Famiglia tra lavoro e domenica
Simbiosi tutta da gustare
martedì 26 novembre 2013
10.21
Domenica scorsa, la comunità parrocchiale di Santa Teresa del Bambin Gesù di Canosa di Puglia(BT) ha messo in atto la settima edizione della Festa della Famiglia, momenti di condivisione, di "apertura del cuore", di fantasia e divertimento genuino. In questo lungo cammino la parrocchia ha voluto porsi con il "volto della comunità aperta" senza confini, vivendo la festa "insieme" con il cuore dei bambini, recuperando quello stato di grazia dell'infanzia, che permette di situare "il possibile al centro stesso di ciò che sembra impossibile" e di ricreare la meravigliosa disponibilità affettiva che consente di prestare un'anima a ciò che è inanimato. "I bambini - diceva lo scrittore francese Antoine di Saint Exupery - hanno una visione interiore soggettiva delle cose, essi le addomesticano". La comunità parrocchiale ha voluto e vuole sviluppare questo intento: addomesticare la festa, restituirle il suo valore autentico che gli adulti hanno dimenticato e per recuperarlo devono tornare ad essere simili ai bambini. La Festa della Famiglia, quest'anno, si connota con l'adesione al Progetto Pastorale della Diocesi: "La Famiglia tra lavoro e festa".
"""Il Giorno del Signore, - commenta il Vescovo di Andria, Mons. Raffaele Calabro - la gioia della festa non sono altro che la memoria gioiosa del compimento della Creazione del mondo e della Resurrezione di Cristo, manifestazione del Suo infinito amore e del suo grande dono all'umanità. La domenica il cristiano è invitato a riscoprire questo sguardo gioioso di Dio e a sentirsi come avvolto e protetto. I cristiani ogni domenica sostano non solo per un'esigenza al legittimo riposo, ma soprattutto per celebrare l'opera del Dio Creatore e Redentore."""
Molto significativo è stato l'aver collocato la Festa della Famiglia nella ricorrenza religiosa del "Cristo Re", in cui l'amore immenso di Cristo sulla Croce si coniuga con il fuoco d'amore che si irradia dal cuore della famiglia, così come è stata concepita dalla volontà creatrice di Dio. Essa è, infatti, il nucleo naturale e fondamentale della società; è il motore del suo sviluppo, la difesa della vita, il prosieguo delle generazioni; è il futuro, la speranza di un mondo migliore, per cui custodire e proteggere la famiglia è un diritto - dovere della società e dello Stato, in quanto ne garantisce la salvaguardia e le prospettive di sviluppo. La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (art.16) e della Costituzione italiana (art. 29) non lasciano spazio ad omissioni di responsabilità da parte degli organismi politici e non, addetti a tale funzione. Non si possono tollerare le promesse fatte e non mantenute, specialmente in questo ultimo periodo di grave crisi economica. La famiglia non è un oggetto avulso da noi, siamo noi stessi: è un "soggetto dinamico" di fecondità di sentimenti, di valori, di dialogo, di bellezza, che si manifesta nella "semplicità dell'essere".
Genitori, nonni insieme ai loro figli e nipoti rappresentano una catena generazionale, una piccola comunità economica e di affetti, in grado di muovere l'economia. La famiglia è proprio il nucleo del nostro particolarissimo capitale diffuso: migliaia di piccole e medie aziende che hanno fatto e che potrebbero ancora fare la ricchezza in Italia, continuando a rendere famoso il Made in Italy nel mondo. Oggi questa cellula viva della società è sottoposta ad una forte pressione, causata dai cambiamenti strutturali della società industrializzata (crisi e chiusura delle piccole e medie imprese), dalla competizione sfrenata per il profitto e il possesso dei beni all'ultima moda, nonché dalla perdita e mancanza di lavoro, che insieme rendono difficile l'impatto delle famiglie con i nuovi ritmi di lavoro e con il sistema dei servizi, creando un disagio difficile da metabolizzare.
