Giusy Del Vento vince il Premio "Lorenzo Sacchero"
Autrice del racconto "Il pane, un morso alla volta"
giovedì 24 luglio 2014
9.19
La canosina Giusy Del Vento con il racconto intitolato "Il pane, un morso alla volta" si aggiudica il Premio "Lorenzo Sacchero", nell'ambito della 15ª Edizione del Premio Letterario "Ettore Ottaviano", svoltasi lo scorso week end a S. Caterina Rocca d'Arazzo(AT).
Il premio letterario in terra astigiana che annovera risultati di notevole interesse culturale nelle edizioni precedenti ha visto la partecipazione di oltre cento scrittori provenienti da tutta l'Italia, giudicati da una commissione, presieduta da Silvio Barbero (Vicepresidente dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo) e composta da esperti nel campo della letteratura, drammaturgia e del giornalismo. Un concorso letterario diverso dagli altri, inconsueto e per certi versi intrigante che imponeva ai partecipanti un racconto inedito ispirato al tema "Fermate il mondo, voglio scendere!" e alcune note di approccio: """Osserviamoci: tutti noi viviamo una vita ad alta velocità, siamo sempre sotto pressione, in corsa, in rincorsa, in ritardo, il tempo non basta mai, lo stress è la malattia del mondo occidentale...quante volte vorremmo dire "basta!". Abbiamo bisogno, ed anche le possibilità, se lo vogliamo, di recuperare un tempo lento, di qualità, un tempo per la persona, gli affetti, i sogni, ma anche il tempo lento di un racconto...il tempo lento per cucinare un piatto come lo faceva la nonna...il tempo lento per guardar crescere l'insalata nell'orto...Storie di chi ce l'ha fatta, di chi è fuggito, di chi sta cercando il coraggio di farlo.""" Un altro riconoscimento di rilievo che si aggiunge agli altri ottenuti in passato da Giusy Del Vento, autrice di poesie anche in vernacolo che in più volte l'hanno portata sul podio dei vincitori, facendole guadagnare notorietà a livello nazionale. Di recente una sua poesia dal titolo "La Casa" è stata scelta per l'antologia "Ho conosciuto Gerico" pubblicata in occasione del "Premio Alda Merini" organizzato dall'Accademia dei Bronzi di Catanzaro.
La casa
Poi ci sono tornato nella casa
cosa cercassi non lo so
Erano cresciuti fiori sulla soglia
violette e bocche di leone
ed un piccolo fico sulle tegole sconnesse
Sulle pareti azzurre sbiadite
i segni dei quadri e delle foto
La cucina spenta, una piccola padella
appoggiata, sola
Ho girato per un po'
seguendo le geometrie dei pavimenti
Come per incontrare qualcuno
forse per incontrare me
Sono scappato fuori ma
uscendo
mi è sembrato di udire risate
come di bambini.
Inoltre, la poesia "Altopiano" è arrivata in finale ed inserita nella raccolta in esperanto del concorso "Poesia da tutti i cieli", in fase di pubblicazione che comprenderà 50 componimenti in rima su più di quattrocento selezionati da tutto il mondo. I suoi lavori letterari stanno riscuotendo ampi consensi ed apprezzamenti anche in rete, su "mEEtale", il portale di autopubblicazione gratuita per scrittori liberi ed indipendenti e sui social network. Molto stimata la sua vena poetica prolifica, pregna di sentimenti autentici e la sua scrittura snella ed efficace che dona momenti di riflessione, confronto e condivisione. """Leggere per me è come viaggiare, un bel viaggiare nel tempo nello spazio nelle emozioni, nei paesi. Giramondo perpetuo che torna spesso a casa. Scrivere per me significa comunicare…""" è l'incipit della missione letteraria dell'autrice Giusy Del Vento che vanta 3 pubblicazioni: la raccolta di poesie dal titolo "Come gocce d'Acqua" edita nel 2000; la seconda "Al canto de la musa despierta il poeta" (Al canto della Musa svegliasi il poeta) scritta a quattro mani nel 2012 con il poeta e scrittore venezuelano Giovanni Petrella; poi, il romanzo "Filippo Canosa e la Principessa" per Aletti Editore nel 2011 mentre la quarta è prossima all'uscita. """Quando leggiamo un libro di poesie, lo facciamo per nutrire cuore e spirito; per sentire a volte, nell'eco di un'altra voce, anche un po' la nostra…""" è l'invito significativo rivolto dal Giusy Del Vento agli utenti di CanosaViva ed a tutti coloro che hanno la passione di leggere o l'hanno da poco scoperta per stimolare o consolidare il piacere della lettura attraverso il racconto "Il pane, un morso alla volta", vincitore del Premio "Lorenzo Sacchero" nel Monferrato, ed in visione per l'occasione su questo portale. I momenti di relax in questa stagione estiva sono l'occasione propizia per entrare dentro questo racconto e gustarlo con la calma e l'attenzione che merita. Buona lettura!
