Grazie, perché ci insegni a cercare la verità

Lettera ad Agostino filosofo

lunedì 26 febbraio 2018 23.20
Carissimo Agostino,
sei il più grande pensatore cristiano del primo millennio ed hai avuto il merito di armonizzare la filosofia platonica, la neoplatonica e molto del pensiero patristico, alla luce del Vangelo. Per te la fede non può essere lontana dalla ragione, pena la superstizione o il fideismo. Grazie, perché ci insegni a cercare la verità che, una volta trovata, va cercata ancora. Hai insegnato a credere per pensare, ma anche a pensare per credere. Di te mi piace tantissimo il fatto che, anche se avevi le idee chiare, dialogavi con tutti, specialmente con gli eretici, riconoscendo a tutti la dignità di confrontarsi con te e la tolleranza vera, quella dell'ascolto e del confronto autentico, dimenticati dopo sedici secoli, proprio quando siamo bravi a sbandierare, per tolleranza, il perbenismo o, peggio ancora, l'inconsapevolezza. Voglio ringraziarti a nome di tutti coloro che hanno scritto una autobiografia, poiché sei stato tu che con le Confessioni hai inaugurato questo genere letterario. Grazie perché, in piena invasione barbarica, con il disfacimento dell'Impero Romano, hai ereditato la più alta tradizione di secoli, trasmettendo tali saperi e valori attraverso l'istituzione ecclesiale. Noi tutti ci siamo scordati però di un genere splendido che hai inaugurato: Le Ritrattazioni. In genere è un pensatore che mette in discussione un'altro; Platone a Socrate, Aristotele a Platone..Marx a Heghel, Kierkegaard a Marx ecc.. Tu sei stato l'unico nella storia del pensiero a mettere, in maniera sistematica, in discussione te stesso, con il genere delle Ritrattazioni, dopo gli sconfinati tuoi scritti e le oceaniche riflessioni sul mondo, sull'uomo, sulla natura e su Dio.

Carissimo Agostino,
in questo, non ti ha seguito nessuno! È duro mettere in discussione ciò che abbiamo detto, non ci piace ammettere che sbagliamo! Ci piace parlare di approfondimento del pensiero, di sviluppo, di cambiamento rapido o elasticità, ma non ritrattiamo niente! Non ritratta la politica, non ritratta l'economia e a differenza tua, spesso, non sa ritrattare neppure la nostra tanto amata chiesa. A pensarci bene però so di tanti che sanno chiedere scusa, che riconoscono che hanno sbagliato, ma da seguire il genere letterario delle Ritrattazioni, non mi risulta che lo faccia alcuno, autoaccusandosi di ciò che si era insegnato in precedenza, mettendosi in discussione, mettendo nero su bianco, come avevi fatto tu!

Amatissimo Agostino,
che non sia forse questo il tempo, dopo il fortunatissimo genere autobiografico, di inaugurare quello delle Ritrattazioni? Poiché sei il Maestro della Grazia, facci la grazia di comprenderlo tutti, perché, come ha detto bene qualcuno, più che essere credenti è importante essere pensanti.Che la vera grazia non sia pensarci su, per imparare a ritrattare, come tu, umilmente, hai saputo fare?

Salvatore Sciannamea