Lo sguardo odierno è ingabbiato sul quotidiano che addormenta le aspirazioni, sulla spersonalizzazione in un anonimo centro commerciale dove è soffocata la preziosa dimensione relazionale che distingue l'uomo dagli altri esseri, o sulla fuga dalla propria realtà in un anonimo weekend settimanale che distrae, fa tacere la riflessione, l'ascolto interiore, il coraggio di assumersi la responsabilità del domani. Si assiste ad una vita familiare individualista e relativista, alla perdita del senso dei valori dei nostri padri, necessari per rimodulare un nuovo progetto di vita che dia l'opportunità di prendere quell'ascensore sociale che oggi è tristemente fermo. Ormai la tecnologia domina incontrastata, colonizzando il nostro inconscio, piuttosto che accendere la "fede", lo "spirito critico" che potrebbero aiutare le famiglie a porre al centro della propria riflessione l'amore infinito di Dio, la Sua grande progettualità di amore e di felicità per l'uomo, nonché l'idea di unità del genere umano e della solidarietà che ne deriva. Anche il lavoro, sancito in tutte le costituzioni, ma non sempre garantito, sta perdendo il suo valore sia umano di dignità, nobiltà e ricchezza della vita; sia sociale di cemento della famiglia, inteso come vocazione, possibilità di realizzare la propria personalità nel rispetto delle attitudini; sia religioso perché rende visibile la presenza di Dio nella storia dell'umanità. Lavoro nero, disoccupazione, precarietà, lavoro domenicale senza limiti di tempo e diritti stanno logorando la pausa lavoro, la festa.
All'interno della famiglia non c'è più la disponibilità ad una vita insieme, intessuta di relazioni solidali ed essenziali perché è venuto meno il culto della festa come incontro di relazioni, come pausa per "guardarsi dentro", per sentire il bisogno di Dio e della comunità. La festa è per eccellenza un incontrarsi con parenti, nonni, amici e soprattutto un incontro con Dio; essa rappresenta il filo della memoria, in cui si mantiene viva non solo la nostra dimensione religiosa ma anche le nostre tradizioni; è il momento in cui le varie generazioni si incontrano, si raccontano. La festa è la continuità tra le generazioni: la memoria passata aiuta a scoprirci nella nostra identità e nello stesso tempo ci offre stimoli per andare sempre più in là, per osare orizzonti lontani che ci fanno progettare e cambiare il mondo sempre più in positivo. La festa non è più la sorgente dell'incontro con Dio attraverso gli altri, si è mercificata e il suo tempo è utilizzato per soddisfare i bisogni materiali, a volte anche stordendosi, dimenticando la centralità e l'essenzialità della vita. Tutte le attenzioni sono rivolte a ciò che è fuori, non a ciò che sta dentro il cuore. Stiamo perdendo la nostra identità: ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che potremmo essere.
Allora riscoprire il valore della festa è l'ossigeno di cui abbiamo bisogno per fecondare la propria fede, per nutrirsi di verità che si intersecano con la vita di ogni giorno; per scoprirsi alla pari degli altri, per parlare dei problemi comuni che rendono tutti fragili e bisognevoli del mutuo soccorso, per orientare gli stili di vita sull'essenzialità, sulla valorizzazione del bene che c'è, della solidarietà spendibile e dell'esercizio a fortificare la fiducia, la pazienza, l'accoglienza, l'aggregazione, valori che fanno riscoprire la parrocchia come comunità, luogo privilegiato dopo la famiglia per tessere relazioni, per cucire questo "tempo spezzato". Ecco il senso della festa parrocchiale della famiglia "Ma che bella la domenica", un'occasione di confronto, di umanizzazione del tempo, di consapevolezza di ciò che si è, di quello che si potrebbe diventare, nonché di vedere in quello che ci circonda il riflesso del volto di Dio, """da cui sgorgano – dice il nostro vescovo – motivi di gioia e di speranza che danno nuovo sapore alla vita di ogni giorno e costituiscono un antidoto vitale alla noia, alla mancanza di senso, alla disperazione, al significato della festa e della domenica come riposo ozioso e fine a se stesso, che costituiscono possibili tentazioni""".