Bartolo Carbone
Racconto "Il pane, un morso alla volta" di Giusy Del Vento
La vita ha un sapore, intendo dire proprio un gusto effettivo e reale.
Se la assaggi però, se non la ingoi distratto fagocitando le giornate, ogni santa mattina che ti svegli o stremato ogni notte quando vai a dormire.
Le mandi giù così . . . come prenderesti una medicina cattiva, una pillola insapore giusto perché, ti tocca esistere.
La vita invece ha un sapore dicevo e non è possibile indicarlo come cattivo o buono perché è in continuo mutamento anzi, sarebbe meglio specificare, che ogni attimo o episodio ha il proprio gusto.
Se non stai attento però, finisce che te li perdi tutti, succede come quando capita di schiacciare sotto i denti una mandorla amara, senti solo il fiele, puoi bere o mangiare qualsiasi altra cosa dopo, ma avrai per lungo tempo solo la percezione dell'amaro in bocca.
Chi l'ha provato almeno una volta, converrà con me, che è un'esperienza piuttosto seccante.
Bisogna concentrarsi dunque, rallentare e stabilire di assaporarla la vita perché vi confesso, ne vale davvero la pena, vi spiego . . .
Da piccolo avevo sempre fame, forse perché stavo crescendo o forse perché abbondanza in casa mia non ne abbiamo vista mai, per sentirci realmente sazi ad ogni pasto, comunque questa condizione famelica costante mi portava ad essere smanioso, agitato nella ricerca delle cose, così un leggero senso di risentimento verso il mondo non mi lasciava mai.
Ero un bambino non direi triste ma insoddisfatto ecco.
Bene, naturalmente questa analisi pignola la sto facendo adesso, da piccino avevo la consapevolezza di stare male e basta.
Tutto quello che mi dava piacere passava presto, finiva in fretta. Vivevo il resto del tempo, che mi sembrava infinito, con una certa vaghezza, in aspettazione di gioie precarie.
Ad esempio, le fontanelle di natale preziose, acquistate una volta all'anno non me le godevo mai, a differenza di mio fratello che ne era affascinato a lungo e ne parlava ancora settimane dopo, perché?
Io non riuscivo a gioire delle bellissime scintille di luce che zampillavano dalla mia mano, riversandosi in mille stelle al suolo no, io percepivo già da principio, solo il mozzicone rosso e fumante che sarebbe poi diventato nero e freddo in pochi secondi.
Non riuscii a godermi neanche l'unico spettacolo di marionette che vidi con mio padre.
Forse un poco di contentezza la provai all'inizio, ma poi mi veniva difficile seguire le gesta di Orlando con durlindana, di re Carlo, il tradimento di Gano di Maganza, perché avevo l'ansia e la paura della fine. Soffrivo la tensione, temevo di vedere abbassato il sipario ogni momento.
Proprio le cortine che si chiudono invece, è la scena che mi è rimasta impressa più a lungo.
Insomma, vivevo così, ingozzandomi di ogni cosa senza gioia.
Che misera vita era la mia! Non perché fossi povero, a qui tempi lo eravamo tutti, ero infelice e incapace di godermi gli istanti.
Ma avrei cessato di soffrire.
Un giorno sulla tavola c'era poco da mangiare, per ognuno di noi una larga fetta di pane tagliata dalla pagnotta del giorno prima, su questa spiccava giallo e lucido un filo di olio.
Come sempre la divorai in due soli bocconi, così velocemente che mi veniva difficile anche tirare il fiato, tanto ne avevo la bocca otturata.
Puntualmente, quell'atto non mi restituì nessun appagamento. Semmai invece mi lasciò un vuoto ancora più profondo, così oscuro e incomprensibile da farmi salire le lacrime agli occhi, che subito mi affrettai a cancellare con il braccio.
