Giornata del Ricordo:convivio culturale all'UTE
Interverrà la professoressa Agata Pinnelli
domenica 7 febbraio 2016
12.49
L'Università della Terza Età - Sezione "Prof. Ovidio Gallo" di Canosa di Puglia(BT), dedica il suo convivio culturale alla "Giornata del Ricordo" con una conferenza-dibattito che vedrà la partecipazione della professoressa Agata Pinnelli. L'incontro come da programma si terrà lunedì 8 febbraio, alle ore 18,30 presso l'Auditorium dell'Oasi Arcivescovo Francesco Minerva, in via Muzio Scevola nr.20. Nel marzo 2004 con la legge 92 il Parlamento istituisce la Giornata del Ricordo nella data del 10 febbraio, anniversario della firma del trattato di pace tra l'Italia e le potenze alleate nel 1947, dopo un anno e mezzo di estenuanti trattative, che privava l'Italia della regione istriana, compresa Pola, data in cui per gli italiani si aprivano le porte dolorose dell'esodo. "Italiani due volte", scrisse Indro Montanelli, testimone dei fatti: Italiani di nascita, Italiani per scelta per non infoibare la propria identità culturale, storica, religiosa, sociale, costruita nel corso dei secoli in una convivenza pacifica, dove le differenze scompaiono non con la forza della prevaricazione e della coercizione, ma con la forza della elevatezza culturale che riesce a mettere in moto quel processo spontaneo di assimilazione tra etnie diverse. Un esempio lo è stato Abdon Pamich, fiumano (medaglia d'oro nella marcia 50 Km alle olimpiadi di Tokio 1964) che, pur essendo slavo, era un vero italiano, divenuto tale per assimilazione, fiero della sua identità italiana, e per questo esule.
L'istituzione del Giorno del Ricordo è stato un atto che ha messo in moto un processo di liberazione della "Memoria" per fare spazio ad una verità taciuta e negata, un incubo da tenere privato, anche se storia nazionale. Dal 2010 con l'omaggio al Monumento all'Esule reso dai tre capi di Stato italiano, sloveno e croato si è cementato ufficialmente il riconoscimento istituzionale.Il giorno del Ricordo, oltre che stimolare a conservare, ricordare, rinnovare la tragedia delle vittime delle foibe e dell'esodo doloroso dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, vuole rendere loro giustizia restituendo questa pagina di storia con le sue luci ed ombre alla memoria collettiva attraverso il raccontare, il conoscere, il collocare i fatti nei libri di storia, nonché arricchire nei vocabolari la semantica del termine "foiba".
La storia delle foibe e dell'esodo appartengono all'impazzimento dell'ideologia sia che essa si manifestasse in nome dello spirito di dominio, delle logiche militari, sia delle pulsioni nazionalistiche. Era il potere che si trasformava nella barbarie più esplicita ed immediata. A volte il presente per cause contingenti di interessi politici interni, internazionali, di ideologie, di responsabilità intossica la memoria, ipnotizza le coscienze, le strutture dello Stato e il vuoto valoriale unitamente all'ignoranza prende il sopravvento sulla dignità e sulla coscienza, facendoci considerare i fatti negativi, incidenti di percorso, estraniati dalle motivazioni: il male è banalizzato e si trasforma in tentazione ogni qualvolta appare impossibile gestire la miseria politica, sociale ed economica in maniera degna dell'uomo. Bisogna conoscere, studiare, guardare il fondo dell'abisso in cui può cadere la storia umana, non ritrarsi dinanzi all'orrore, perché anche esso ci racconta chi siamo, illustra fin dove gli essere umani possono spingersi, poiché su quella soglia l'inimmaginabile diventa realtà.
Il diritto culturale alla memoria si coniuga alla necessità di considerare la memoria come un dovere, perché il silenzio, l'indifferenza offendono la fatica dolorosa del ricordo, impediscono la salvaguardia della propria identità, delle proprie radici, la solidarietà e soprattutto il sentimento di unità del genere umano e della fratellanza che ne deriva. In una parola annientano la speranza del futuro. Perciò il ricordo deve diventare il nostro compagno di viaggio: ogni giorno deve essere elaborato, interiorizzato, anche se è doloroso, affinché si trasformi in guida, in luce ai nostri comportamenti orientandoli ad un futuro di progresso comune, di democrazia, di libertà. Nel corso del dibattito si farà riferimento a testimonianze emblematiche della tragedia sia come vittime delle foibe (il canosino Di Gennaro Nicola; Cossetto Norma, medaglia d'oro al valor civile, un monito contro la onnipresente violenza contro le donne), sia come vittime dell'esodo attraverso la testimonianza della scrittrice Maria Gabriella Macini Fazio, intervistata da Canosaweb, di cui la poesia che segue ne esprime i sentimenti; sia attraverso le masserizie, gli oggetti, documenti, foto, quaderni … spediti dai legittimi proprietari al Servizio Esodo prima di trasformarsi in esuli, accumulatisi nel Magazzino 18 del porto vecchio di Trieste che raccontano nel loro silenzio la sofferenza dello sradicamento, la nostalgia, la malinconia di tante vite, a causa di un distacco forzato dalla loro terra, se vogliamo, incomprensibile dalla logica di cui ogni uomo è insignito.
