Focus su San Sabino: la tesi di Romina Mazzotta
A Foggia, in Beni Culturali "Sabino di Canosa. Venerabilis Vir Restaurator Ecclesiarum "
domenica 8 agosto 2021
19.06
Non solo la festa patronale anche una tesi discussa su San Sabino. Lo scorso 21 luglio, la studentessa Maria Rosaria Mazzotta ha conseguito la laurea presso l'Università di Foggia – Dipartimento in Studi Umanistici, Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione al termine dell'anno accademico 2020 -21, discutendo la tesi in Beni Culturali intitolata "Sabino di Canosa. Venerabilis Vir Restaurator Ecclesiarum ", sotto la direzione della professoressa Maria Turchiano. Un'altra attenta e dettagliata riflessione sulla figura del Vescovo Sabino di Canosa: """Figura particolarmente emblematica nel panorama della cristianità della provincia Apulia et Calabria e personalità di primo piano del cristianesimo meridionale, molto legato alla Chiesa di Roma.""" Esordisce così Maria Rosaria Mazzotta, conosciuta come Romina, nella discussione in presenza della tesi di laurea a Foggia " Sabino rappresenta emblematicamente la figura dell'episcopus tardoantico che, tra V e IV secolo, non divenne solo guida spirituale per la comunità, ma rivestì anche il ruolo di defensor civitas, divenendone il fulcro, con responsabilità riguardanti il potere politico e giudiziario, l'amministrazione e la gestione del territorio, anche oltre i confini della circoscrizione diocesana. Il lungo episcopato di Sabino, durato secondo la tradizione 52 anni, viene collocato tra il 514 e il 566, anche se la sua attività è attestata solo tra il 531 e il 542-552. In questo periodo la diocesi canosina visse il suo massimo splendore, fondando la sua ricchezza su ampi possedimenti terrieri estesi fino alla Sicilia. A fronte della carenza dei dati anagrafici certi, per Sabino disponiamo di diverse fonti, letterarie, epigrafico-monumentali e documentarie che ci permettono di ricostruire la figura del Vescovo."""
In particolare, la stessa ha analizzato """il ruolo del Vescovo Sabino come vir restaurator ecclesiarum, secondo una definizione contenuta nella Historia vitae inventionis traslationis Sancti Sabini episcopi, un'operetta agiografica anonima, datata agli inizi del IX secolo e composta durante il principato di Grimoaldo IV, che rappresenta una delle fonti più importanti per ricostruire la vita e l'attività del presule canosino. L'operetta si compone di due parti di contenuto differente: la prima parte è specificatamente biografica ed è incentrata sulla figura di Sabino e del suo episcopato, la seconda parte è incentrata sulla inventio e la translatio del corpo del santo e sui miracoli post mortem compiuti da Sabino. Nell'opera l'autore dichiara di aver utilizzato fonti scritte e fonti orali. Tra le fonti scritte particolarmente rilevanti sono i Dialoghi di Gregorio Magno. Se non è nota l'identità dell'autore dell'opera è assolutamente nota la sua committenza: l'episcopus Pietro successore di S. Sabino nel IX sec. L'operetta lo definisce vescovo impegnato in una intensa attività di costruttore e restauratore di edifici di culto. Sabino avrebbe realizzato il Battistero di San Giovanni, situato nei pressi della preesistente chiesa paleocristiana di Santa Maria e davanti alla chiesa dedicata al Salvatore; avrebbe inoltre costruito una basilica in onore dei beati martiri Cosma e Damiano. Nel caso del monumentale battistero di San Giovanni e in maniera più problematica, della basilica a pianta centrale dei SS. Cosma e Damiano, più tardi dedicata a San Leucio e costruita al di sopra di un tempio pagano, la documentazione archeologica conferma il dato dell'operetta agiografica. Questa però tra le tante costruzioni attribuite al venerabilis vir restaurator ecclesiarum, omette stranamente il grande complesso di San Pietro realizzato ex novo a sud della città che, le ricerche archeologiche condotte dall'università di Foggia a partire dal 2001, hanno consentito di interpretare come un grande complesso cimiteriale in cui il vescovo, volle realizzare la propria sepoltura, divenuta poi oggetto di culto e di pellegrinaggio, e la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo che sarebbe diventata l'attuale cattedrale."""