Il momento festivo parrocchiale è stato un pullulare di attività, di capacità organizzative, di manifestazione della propria arte e professionalità, di sfide per mettersi in gioco con quella competizione che non distrugge, ma valorizza le potenzialità di ciascuno in uno spirito di crescita. È quanto emerso dalle parole degli organizzatori degli stand che hanno animato la festa. È stato bello constatare la partecipazione gioiosa, il senso del servizio per la parrocchia, la valorizzazione del gusto della tradizione. Questa festa è stata vista come un espediente per conoscersi meglio, per imparare con la mediazione a contenere "il prorompere delle personalità vulcaniche".
"""La fretta impedisce i rapporti ravvicinati e il tempo passato insieme a o organizzare la propria parte ha dato la percezione di vivere la parrocchia come una famiglia."""
"""Abbiamo vissuto un momento di gioia. L'aver dato un po' del nostro tempo ci ha permesso di divertirci dimenticando la stanchezza e soprattutto ridimensionare l'inquietudine dei problemi che non mancano nella vita di ciascuno."""
"""È difficile stare insieme in ogni luogo, anche qui nella parrocchia, ma aver partecipato ad organizzare, a vivere questa festa è stato un allenamento a coltivare il senso dell'amore e dell'amicizia, a scoprirsi e godersi nell'armonia."""
"""Sono qui per mantenere il filo della memoria che lega mia madre ormai anziana a questa parrocchia, in cui ha speso il suo tempo, la sua operosità per la crescita della comunità parrocchiale. """
Queste voci così significative, entusiaste sono la promessa per continuare a camminare su questo sentiero. Mi piace chiudere queste mie riflessioni, a conclusione dell'anno della fede e del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, con le parole di Giovanni XXIII che ha sempre avuto nel cuore le famiglie:
"""Ogni famiglia, fondata sull'operosità, sul mutuo rispetto, sul timor di Dio, è la forza e la robustezza dei villaggi, delle città, delle nazioni; è nucleo e fondamento di ogni virtù, difesa contro ogni pericolo di corrompimento, risorsa di sane e sempre nuove energie per il benessere dei singoli e del consorzio civile. Pertanto mi inchino innanzi allo splendore nascosto della famiglia di Gesù, ai suoi tesori di purità, di umiltà, di sacrificio, alle prove di sofferenze che Essa pure accettò e subì, e nella luce di Nazareth il mio pensiero va alle famiglie che per mancanza di mezzi, di lavoro, di salute vivono in continui e angosciosi affanni; come pure alle famiglie più sicure e serene a soccorrere con cristiana sollecitudine le altre. La mia preghiera si eleva fervida a Gesù affinché su tutti si effonda la pienezza delle grazie celesti e delle consolazioni della terra." " " [da Discorsi, messaggi e colloqui di Giovanni XXIII]
È una testimonianza che non ha bisogno di commenti.
È questo il significato che le scelte politiche sulla famiglia non devono disattendere.
Agata Pinnelli
"""Il Giorno del Signore, - commenta il Vescovo di Andria, Mons. Raffaele Calabro - la gioia della festa non sono altro che la memoria gioiosa del compimento della Creazione del mondo e della Resurrezione di Cristo, manifestazione del Suo infinito amore e del suo grande dono all'umanità. La domenica il cristiano è invitato a riscoprire questo sguardo gioioso di Dio e a sentirsi come avvolto e protetto. I cristiani ogni domenica sostano non solo per un'esigenza al legittimo riposo, ma soprattutto per celebrare l'opera del Dio Creatore e Redentore."""
Molto significativo è stato l'aver collocato la Festa della Famiglia nella ricorrenza religiosa del "Cristo Re", in cui l'amore immenso di Cristo sulla Croce si coniuga con il fuoco d'amore che si irradia dal cuore della famiglia, così come è stata concepita dalla volontà creatrice di Dio. Essa è, infatti, il nucleo naturale e fondamentale della società; è il motore del suo sviluppo, la difesa della vita, il prosieguo delle generazioni; è il futuro, la speranza di un mondo migliore, per cui custodire e proteggere la famiglia è un diritto - dovere della società e dello Stato, in quanto ne garantisce la salvaguardia e le prospettive di sviluppo. La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (art.16) e della Costituzione italiana (art. 29) non lasciano spazio ad omissioni di responsabilità da parte degli organismi politici e non, addetti a tale funzione. Non si possono tollerare le promesse fatte e non mantenute, specialmente in questo ultimo periodo di grave crisi economica. La famiglia non è un oggetto avulso da noi, siamo noi stessi: è un "soggetto dinamico" di fecondità di sentimenti, di valori, di dialogo, di bellezza, che si manifesta nella "semplicità dell'essere".