Mia madre però le vide e non so come, ma riuscì a comprendere il mio malessere, quindi fece una cosa che non scorderò mai.
Tagliò una parte del suo pane e la sistemò nel mio piatto
-Tonino, ti voglio insegnare un segreto. Guarda questo pezzo di pane ti sembra piccolo vero?- -Sì, è piccolo- -Ma tu puoi farlo diventare grande quanto vuoi- -E come?- -Ecco prendine un morso, senza riempirti tutta la bocca ma neanche troppo piccolo da non riuscire a trovarlo con la lingua-
Ubbidii . . .
-Aspetta, non ingoiarlo subito tienilo un poco lì, fermo-
Sentii la saliva invadermi il palato e incominciare ad ammorbidire il boccone -Adesso mastica però fallo piano, respira con il naso- Feci come mi diceva e subito fui assalito da un'esplosione di percezioni, mai provate prima!
-Riesci a sentire come è soffice la mollica, mentre la crosta rimane croccante? Senti il dolce della farina sulla punta della lingua? Se aspetti ancora un poco, arriva anche il salato. Non ti ricorda forse il sapore della crosta del formaggio?-
Incredibile aveva ragione! Stavo forse impazzendo?
Chiusi gli occhi, ora sentivo tutto, riuscivo anche a separare il gusto del pane da quello dell'olio, avvertivo un leggero pizzicorino in gola e addirittura col naso percepivo un lieve profumo di erba stropicciata che poi, ho associato a quello delle olive appena premute.
Era una musica mai sentita, un mondo meraviglioso da setacciare, che colmava un poco alla volta il mio vuoto interiore persistente.
Aprii gli occhi, mi sfuggiva qualcosa, il pane era finito così ne presi un'altro morso, sempre masticandolo lentamente come il primo. Il mio naso percepiva gli aromi nella bocca ma come era possibile? Odori straordinari che adesso mi sembrava di riconoscere.
Il naso lo avevo fin dalla nascita e funzionava bene, così come la mia lingua, non è che non avessi mai sentito gli odori e i sapori, semplicemente per la fretta non davo la possibilità al mio cervello di coglierli, catalogarli e metterli in ordine, per poi riconoscerli di nuovo e permettermi di goderne.
Ci misi del tempo a finire quel pezzetto di pane, non ricordo quanto ma alla fine mi sentii per la prima volta sazio e felice.
Avevo capito che non era la vita, il problema ero io che non sapevo afferrare gusti, momenti e giorni, l'angoscia e la bulimia di esistere me lo avevano impedito.
Decisi che non sarebbe successo mai più, né con il cibo, né con le fontanelle di natale né con tutto il resto. Sorrisi grato a mia madre per avermi reso partecipe di quella magia.
-Grazie mamma è un segreto bellissimo!- E lei mi restituì una carezza ruvida.
Da quel giorno fui un'altro bambino, felice.
Non tutto quello che la vita offre è buono certo lo so, ma assaggio anche i sapori sgradevoli, che mi fanno apprezzare ancora meglio quelli amabili.
Non ho più fretta, il timore della fine inevitabile delle cose mi ha lasciato. Questo è stato il regalo più grande che mia madre mi ha fatto, dopo avermi messo al mondo.
Sono un uomo adesso e a questo punto, come vi dicevo all'inizio, ho la convinzione che la vita abbia un sapore che va riconosciuto e gustato senza fretta.
Non mi credete? Provateci almeno una volta.
Tutti abbiamo una percezione diversa delle cose, ma con l'esercizio si impara ad apprezzare il gusto e le emozioni che queste si portano dietro.
Alcuni momenti saranno deliziosi, altri antipatici, avvertirete forse il sapore di una torta al limone, o il profumo delicato dei fiori di sambuco. A volte sentirete il sale, come leccando la pelle dopo un bagno al mare, oppure sapori stantii di muffa; di fragole o basilico, di caffè appena tostato o di pioggia d'estate, odore di bambini, limatura di ferro, sapone, lavanda, neve, caramello, ragù.
Quando conobbi l'amore, sentii in bocca il gusto dei chicchi di grano non ancora maturo, quando è tenero e dolce. Lo sento ancora sapete, ogni volta che le sono accanto.
Ci sono miglia anzi, milioni di combinazioni infinite, ma neanche una volta saranno identiche credeteci, non ci si annoia mai!