La tesi stilata da Maria Rosaria Mazzotta, originaria del Salento ma residente a Canosa di Puglia si compone di due capitoli, il primo dedicato alla figura del Vescovo e al suo operato, il secondo dedicato ai diversi complessi edilizi da lui costruiti o restaurati come il polo episcopale di Santa Maria- San Giovanni, il santuario di San Leucio, il complesso cimiteriale di San Pietro e la Chiesa di Santi Giovanni e Paolo. """La figura di Sabino è diventata emblematica per ciò che concerne uno degli aspetti tipici del ruolo episcopale tardo antico e altomedievale, quello del 'vescovo manager'. Il presule canosino – prosegue Mazzotta - non si limitò alla costruzione di numerosi edifici in città e nel territorio, ad esercitare forme di committenza, ma curò anche direttamente la produzione di materiale edile, tra cui i mattoni con il suo monogramma, ma anche quelli con altre decorazioni tra cui la ruota raggiata, la margherita a sei petali, presenti quasi come fosse una firma apposta sui suoi monumenti. Sabino appariva dunque con una doppia veste di proprietario e committente. La bollatura dei laterizi, espresso nella forma aulica del monogramma, certificava la qualità del prodotto e ne definiva anche la destinazione, ciò testimoniava come il vescovo controllasse l'intero ciclo della fabbricazione dei manufatti all'impiego in edifici di carattere religioso. L'attività artigianale non si limitava al solo materiale da costruzione tra cui mattoni, di cui ne sono attestate due tipologie: il mattone pedale di forma quadrata e il mattone di forma rettangolare, tufi, malta, pietra, legno, ma si estendeva anche alle ceramiche, lucerne e forse anche vetri. Il presule sembra essere stato il promotore di un vero e proprio ''artigianato ecclesiastico", con un coinvolgimento diretto e indiretto, in tutte le fasi di controllo e gestione del percorso produttivo e probabilmente della circolazione dei manufatti. Nel settore meridionale dell'area di San Pietro dove era attivo in età repubblicana un grande quartiere artigianale, non è un caso che sia rimasta in funzione, nella fase di costruzione del complesso sacro, prima della realizzazione di una domus nel VI secolo, una fornace impiegata per la cottura dei laterizi. Le ricerche archeologiche – conclude Mazzotta - hanno evidenziato altri casi di attività produttive di ceramica, vetri, metalli o fulloniche, poste sotto il controllo del vescovo. Ne è un esempio il sito di San Giusto, nel territorio di Lucera, dove è stato ritrovato un quartiere artigianale, con una fornace per la cottura di ceramiche. Nell'età di Gregorio Magno è ben noto il ruolo che ebbe la chiesa, nella produzione agricola e nelle attività di commercializzazione dei prodotti. L'intervento sabiniano non si estese solo in ambito urbano e suburbano, ma anche nel territorio interno diocesano e particolarmente nelle vicine , Canne e Barletta.""" A margine della sessione di laurea Maria Rosaria Mazzotta ha inteso esprimere un "sentito ringraziamento a Mons. Felice Bacco , parroco della Cattedrale di San Sabino di Canosa di Puglia che è stato sempre disponibile a fornirmi i testi di cui avevo bisogno. Le sue informazioni sono state esaustive e di profondo aiuto nella stesura della mia tesi."
Un'altra meta importante raggiunta da Maria Rosaria- Romina - Mazzotta, impegnata da anni sul territorio alla promozione dello stesso e soprattutto dell'arte a 360°, che ha ultimato proficuamente il percorso formativo di studi in Beni Culturali, sotto la protezione di San Sabino. In questi anni, nonostante gli impegni familiari( coniugata, è mamma di due figli maggiorenni Damiano e Lucrezia Mangino), ha acquisito competenze specifiche nell'ambito della legislazione, gestione e valorizzazione dei beni culturali che saranno necessarie e indispensabili per la sua professione e messe a disposizione della comunità locale nell'ottica della città votata al turismo archeologico, religioso e artistico, anche con le opere e le attività promosse dalla neo dottoressa Romina Mazzotta che in silenzio sta contribuendo fattivamente attraverso l'organizzazione di eventi e di laboratori didattici "a cielo aperto" nei parchi archeologici e nelle piazze cittadine.
Congratulazioni, dalla Redazione di Canosaweb. Ad maiora!
riproduzione@riservata
In home page foto di Tommaso Chiarella pubblicata su Facebook
In particolare, la stessa ha analizzato """il ruolo del Vescovo Sabino come vir restaurator ecclesiarum, secondo una definizione contenuta nella Historia vitae inventionis traslationis Sancti Sabini episcopi, un'operetta agiografica anonima, datata agli inizi del IX secolo e composta durante il principato di Grimoaldo IV, che rappresenta una delle fonti più importanti per ricostruire la vita e l'attività del presule canosino. L'operetta si compone di due parti di contenuto differente: la prima parte è specificatamente biografica ed è incentrata sulla figura di Sabino e del suo episcopato, la seconda parte è incentrata sulla inventio e la translatio del corpo del santo e sui miracoli post mortem compiuti da Sabino. Nell'opera l'autore dichiara di aver utilizzato fonti scritte e fonti orali. Tra le fonti scritte particolarmente rilevanti sono i Dialoghi di Gregorio Magno. Se non è nota l'identità dell'autore dell'opera è assolutamente nota la sua committenza: l'episcopus Pietro successore di S. Sabino nel IX sec. L'operetta lo definisce vescovo impegnato in una intensa attività di costruttore e restauratore di edifici di culto. Sabino avrebbe realizzato il Battistero di San Giovanni, situato nei pressi della preesistente chiesa paleocristiana di Santa Maria e davanti alla chiesa dedicata al Salvatore; avrebbe inoltre costruito una basilica in onore dei beati martiri Cosma e Damiano. Nel caso del monumentale battistero di San Giovanni e in maniera più problematica, della basilica a pianta centrale dei SS. Cosma e Damiano, più tardi dedicata a San Leucio e costruita al di sopra di un tempio pagano, la documentazione archeologica conferma il dato dell'operetta agiografica. Questa però tra le tante costruzioni attribuite al venerabilis vir restaurator ecclesiarum, omette stranamente il grande complesso di San Pietro realizzato ex novo a sud della città che, le ricerche archeologiche condotte dall'università di Foggia a partire dal 2001, hanno consentito di interpretare come un grande complesso cimiteriale in cui il vescovo, volle realizzare la propria sepoltura, divenuta poi oggetto di culto e di pellegrinaggio, e la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo che sarebbe diventata l'attuale cattedrale."""