Scrivi: sono profugo!
Figlio di una patria esangue
il mio nome è inciso nella memoria,
pietra sacrale della mia gente,
e di bocca in bocca l'affido
al ricordo, che tesse la nostalgia
nei cuori di quanti hanno
avuto pietà di me ramingo.
Scrivi: sono radice estirpata,
fiore reciso
ma ovunque io andrò
lascerò traccia di me.
Scrivi e consegna alla storia,
perché sono storia anch'io!
L'istituzione del Giorno del Ricordo è stato un atto che ha messo in moto un processo di liberazione della "Memoria" per fare spazio ad una verità taciuta e negata, un incubo da tenere privato, anche se storia nazionale. Dal 2010 con l'omaggio al Monumento all'Esule reso dai tre capi di Stato italiano, sloveno e croato si è cementato ufficialmente il riconoscimento istituzionale.Il giorno del Ricordo, oltre che stimolare a conservare, ricordare, rinnovare la tragedia delle vittime delle foibe e dell'esodo doloroso dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, vuole rendere loro giustizia restituendo questa pagina di storia con le sue luci ed ombre alla memoria collettiva attraverso il raccontare, il conoscere, il collocare i fatti nei libri di storia, nonché arricchire nei vocabolari la semantica del termine "foiba".
La storia delle foibe e dell'esodo appartengono all'impazzimento dell'ideologia sia che essa si manifestasse in nome dello spirito di dominio, delle logiche militari, sia delle pulsioni nazionalistiche. Era il potere che si trasformava nella barbarie più esplicita ed immediata. A volte il presente per cause contingenti di interessi politici interni, internazionali, di ideologie, di responsabilità intossica la memoria, ipnotizza le coscienze, le strutture dello Stato e il vuoto valoriale unitamente all'ignoranza prende il sopravvento sulla dignità e sulla coscienza, facendoci considerare i fatti negativi, incidenti di percorso, estraniati dalle motivazioni: il male è banalizzato e si trasforma in tentazione ogni qualvolta appare impossibile gestire la miseria politica, sociale ed economica in maniera degna dell'uomo. Bisogna conoscere, studiare, guardare il fondo dell'abisso in cui può cadere la storia umana, non ritrarsi dinanzi all'orrore, perché anche esso ci racconta chi siamo, illustra fin dove gli essere umani possono spingersi, poiché su quella soglia l'inimmaginabile diventa realtà.
Il diritto culturale alla memoria si coniuga alla necessità di considerare la memoria come un dovere, perché il silenzio, l'indifferenza offendono la fatica dolorosa del ricordo, impediscono la salvaguardia della propria identità, delle proprie radici, la solidarietà e soprattutto il sentimento di unità del genere umano e della fratellanza che ne deriva. In una parola annientano la speranza del futuro. Perciò il ricordo deve diventare il nostro compagno di viaggio: ogni giorno deve essere elaborato, interiorizzato, anche se è doloroso, affinché si trasformi in guida, in luce ai nostri comportamenti orientandoli ad un futuro di progresso comune, di democrazia, di libertà. Nel corso del dibattito si farà riferimento a testimonianze emblematiche della tragedia sia come vittime delle foibe (il canosino Di Gennaro Nicola; Cossetto Norma, medaglia d'oro al valor civile, un monito contro la onnipresente violenza contro le donne), sia come vittime dell'esodo attraverso la testimonianza della scrittrice Maria Gabriella Macini Fazio, intervistata da Canosaweb, di cui la poesia che segue ne esprime i sentimenti; sia attraverso le masserizie, gli oggetti, documenti, foto, quaderni … spediti dai legittimi proprietari al Servizio Esodo prima di trasformarsi in esuli, accumulatisi nel Magazzino 18 del porto vecchio di Trieste che raccontano nel loro silenzio la sofferenza dello sradicamento, la nostalgia, la malinconia di tante vite, a causa di un distacco forzato dalla loro terra, se vogliamo, incomprensibile dalla logica di cui ogni uomo è insignito.
Scrivi: sono profugo!
Figlio di una patria esangue
il mio nome è inciso nella memoria,
pietra sacrale della mia gente,
e di bocca in bocca l'affido
al ricordo, che tesse la nostalgia
nei cuori di quanti hanno
avuto pietà di me ramingo.
Scrivi: sono radice estirpata,
fiore reciso
ma ovunque io andrò
lascerò traccia di me.
Scrivi e consegna alla storia,
perché sono storia anch'io!