Il Benedetto del banchetto pasquale

Al “primo giorno dopo il Sabato”

domenica 16 aprile 2017 19.27
È la Domenica di Pasqua annunciata dall'Angelo di Gesù Risorto: "Resurrexit enim, sicut dixit" (è Risorto infatti, come aveva detto). Le radici storiche ed etimologiche riconducono in latino al "dies dominica", al nuovo giorno del culto cristiano al "primo giorno dopo il Sabato", citato nel Vangelo di Marco (cap. 16, v. 2). È il giorno del Kyrios, che in greco antico Κύριος significa «Signore». Giovanni nell'Apocalisse riporta il termine al cap. 1, v.10: "Fui rapito in Ispirito nel giorno di Domenica, e udii dietro a me una gran voce...". E lo stesso Vangelo apocrifo di Pietro (35,50) attesta: "Or nella notte in cui ebbe inizio la Domenica...", che viene citata due volte in greco nella Κυριακή (trasl. Chiuriachè). Ci accostiamo alla tavola a pranzo, al banchetto di Pasqua con l'antipasto del "Benedetto". "U Benedìtte" dei nostri padri, che riporto nella memoria di mio suocero, Ceccìlle Casamassima, ha radici antiche. Con un riamo di viola preso dal giardino sulla via di Andria, Ceccìlle benediva l'antipasto. Il capofamiglia usava nella tradizione anche un ramo di ulivo benedicendo l'antipasto composto da uova sode, soppressata e olive verdi in salamoia. L'uovo, non di cioccolato, ma di gallina, è il simbolo di Pasqua, di vita e compariva nella tradizione pasquale. La soppressata è il salame casereccio presente in Puglia e nella Lucania. Il pranzo non è solo un banchetto piacevole, ma è un rito e nel rito pasquale porta nel piatto l'uovo, da dove nasce la vita. Nell'intento di utilizzare un ramo di viole, ho cercato invano le piantine di viole o violacciocche, che alla fine ho trovato in un supermercato, ponendole sul balcone di colore viola e bianco. Una farfalla con ali grande accanto alla violacciocca di color viola si è posata sui garofani bianchi nel Sabato Santo, in un sentimento luminoso della Resurrezione di Pasqua. Con le parole benevoli di Papa Francesco, accostiamoci alla tavola di Pasqua con familiari e amici, gustiamo "u Benedìtte" e "Buon pranzo!".
maestro Peppino Di Nunno