Tocca a voi scoprirle.
Io la mangio ogni giorno la mia vita, senza ingozzarmi più.
Come imparai a fare allora, da bambino con il pane . . . un morso alla volta.
Il premio letterario in terra astigiana che annovera risultati di notevole interesse culturale nelle edizioni precedenti ha visto la partecipazione di oltre cento scrittori provenienti da tutta l'Italia, giudicati da una commissione, presieduta da Silvio Barbero (Vicepresidente dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo) e composta da esperti nel campo della letteratura, drammaturgia e del giornalismo. Un concorso letterario diverso dagli altri, inconsueto e per certi versi intrigante che imponeva ai partecipanti un racconto inedito ispirato al tema "Fermate il mondo, voglio scendere!" e alcune note di approccio: """Osserviamoci: tutti noi viviamo una vita ad alta velocità, siamo sempre sotto pressione, in corsa, in rincorsa, in ritardo, il tempo non basta mai, lo stress è la malattia del mondo occidentale...quante volte vorremmo dire "basta!". Abbiamo bisogno, ed anche le possibilità, se lo vogliamo, di recuperare un tempo lento, di qualità, un tempo per la persona, gli affetti, i sogni, ma anche il tempo lento di un racconto...il tempo lento per cucinare un piatto come lo faceva la nonna...il tempo lento per guardar crescere l'insalata nell'orto...Storie di chi ce l'ha fatta, di chi è fuggito, di chi sta cercando il coraggio di farlo.""" Un altro riconoscimento di rilievo che si aggiunge agli altri ottenuti in passato da Giusy Del Vento, autrice di poesie anche in vernacolo che in più volte l'hanno portata sul podio dei vincitori, facendole guadagnare notorietà a livello nazionale. Di recente una sua poesia dal titolo "La Casa" è stata scelta per l'antologia "Ho conosciuto Gerico" pubblicata in occasione del "Premio Alda Merini" organizzato dall'Accademia dei Bronzi di Catanzaro.
La casa
Poi ci sono tornato nella casa
cosa cercassi non lo so
Erano cresciuti fiori sulla soglia
violette e bocche di leone
ed un piccolo fico sulle tegole sconnesse
Sulle pareti azzurre sbiadite
i segni dei quadri e delle foto
La cucina spenta, una piccola padella
appoggiata, sola
Ho girato per un po'
seguendo le geometrie dei pavimenti
Come per incontrare qualcuno
forse per incontrare me
Sono scappato fuori ma
uscendo
mi è sembrato di udire risate
come di bambini.
Inoltre, la poesia "Altopiano" è arrivata in finale ed inserita nella raccolta in esperanto del concorso "Poesia da tutti i cieli", in fase di pubblicazione che comprenderà 50 componimenti in rima su più di quattrocento selezionati da tutto il mondo. I suoi lavori letterari stanno riscuotendo ampi consensi ed apprezzamenti anche in rete, su "mEEtale", il portale di autopubblicazione gratuita per scrittori liberi ed indipendenti e sui social network. Molto stimata la sua vena poetica prolifica, pregna di sentimenti autentici e la sua scrittura snella ed efficace che dona momenti di riflessione, confronto e condivisione. """Leggere per me è come viaggiare, un bel viaggiare nel tempo nello spazio nelle emozioni, nei paesi. Giramondo perpetuo che torna spesso a casa. Scrivere per me significa comunicare…""" è l'incipit della missione letteraria dell'autrice Giusy Del Vento che vanta 3 pubblicazioni: la raccolta di poesie dal titolo "Come gocce d'Acqua" edita nel 2000; la seconda "Al canto de la musa despierta il poeta" (Al canto della Musa svegliasi il poeta) scritta a quattro mani nel 2012 con il poeta e scrittore venezuelano Giovanni Petrella; poi, il romanzo "Filippo Canosa e la Principessa" per Aletti Editore nel 2011 mentre la quarta è prossima all'uscita. """Quando leggiamo un libro di poesie, lo facciamo per nutrire cuore e spirito; per sentire a volte, nell'eco di un'altra voce, anche un po' la nostra…""" è l'invito significativo rivolto dal Giusy Del Vento agli utenti di CanosaViva ed a tutti coloro che hanno la passione di leggere o l'hanno da poco scoperta per stimolare o consolidare il piacere della lettura attraverso il racconto "Il pane, un morso alla volta", vincitore del Premio "Lorenzo Sacchero" nel Monferrato, ed in visione per l'occasione su questo portale. I momenti di relax in questa stagione estiva sono l'occasione propizia per entrare dentro questo racconto e gustarlo con la calma e l'attenzione che merita. Buona lettura!