Genitori, nonni insieme ai loro figli e nipoti rappresentano una catena generazionale, una piccola comunità economica e di affetti, in grado di muovere l'economia. La famiglia è proprio il nucleo del nostro particolarissimo capitale diffuso: migliaia di piccole e medie aziende che hanno fatto e che potrebbero ancora fare la ricchezza in Italia, continuando a rendere famoso il Made in Italy nel mondo. Oggi questa cellula viva della società è sottoposta ad una forte pressione, causata dai cambiamenti strutturali della società industrializzata (crisi e chiusura delle piccole e medie imprese), dalla competizione sfrenata per il profitto e il possesso dei beni all'ultima moda, nonché dalla perdita e mancanza di lavoro, che insieme rendono difficile l'impatto delle famiglie con i nuovi ritmi di lavoro e con il sistema dei servizi, creando un disagio difficile da metabolizzare.
Lo sguardo odierno è ingabbiato sul quotidiano che addormenta le aspirazioni, sulla spersonalizzazione in un anonimo centro commerciale dove è soffocata la preziosa dimensione relazionale che distingue l'uomo dagli altri esseri, o sulla fuga dalla propria realtà in un anonimo weekend settimanale che distrae, fa tacere la riflessione, l'ascolto interiore, il coraggio di assumersi la responsabilità del domani. Si assiste ad una vita familiare individualista e relativista, alla perdita del senso dei valori dei nostri padri, necessari per rimodulare un nuovo progetto di vita che dia l'opportunità di prendere quell'ascensore sociale che oggi è tristemente fermo. Ormai la tecnologia domina incontrastata, colonizzando il nostro inconscio, piuttosto che accendere la "fede", lo "spirito critico" che potrebbero aiutare le famiglie a porre al centro della propria riflessione l'amore infinito di Dio, la Sua grande progettualità di amore e di felicità per l'uomo, nonché l'idea di unità del genere umano e della solidarietà che ne deriva. Anche il lavoro, sancito in tutte le costituzioni, ma non sempre garantito, sta perdendo il suo valore sia umano di dignità, nobiltà e ricchezza della vita; sia sociale di cemento della famiglia, inteso come vocazione, possibilità di realizzare la propria personalità nel rispetto delle attitudini; sia religioso perché rende visibile la presenza di Dio nella storia dell'umanità. Lavoro nero, disoccupazione, precarietà, lavoro domenicale senza limiti di tempo e diritti stanno logorando la pausa lavoro, la festa.
All'interno della famiglia non c'è più la disponibilità ad una vita insieme, intessuta di relazioni solidali ed essenziali perché è venuto meno il culto della festa come incontro di relazioni, come pausa per "guardarsi dentro", per sentire il bisogno di Dio e della comunità. La festa è per eccellenza un incontrarsi con parenti, nonni, amici e soprattutto un incontro con Dio; essa rappresenta il filo della memoria, in cui si mantiene viva non solo la nostra dimensione religiosa ma anche le nostre tradizioni; è il momento in cui le varie generazioni si incontrano, si raccontano. La festa è la continuità tra le generazioni: la memoria passata aiuta a scoprirci nella nostra identità e nello stesso tempo ci offre stimoli per andare sempre più in là, per osare orizzonti lontani che ci fanno progettare e cambiare il mondo sempre più in positivo. La festa non è più la sorgente dell'incontro con Dio attraverso gli altri, si è mercificata e il suo tempo è utilizzato per soddisfare i bisogni materiali, a volte anche stordendosi, dimenticando la centralità e l'essenzialità della vita. Tutte le attenzioni sono rivolte a ciò che è fuori, non a ciò che sta dentro il cuore. Stiamo perdendo la nostra identità: ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che potremmo essere.