La tesi stilata da Maria Rosaria Mazzotta, originaria del Salento ma residente a Canosa di Puglia si compone di due capitoli, il primo dedicato alla figura del Vescovo e al suo operato, il secondo dedicato ai diversi complessi edilizi da lui costruiti o restaurati come il polo episcopale di Santa Maria- San Giovanni, il santuario di San Leucio, il complesso cimiteriale di San Pietro e la Chiesa di Santi Giovanni e Paolo. """La figura di Sabino è diventata emblematica per ciò che concerne uno degli aspetti tipici del ruolo episcopale tardo antico e altomedievale, quello del 'vescovo manager'. Il presule canosino – prosegue Mazzotta - non si limitò alla costruzione di numerosi edifici in città e nel territorio, ad esercitare forme di committenza, ma curò anche direttamente la produzione di materiale edile, tra cui i mattoni con il suo monogramma, ma anche quelli con altre decorazioni tra cui la ruota raggiata, la margherita a sei petali, presenti quasi come fosse una firma apposta sui suoi monumenti. Sabino appariva dunque con una doppia veste di proprietario e committente. La bollatura dei laterizi, espresso nella forma aulica del monogramma, certificava la qualità del prodotto e ne definiva anche la destinazione, ciò testimoniava come il vescovo controllasse l'intero ciclo della fabbricazione dei manufatti all'impiego in edifici di carattere religioso. L'attività artigianale non si limitava al solo materiale da costruzione tra cui mattoni, di cui ne sono attestate due tipologie: il mattone pedale di forma quadrata e il mattone di forma rettangolare, tufi, malta, pietra, legno, ma si estendeva anche alle ceramiche, lucerne e forse anche vetri. Il presule sembra essere stato il promotore di un vero e proprio ''artigianato ecclesiastico", con un coinvolgimento diretto e indiretto, in tutte le fasi di controllo e gestione del percorso produttivo e probabilmente della circolazione dei manufatti. Nel settore meridionale dell'area di San Pietro dove era attivo in età repubblicana un grande quartiere artigianale, non è un caso che sia rimasta in funzione, nella fase di costruzione del complesso sacro, prima della realizzazione di una domus nel VI secolo, una fornace impiegata per la cottura dei laterizi. Le ricerche archeologiche – conclude Mazzotta - hanno evidenziato altri casi di attività produttive di ceramica, vetri, metalli o fulloniche, poste sotto il controllo del vescovo. Ne è un esempio il sito di San Giusto, nel territorio di Lucera, dove è stato ritrovato un quartiere artigianale, con una fornace per la cottura di ceramiche. Nell'età di Gregorio Magno è ben noto il ruolo che ebbe la chiesa, nella produzione agricola e nelle attività di commercializzazione dei prodotti. L'intervento sabiniano non si estese solo in ambito urbano e suburbano, ma anche nel territorio interno diocesano e particolarmente nelle vicine , Canne e Barletta.""" A margine della sessione di laurea Maria Rosaria Mazzotta ha inteso esprimere un "sentito ringraziamento a Mons. Felice Bacco , parroco della Cattedrale di San Sabino di Canosa di Puglia che è stato sempre disponibile a fornirmi i testi di cui avevo bisogno. Le sue informazioni sono state esaustive e di profondo aiuto nella stesura della mia tesi."
Un'altra meta importante raggiunta da Maria Rosaria- Romina - Mazzotta, impegnata da anni sul territorio alla promozione dello stesso e soprattutto dell'arte a 360°, che ha ultimato proficuamente il percorso formativo di studi in Beni Culturali, sotto la protezione di San Sabino. In questi anni, nonostante gli impegni familiari( coniugata, è mamma di due figli maggiorenni Damiano e Lucrezia Mangino), ha acquisito competenze specifiche nell'ambito della legislazione, gestione e valorizzazione dei beni culturali che saranno necessarie e indispensabili per la sua professione e messe a disposizione della comunità locale nell'ottica della città votata al turismo archeologico, religioso e artistico, anche con le opere e le attività promosse dalla neo dottoressa Romina Mazzotta che in silenzio sta contribuendo fattivamente attraverso l'organizzazione di eventi e di laboratori didattici "a cielo aperto" nei parchi archeologici e nelle piazze cittadine.
Congratulazioni, dalla Redazione di Canosaweb. Ad maiora!
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