Bartolo Carbone
Racconto "Il pane, un morso alla volta" di Giusy Del Vento
La vita ha un sapore, intendo dire proprio un gusto effettivo e reale.
Se la assaggi però, se non la ingoi distratto fagocitando le giornate, ogni santa mattina che ti svegli o stremato ogni notte quando vai a dormire.
Le mandi giù così . . . come prenderesti una medicina cattiva, una pillola insapore giusto perché, ti tocca esistere.
La vita invece ha un sapore dicevo e non è possibile indicarlo come cattivo o buono perché è in continuo mutamento anzi, sarebbe meglio specificare, che ogni attimo o episodio ha il proprio gusto.
Se non stai attento però, finisce che te li perdi tutti, succede come quando capita di schiacciare sotto i denti una mandorla amara, senti solo il fiele, puoi bere o mangiare qualsiasi altra cosa dopo, ma avrai per lungo tempo solo la percezione dell'amaro in bocca.
Chi l'ha provato almeno una volta, converrà con me, che è un'esperienza piuttosto seccante.
Bisogna concentrarsi dunque, rallentare e stabilire di assaporarla la vita perché vi confesso, ne vale davvero la pena, vi spiego . . .
Da piccolo avevo sempre fame, forse perché stavo crescendo o forse perché abbondanza in casa mia non ne abbiamo vista mai, per sentirci realmente sazi ad ogni pasto, comunque questa condizione famelica costante mi portava ad essere smanioso, agitato nella ricerca delle cose, così un leggero senso di risentimento verso il mondo non mi lasciava mai.
Ero un bambino non direi triste ma insoddisfatto ecco.
Bene, naturalmente questa analisi pignola la sto facendo adesso, da piccino avevo la consapevolezza di stare male e basta.
Tutto quello che mi dava piacere passava presto, finiva in fretta. Vivevo il resto del tempo, che mi sembrava infinito, con una certa vaghezza, in aspettazione di gioie precarie.
Ad esempio, le fontanelle di natale preziose, acquistate una volta all'anno non me le godevo mai, a differenza di mio fratello che ne era affascinato a lungo e ne parlava ancora settimane dopo, perché?
Io non riuscivo a gioire delle bellissime scintille di luce che zampillavano dalla mia mano, riversandosi in mille stelle al suolo no, io percepivo già da principio, solo il mozzicone rosso e fumante che sarebbe poi diventato nero e freddo in pochi secondi.
Non riuscii a godermi neanche l'unico spettacolo di marionette che vidi con mio padre.
Forse un poco di contentezza la provai all'inizio, ma poi mi veniva difficile seguire le gesta di Orlando con durlindana, di re Carlo, il tradimento di Gano di Maganza, perché avevo l'ansia e la paura della fine. Soffrivo la tensione, temevo di vedere abbassato il sipario ogni momento.
Proprio le cortine che si chiudono invece, è la scena che mi è rimasta impressa più a lungo.
Insomma, vivevo così, ingozzandomi di ogni cosa senza gioia.
Che misera vita era la mia! Non perché fossi povero, a qui tempi lo eravamo tutti, ero infelice e incapace di godermi gli istanti.
Ma avrei cessato di soffrire.
Un giorno sulla tavola c'era poco da mangiare, per ognuno di noi una larga fetta di pane tagliata dalla pagnotta del giorno prima, su questa spiccava giallo e lucido un filo di olio.
Come sempre la divorai in due soli bocconi, così velocemente che mi veniva difficile anche tirare il fiato, tanto ne avevo la bocca otturata.
Puntualmente, quell'atto non mi restituì nessun appagamento. Semmai invece mi lasciò un vuoto ancora più profondo, così oscuro e incomprensibile da farmi salire le lacrime agli occhi, che subito mi affrettai a cancellare con il braccio.
Mia madre però le vide e non so come, ma riuscì a comprendere il mio malessere, quindi fece una cosa che non scorderò mai.
