I migranti sono prima di tutto persone

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Meeting di Rimini

giovedì 22 agosto 2024 16.13
Al Meeting di Rimini ieri si è svolto un confronto su "bisogno" e "integrazione"e "non sarà certo il Viminale a mettersi di traverso a una soluzione pragmatica e razionale." Occorre sempre ricordare che i migranti sono prima di tutto persone. Intorno a questo concetto si è sviluppato il dibattito "Dal bisogno all'integrazione" che ha visto la partecipazione del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. "Riguardo il tema dei migranti troppo spesso la discussione si fonda solamente su elementi economici. Servono perché manca la manodopera", ha detto il numero uno del Viminale, secondo cui "da una parte c'è una contrapposizione ideologica e in parallelo una prospettazione solo economica" ma riguardo la vita dei migranti, le loro aspirazioni - ha sottolineato il ministro Piantedosi - "bisogna sempre ricordare che si tratta di persone". "Non c'è nessuno Stato che può avere l'illusione di gestire in autonomia fenomeni di grande complessità senza il ruolo delle associazioni del terzo settore", ha proseguito Piantedosi: "Nessuna organizzazione statale e nessuna formula di governo può prescindere dalle organizzazioni sociali: intermediazione significa arrivare meglio negli interstizi della vita civile e della vita sociale. Si devono creare dei meccanismi di incrocio tra l'offerta di aiuto della società civile e il contributo sempre importante delle istituzioni che ne sono responsabili, attraverso un'articolazione territoriale che si è rivelata la formula più vincente".

L'invito del ministro, dunque, è di "discutere sulla cittadinanza" senza "condizionamenti ideali o addirittura ideologici". "La nostra legislazione è quella che consente il maggior numero di permessi di soggiorno in tutta Europa. I dati sono pubblici, sono su Eurostat. Nella sequenza decennale siamo il Paese al primo posto in termini assoluti di cittadinanze concesse che diventano un numero ancora più importante se lo si rapporta al numero della popolazione residente complessiva e ancora più al numero dei cittadini stranieri residenti. In alcuni casi arriviamo in quest'ultimo calcolo a quasi il doppio rispetto a paesi importanti come Germania o Francia".
Prof. Leonardo Di Nunno