Fratelli tutti. Testimonianze di un’amicizia operativa sulle orme di Papa Francesco

Al Meeting di Rimini, in dialogo con S.Em. Cardinale Matteo Zuppi

lunedì 21 agosto 2023 10.59
«La realtà è superiore all'idea», spiegava papa Francesco nell'esortazione apostolica "Evangelii Gaudium" del 2013, di fatto il documento programmatico del suo pontificato. Dieci anni dopo la sua elezione, per raccontare i principi contenuti nella sua ultima enciclica "Fratelli tutti", su "fraternità e amicizia sociale", al Meeting di Rimini, in dialogo con S.Em. Card. Matteo Zuppi, presidente CEI e arcivescovo di Bologna, questa analisi comincia dal confronto con quattro storie concrete.
Regina De Albertis, direttore tecnico e consigliere delegato Borio Mangiarotti S.p.A., presidente Assimpredil Ance Milano, Lodi, Monza e Brianza, parte dalla parabola dei talenti: «Come imprenditrice mi sono trovata più volte a fare scelte importanti per il futuro della mia impresa e il posto di lavoro dei dipendenti. Nelle fasi critiche l'imprenditore può pensare di seppellire in una buca i doni ricevuti, ma i talenti ricevuti servono per vivere con responsabilità. Il valore reale di un'impresa» ha aggiunto, «non è determinato solo dal profitto, ma è connesso al valore condiviso che l'impresa è in grado di generare».
Alberto Bonfanti, presidente Portofranco, ha raccontato quanto questo progetto, nato nel 2000 come centro di aiuto gratuito allo studio, sia alimentato dalla gratuità dei volontari. «La forza e il metodo di #Portofranco è l'amicizia tra coloro che vi operano, un'amicizia operativa. Un'amicizia, infatti, non è mai vera se non opera, se non affronta la realtà. La persona», ha aggiunto Bonfanti, «non coincide con il bisogno, ma emerge nel bisogno. Solo affrontando il bisogno si incontra davvero l'altro e non l'idea che abbiamo di lui».
Vittorio Bosio, presidente Centro Sportivo Italiano (CSI), ha osservato quanto ancora oggi lo sport possa avere un valore educativo contro la mentalità corrente secondo la quale l'attività sportiva sia solo basata sul risultato e l'affermazione di sé: «Questo atteggiamento produce "scarti"» ha denunciato Bosio, «ma il CSI ha costruito le sue fortune con gli "scartati". Dentro l'attività sportiva ci stanno tutti con le qualità che hanno. Molti non saranno diventati campioni, ma sono diventati buoni cittadini. Siamo orgogliosi di essere nati dall'Azione Cattolica», ha concluso. «L'esperienza è nata nelle parrocchie, preti e laici devono fare quadrato per un'attività sportiva educativa».
Infine, Dario Odifreddi, presidente Piazza dei Mestieri e presidente Consorzio Scuole Lavoro, ha raccontato di come lo "struggimento" verso i giovani che perdevano il lavoro o non lo trovavano abbia generato, dentro un'amicizia, la sfida della "Piazza dei Mestieri". «Tanti ragazzi vengono da noi dicendo "io sono trasparente", dicendo che a nessuno interessa chi siano. Noi abbiamo voluto che per ogni attività educativa ci fosse anche un'attività produttiva, perché i ragazzi imparassero ad amare il lavoro come una delle modalità più importanti per la realizzazione di sé».
Il cardinale Zuppi, al termine, ha rilanciato alcune risonanze nate da questo confronto: «Sono contento di queste storie, dentro vi è tanta gioia», ha dichiarato, «perché l'amicizia non è l'intimismo egoistico, come direbbe papa Francesco, l'amicizia operativa è "io sto bene se faccio stare bene, se cambio le cose"».
«Scarseggiano i preti. Io mi auguro che non scarseggino i padri», ha aggiunto il presidente della CEI, che, rilanciando un passaggio di Regina De Albertis, ha ricordato come «i beni sono comuni. Alcuni si sono arrabbiati per il passaggio sulla proprietà privata della "Fratelli Tutti". Il talento è tuo, ma se non lo usi per gli altri lo perdi. Spendendo per gli altri i nostri beni trovo il bene comune che è anche il mio. Non ci rimetto, ma trovo cento volte tanto». Sugli "scartati" nelle esperienze sportive Zuppi invita a «liberarci dalla prestazione». Questo significa «divertirsi di più e diventare migliori. L'ansia di perfezione a tutti i livelli è pericolosissima». E, ribadendo una frase letta in una delle mostre del Meeting, l'arcivescovo di Bologna ricorda che «la bellezza non è la perfezione», contro l'imperante «pornografia in tante immagini e stereotipi fasulli, che crea sofferenze terribili». E alla domanda sul perché tante realtà siano spinte ad aiutare "non solo i nostri": «Il Signore "ci ha inguaiato": i "nostri" sono tutti, non c'è nessuno che non sia nostro, la nostra amicizia non ha frontiere», e al contempo invita ad accogliere, senza moralismi e paternalismi, le urla degli scartati, nei quali riecheggia l'urlo della Cananea del Vangelo di questa domenica.
Immancabile un passaggio sull'amicizia sociale come costruzione di pace, specie nei riguardi dell'invasione russa in Ucraina, per la quale papa Francesco ha voluto il cardinale Zuppi come speciale inviato di pace.
«L'amicizia sociale», ha detto il cardinale, «è un liberare da tanta rabbia, odio, individualismo. La "Fratelli Tutti" di papa Francesco raccoglie i tanti sogni della generazione che ci ha preceduto, che ci ha consegnato dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale i desideri e gli strumenti per un mondo di pace».
Una missione mossa dallo "struggimento": «Papa Francesco ci chiede di non abituarci alla guerra. Mi ha commosso la commozione di papa Francesco l'8 dicembre a Piazza di Spagna. Dobbiamo continuare ad avere lo stesso struggimento: ogni giorno che passa vuol dire tante persone che muoiono, l'odio diventa più profondo, l'inquinamento diventa più insopportabile. È davvero una guerra mondiale, non solo a pezzi, che già coinvolge tanto».
La missione del card. Zuppi «nasce da questo». E di fronte all'attesa che in tanti ripongono in questa missione l'arcivescovo di Bologna ricorda: «Pace non significa tradimento. La pace richiede la giustizia e la sicurezza. Non ci può essere una pace ingiusta, premessa di altri conflitti, c'è un aggressore e un aggredito, e serve una pace sicura per il futuro».
Attenzione per «la parte umanitaria», con i bambini ucraini che sono in Russia per «provare a capire cosa si può fare per il ritorno di chi deve tornare nelle proprie case».
Alla domanda su come stia vivendo questa missione di pace, il card. Zuppi ammette: «Vivo con la consapevolezza di quanta gente prega per la pace. Mi dà una responsabilità in più, ma anche il senso di una grande invocazione che ci spinge a trovare la via della pace». Come per la pandemia, «dobbiamo fare tesoro anche di questo per trovare gli strumenti che possano comporre i conflitti».