I complimenti per Agata Pinnelli firmati da Giovanni Minerva
Ricca fede patriottica e una profonda cultura storica
giovedì 7 novembre 2013
9.08
"Commossa , un saluto di speranza": Significative e dense di sensibilità d'animo queste parole con cui hai voluto firmare le tue forti riflessioni sulla rievocazione storica de "Il milite ignoto", che la nostra Italia, qual tenera madre, offre il segno di gratitudine e affetto, per mezzo di un monumentale sacello, ai suoi figli migliori che l'hanno difesa dagli oltraggi di una guerra infida e nemica dei grandi valori di libertà, di giustizia, di uguaglianza e di fraternità. Una guerra che, nonostante tutto, è riuscita a riscattare la fierezza, l'ardore, le nobili virtù morali, restituendo alla cara Patria – nel consesso delle nazioni – la giusta collocazione di madre e maestra di civiltà e cultura senza confini, le cui radici, ereditate, quale scrigno prezioso, dal vissuto storico dell'antica Grecia e dell'antica Roma, si nutrono, rigogliose, del bene supremo della Pace, per la quale, nel corso degli anni, si sono offerti in olocausto gli eroi di tutte le guerre.
Così, forte di amor patrio mi sembra il tuo commosso saluto alla storica data del 4 Novembre, protagonista di una intensa e ricca pagina del nuovo Risorgimento nazionale che continua le ore gloriose dei moti rivoluzionari del XIX secolo, a cui si aggiungono i momenti di riscossa determinati dalle ore buie della seconda guerra mondiale. Ai nostri eroi la gloria nei secoli e la nostra riconoscenza, senza guardare le loro origini sociali, culturali, religiose o la loro provenienza territoriale (Nord, Centro, Sud). Riconoscenza, gratitudine a tutti, anche ai nostri concittadini noti e meno noti, ai super ragazzi del 1899 che con entusiastica fede han cantato: "Chi per la Patria muor, vissuto è assai!".
Belle, precise, puntuali e commoventi, poi, risultano le testimonianze riportate nella tua memoria storica, tra le quali spicca quella di un'ebrea popolana, mamma del soldato Antonio Bergamas, "chiamata a scegliere a caso nel duomo di Aquileia, fra undici bare di fantaccini sconosciuti, come suo figlio, quella del soldato che sarebbe diventato"il milite ignoto" del Vittoriano.
Significativa risulta pure la testimonianza riportata a favore del giovane volontario Scipio Slapater, morto il 1915 sul Podgora, colpito da una pallottola croata o bosniaca. Non poteva mancare il ricordo del sacrificio di due nostri concittadini, Francesco Iacobone e Michele Patruno, caduti nella Grande Guerra, che credevano nella Patria immortale, "donando l'alma ai frati d'Italia". Non bastano, però, il commosso saluto, la riconoscenza, l'amore per questi eroi del nostro Risorgimento nazionale, ma forte e caloroso deve essere l'augurio che il sangue dei martiri italiani non sia un seme che muore, marcendo nel solco della storia: sia pianta rigogliosa, carica di speranze in un avvenire migliore per l'Itala gente d'ogni tempo. Un avvenire roseo di civiltà, di progresso, di pace, aperto anche all'intero umano consorzio, nello spirito di una fratellanza universale senza limiti e confini.
Brava e complimenti, Agata, per ciò che hai scritto con il cuore, dimostrando una ricca fede patriottica e una profonda cultura storica. Sempre: "AD MELIORA!"
Giovanni Minerva
Così, forte di amor patrio mi sembra il tuo commosso saluto alla storica data del 4 Novembre, protagonista di una intensa e ricca pagina del nuovo Risorgimento nazionale che continua le ore gloriose dei moti rivoluzionari del XIX secolo, a cui si aggiungono i momenti di riscossa determinati dalle ore buie della seconda guerra mondiale. Ai nostri eroi la gloria nei secoli e la nostra riconoscenza, senza guardare le loro origini sociali, culturali, religiose o la loro provenienza territoriale (Nord, Centro, Sud). Riconoscenza, gratitudine a tutti, anche ai nostri concittadini noti e meno noti, ai super ragazzi del 1899 che con entusiastica fede han cantato: "Chi per la Patria muor, vissuto è assai!".
Belle, precise, puntuali e commoventi, poi, risultano le testimonianze riportate nella tua memoria storica, tra le quali spicca quella di un'ebrea popolana, mamma del soldato Antonio Bergamas, "chiamata a scegliere a caso nel duomo di Aquileia, fra undici bare di fantaccini sconosciuti, come suo figlio, quella del soldato che sarebbe diventato"il milite ignoto" del Vittoriano.
Significativa risulta pure la testimonianza riportata a favore del giovane volontario Scipio Slapater, morto il 1915 sul Podgora, colpito da una pallottola croata o bosniaca. Non poteva mancare il ricordo del sacrificio di due nostri concittadini, Francesco Iacobone e Michele Patruno, caduti nella Grande Guerra, che credevano nella Patria immortale, "donando l'alma ai frati d'Italia". Non bastano, però, il commosso saluto, la riconoscenza, l'amore per questi eroi del nostro Risorgimento nazionale, ma forte e caloroso deve essere l'augurio che il sangue dei martiri italiani non sia un seme che muore, marcendo nel solco della storia: sia pianta rigogliosa, carica di speranze in un avvenire migliore per l'Itala gente d'ogni tempo. Un avvenire roseo di civiltà, di progresso, di pace, aperto anche all'intero umano consorzio, nello spirito di una fratellanza universale senza limiti e confini.
Brava e complimenti, Agata, per ciò che hai scritto con il cuore, dimostrando una ricca fede patriottica e una profonda cultura storica. Sempre: "AD MELIORA!"
Giovanni Minerva