Allora riscoprire il valore della festa è l'ossigeno di cui abbiamo bisogno per fecondare la propria fede, per nutrirsi di verità che si intersecano con la vita di ogni giorno; per scoprirsi alla pari degli altri, per parlare dei problemi comuni che rendono tutti fragili e bisognevoli del mutuo soccorso, per orientare gli stili di vita sull'essenzialità, sulla valorizzazione del bene che c'è, della solidarietà spendibile e dell'esercizio a fortificare la fiducia, la pazienza, l'accoglienza, l'aggregazione, valori che fanno riscoprire la parrocchia come comunità, luogo privilegiato dopo la famiglia per tessere relazioni, per cucire questo "tempo spezzato". Ecco il senso della festa parrocchiale della famiglia "Ma che bella la domenica", un'occasione di confronto, di umanizzazione del tempo, di consapevolezza di ciò che si è, di quello che si potrebbe diventare, nonché di vedere in quello che ci circonda il riflesso del volto di Dio, """da cui sgorgano – dice il nostro vescovo – motivi di gioia e di speranza che danno nuovo sapore alla vita di ogni giorno e costituiscono un antidoto vitale alla noia, alla mancanza di senso, alla disperazione, al significato della festa e della domenica come riposo ozioso e fine a se stesso, che costituiscono possibili tentazioni""".
Il momento festivo parrocchiale è stato un pullulare di attività, di capacità organizzative, di manifestazione della propria arte e professionalità, di sfide per mettersi in gioco con quella competizione che non distrugge, ma valorizza le potenzialità di ciascuno in uno spirito di crescita. È quanto emerso dalle parole degli organizzatori degli stand che hanno animato la festa. È stato bello constatare la partecipazione gioiosa, il senso del servizio per la parrocchia, la valorizzazione del gusto della tradizione. Questa festa è stata vista come un espediente per conoscersi meglio, per imparare con la mediazione a contenere "il prorompere delle personalità vulcaniche".
"""La fretta impedisce i rapporti ravvicinati e il tempo passato insieme a o organizzare la propria parte ha dato la percezione di vivere la parrocchia come una famiglia."""
"""Abbiamo vissuto un momento di gioia. L'aver dato un po' del nostro tempo ci ha permesso di divertirci dimenticando la stanchezza e soprattutto ridimensionare l'inquietudine dei problemi che non mancano nella vita di ciascuno."""
"""È difficile stare insieme in ogni luogo, anche qui nella parrocchia, ma aver partecipato ad organizzare, a vivere questa festa è stato un allenamento a coltivare il senso dell'amore e dell'amicizia, a scoprirsi e godersi nell'armonia."""
"""Sono qui per mantenere il filo della memoria che lega mia madre ormai anziana a questa parrocchia, in cui ha speso il suo tempo, la sua operosità per la crescita della comunità parrocchiale. """
Queste voci così significative, entusiaste sono la promessa per continuare a camminare su questo sentiero. Mi piace chiudere queste mie riflessioni, a conclusione dell'anno della fede e del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, con le parole di Giovanni XXIII che ha sempre avuto nel cuore le famiglie:
"""Ogni famiglia, fondata sull'operosità, sul mutuo rispetto, sul timor di Dio, è la forza e la robustezza dei villaggi, delle città, delle nazioni; è nucleo e fondamento di ogni virtù, difesa contro ogni pericolo di corrompimento, risorsa di sane e sempre nuove energie per il benessere dei singoli e del consorzio civile. Pertanto mi inchino innanzi allo splendore nascosto della famiglia di Gesù, ai suoi tesori di purità, di umiltà, di sacrificio, alle prove di sofferenze che Essa pure accettò e subì, e nella luce di Nazareth il mio pensiero va alle famiglie che per mancanza di mezzi, di lavoro, di salute vivono in continui e angosciosi affanni; come pure alle famiglie più sicure e serene a soccorrere con cristiana sollecitudine le altre. La mia preghiera si eleva fervida a Gesù affinché su tutti si effonda la pienezza delle grazie celesti e delle consolazioni della terra." " " [da Discorsi, messaggi e colloqui di Giovanni XXIII]
È una testimonianza che non ha bisogno di commenti.
È questo il significato che le scelte politiche sulla famiglia non devono disattendere.
Agata Pinnelli