Il bene della Memoria
La scrittrice Miriam Rebhun all'Einaudi
domenica 5 febbraio 2017
17.50
Lo scorso primo febbraio, in occasione dell'Assemblea di istituto, l'I.I.S.S. "L.Einaudi" di Canosa di Puglia(BT) ha avuto il piacere e l'onore di ospitare Miriam Rebhun, testimone di seconda generazione della Shoah. Discendente di nonni paterni inghiottiti dalla Shoah e di un padre che non ha quasi conosciuto, ha sentito sempre più negli anni il desiderio ed il dovere di ricostruire attraverso i documenti quelle vite travolte che sono diventate protagoniste del racconto. La scrittrice Rebhun, autrice di "Ho inciampato e non mi sono fatta male" e di "Due della brigata" è figlia di Heinz, ebreo tedesco che nel 1936, insieme al fratello gemello Ghugy, lascia la Germana nazista e ripara in Palestina (allora sotto il mandato britannico) e di Luciana Gallichi. Il racconto ha preso avvio proprio da qui e si è dipanato fino al 1948, anno di morte del padre, vittima di un attentato. Miriam non ha mai conosciuto suo padre, deceduto quando lei aveva solo un anno e mezzo, ed i nonni paterni: il nonno morì in un ospedale psichiatrico, la nonna fu deportata dai nazisti nel 1942 in un campo di lavoro. Grazie alla nipote, oggi la sua memoria vive ancora. A Berlino, in Poschingerstrasse 14, luogo in cui la famiglia paterna ha vissuto, una pietra di inciampo la ricorda a quanti hanno tentato inutilmente di cancellarne il ricordo.
Numerosi spunti di riflessione hanno accompagnato il lungo racconto: la vita vince su tutto, anche sugli orrori del nazismo (i genitori della scrittrice si sono conosciuti, innamorati e sposati negli anni del secondo conflitto mondiale), il totale fallimento della Shoah (il nazismo ha tentato, senza riuscirci, di cancellare ogni traccia di ebrei, Rom, disabili, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici), il fallimento di ogni tentativo di revisionismo storico. L'incontro ha riproposto il valore enorme di una coscienza che, al di là degli integralismi e dei fondamentalismi, ripercorre impietosamente i sentieri della memoria, sapendo che vi si può "inciampare", ma con la consapevolezza che il ricordare non "può far male". Lodevole la partecipazione degli studenti che, con compostezza e attenzione, hanno ascoltato le parole della scrittrice Rebhun e rivissuto, anche grazie all'ausilio di foto, le vicende della sua famiglia. Sulla base di racconti familiari, cercando gli amici di un tempo e i vicini di allora, rileggendo lettere, scavando tra documenti militari e diari inediti, dando voce alle persone che figurano nelle foto in bianco e nero, l'autrice Miriam Rebhun ha ricostruito, immaginato, ambientato, messo in luce le vicende, gli sforzi individuali, i dubbi, le scelte, le speranze di quanti, anche in quelle tempeste, volevano semplicemente vivere. Come tutte le assemblee d'istituto anche in questa occasione l'allegro vociare degli studenti ha caratterizzato il momento iniziale. Ma, sicuramente il minuto di silenzio finale richiesto dalla scrittrice è stato il modo migliore per ricordare le vittime della Shoah e per concludere questo significativo incontro nell'ambito delle iniziative sulla "Giornata della Memoria" per non dimenticare quanto è accaduto al popolo ebraico nei campi di sterminio nazisti.
Reportage fotografico a cura di Salvatore Carbone, studente della V AA