoci col calore che lui stesso ha respirato all'interno della S. Famiglia di Nazaret.
Le scelte personali restano sempre come patrimonio personale di ognuno di noi (tornando al preside in questione), ma nessuno ha il potere di imporre le proprie idee o vedute, soprattutto se si trova a lavorare in luoghi pubblici e per di più educativi, e se queste riguardano ambiti religiosi e di fede di un popolo, che in Italia si dice ancora cristiano, e che finora ha sempre difeso e rivissuto ogni anno il Natale con la presenza del Presepe. Mi domando: dietro questa scelta autoritaria di eliminare il Presepe dalle scuole forse non si vuole presentare ancora un attacco alla famiglia umana? Se ci dà fastidio avere con noi la presenza della Famiglia di Nazaret forse non vorrà dire questo segno che non c'è bisogno più delle famiglie nella nostra società? Se già miniamo la famiglia da tutti i versanti allora si può fare a meno del Presepe? Riflettiamo tutti... sembra un gesto banale quello compiuto in questa scuola ma è deleterio, non tanto come danno per il credo di un popolo, quanto soprattutto come pericolo e arresto nella crescita dei nostri figli, che sempre più stanno perdendo l'affetto genitoriale e smarriscono facilmente il vero senso della famiglia, secondo "il modello" che da sempre ci è stato consegnato e che siamo chiamati a difendere e manifestare, anche attraverso questi piccoli segni religiosi, alquanto eloquenti.
Allora, rimettiamo in vista il Presepe, e facciamo sì che questo diventi il modo più semplice per testimoniare coraggiosamente l'amore di Dio per l'uomo, che molto spesso cade - come in questo caso - in atti privi di ragione e di laicismo esasperato.
Se in Italia dovessimo seguire le farneticanti motivazioni di questo preside allora dovremmo abrogare anche la festività del 25 Dicembre, ma siccome vogliamo dire al mondo anche così il nostro essere cristiani, noi continueremo a fare il Presepe, in ogni casa, in ogni luogo religioso e in ogni ambiente di lavoro.
Don Maurizio Musci