Tagliò una parte del suo pane e la sistemò nel mio piatto
-Tonino, ti voglio insegnare un segreto. Guarda questo pezzo di pane ti sembra piccolo vero?- -Sì, è piccolo- -Ma tu puoi farlo diventare grande quanto vuoi- -E come?- -Ecco prendine un morso, senza riempirti tutta la bocca ma neanche troppo piccolo da non riuscire a trovarlo con la lingua-
Ubbidii . . .
-Aspetta, non ingoiarlo subito tienilo un poco lì, fermo-
Sentii la saliva invadermi il palato e incominciare ad ammorbidire il boccone -Adesso mastica però fallo piano, respira con il naso- Feci come mi diceva e subito fui assalito da un'esplosione di percezioni, mai provate prima!
-Riesci a sentire come è soffice la mollica, mentre la crosta rimane croccante? Senti il dolce della farina sulla punta della lingua? Se aspetti ancora un poco, arriva anche il salato. Non ti ricorda forse il sapore della crosta del formaggio?-
Incredibile aveva ragione! Stavo forse impazzendo?
Chiusi gli occhi, ora sentivo tutto, riuscivo anche a separare il gusto del pane da quello dell'olio, avvertivo un leggero pizzicorino in gola e addirittura col naso percepivo un lieve profumo di erba stropicciata che poi, ho associato a quello delle olive appena premute.
Era una musica mai sentita, un mondo meraviglioso da setacciare, che colmava un poco alla volta il mio vuoto interiore persistente.
Aprii gli occhi, mi sfuggiva qualcosa, il pane era finito così ne presi un'altro morso, sempre masticandolo lentamente come il primo. Il mio naso percepiva gli aromi nella bocca ma come era possibile? Odori straordinari che adesso mi sembrava di riconoscere.
Il naso lo avevo fin dalla nascita e funzionava bene, così come la mia lingua, non è che non avessi mai sentito gli odori e i sapori, semplicemente per la fretta non davo la possibilità al mio cervello di coglierli, catalogarli e metterli in ordine, per poi riconoscerli di nuovo e permettermi di goderne.
Ci misi del tempo a finire quel pezzetto di pane, non ricordo quanto ma alla fine mi sentii per la prima volta sazio e felice.
Avevo capito che non era la vita, il problema ero io che non sapevo afferrare gusti, momenti e giorni, l'angoscia e la bulimia di esistere me lo avevano impedito.
Decisi che non sarebbe successo mai più, né con il cibo, né con le fontanelle di natale né con tutto il resto. Sorrisi grato a mia madre per avermi reso partecipe di quella magia.
-Grazie mamma è un segreto bellissimo!- E lei mi restituì una carezza ruvida.
Da quel giorno fui un'altro bambino, felice.
Non tutto quello che la vita offre è buono certo lo so, ma assaggio anche i sapori sgradevoli, che mi fanno apprezzare ancora meglio quelli amabili.
Non ho più fretta, il timore della fine inevitabile delle cose mi ha lasciato. Questo è stato il regalo più grande che mia madre mi ha fatto, dopo avermi messo al mondo.
Sono un uomo adesso e a questo punto, come vi dicevo all'inizio, ho la convinzione che la vita abbia un sapore che va riconosciuto e gustato senza fretta.
Non mi credete? Provateci almeno una volta.
Tutti abbiamo una percezione diversa delle cose, ma con l'esercizio si impara ad apprezzare il gusto e le emozioni che queste si portano dietro.
Alcuni momenti saranno deliziosi, altri antipatici, avvertirete forse il sapore di una torta al limone, o il profumo delicato dei fiori di sambuco. A volte sentirete il sale, come leccando la pelle dopo un bagno al mare, oppure sapori stantii di muffa; di fragole o basilico, di caffè appena tostato o di pioggia d'estate, odore di bambini, limatura di ferro, sapone, lavanda, neve, caramello, ragù.
Quando conobbi l'amore, sentii in bocca il gusto dei chicchi di grano non ancora maturo, quando è tenero e dolce. Lo sento ancora sapete, ogni volta che le sono accanto.
Ci sono miglia anzi, milioni di combinazioni infinite, ma neanche una volta saranno identiche credeteci, non ci si annoia mai!
Tocca a voi scoprirle.
Io la mangio ogni giorno la mia vita, senza ingozzarmi più.
Come imparai a fare allora, da bambino con il pane . . . un morso alla volta.