Il crisantemo è il dono prediletto ai defunti
Varia per colori, dimensioni e altezza, semplice o doppio
mercoledì 1 novembre 2023
10.45
I pugliesi tornano nei cimiteri con piante e fiori da porgere in dono ai propri defunti. Con 60mila crisantemi acquistati assieme a molti altri fiori e piante Made in Puglia, dalle gerbere alle rose, ma il prediletto resta il crisantemo che varia per colori, dimensioni e altezza, semplice o doppio, bianco ma anche viola, porpora e giallo. E' quanto afferma la Coldiretti Puglia, in occasione della giornata dei defunti in calendario il 2 novembre, una ricorrenza che resta tra le più radicate della tradizione. Il crisantemo continua dunque ad essere il dono preferito in occasione della ricorrenza soprattutto perché è stagionale, per la sua bellezza e lunga durata. I prezzi al dettaglio – riferisce la Coldiretti Puglia – possono variare tra 1,50 a 4 euro per i crisantemi a seconda della dimensione e della varietà e possono arrivare a oltre 20 euro se si tratta di fiori in vaso o di mazzi con fiori doppi e steli più alti. I crisantemi si possono acquistare come steli recisi e in vaso nelle diverse forme (pon pon, a dalia, a fiore grande, ad anemone, a margherita e spider) con uno o più fiori per stelo, anche in ciotola nella nuova forma a "cuscino rotondo", e – precisa la Coldiretti – nei diversi colori tradizionali (giallo, bianco) ai quali si sono aggiunte varianti di tendenza di quest'anno che vanno dal viola scuro al prugna fino ai colori "bruciati" in genere.
La Puglia concorre in maniera importante alla produzione di fiori recisi, con il 10% dei crisantemi, il 34% di garofani, il 23% di rose, il 13% di gerbere e il 16% di fresie ma anche specie floricole minori come anemoni (28%), statici (30%) e dalie (38%). A causa dei rincari energetici e dei costi di produzione le spese per i vivai sono in media raddoppiate, ma gli incrementi colpiscono anche gli imballaggi dalla plastica per i vasetti dei fiori al vetro fino alla carta e sono lievitate anche le spese di trasporto in un paese come l'Italia dove l'85% delle merci viaggia su gomma.
Il settore florovivaistico in Puglia si sviluppa nel distretto in provincia di Lecce di Taviano e Leverano che si estende anche ai comuni limitrofi di Alliste, Maglie, Melissano, Nardò, Porto Cesareo, Racale e Ugento e quello della provincia di Bari con al centro della produzione e degli scambi Terlizzi, Canosa di Puglia, Bisceglie, Molfetta, Ruvo di Puglia e Giovinazzo, e altre realtà aziendali sparse nel resto della regione. In provincia di Lecce il settore florovivaistico rappresenta ben il 12,4% della produzione agricola, mentre in provincia di Bari il settore florovivaistico costituisce il 5,8% del valore della produzione agricola. In realtà, confrontando la distribuzione delle aziende per classi di superficie, si registra che, in termini di dotazione in fattore "terra", le aziende pugliesi sono mediamente più grandi della media nazionale. Delle 853 aziende floricole il 65% si colloca tra 1 e 5 ha mentre a livello nazionale la stragrande maggioranza delle aziende (58,2%) ha una superficie inferiore ad 1 ettaro.
Il ricordo dei defunti rappresenta la ricorrenza più importante dell'anno per molti italiani ma anche per la floricoltura tricolore che realizza in questo periodo circa 1/5 del proprio fatturato seppur alle prese con una drammatica crisi scatenata dall'aumento dei costi di produzione legato alla guerra in Ucraina.
La produzione del crisantemo è sicuramente una delle tecniche più complesse del florovivaismo italiano, basti pensare al fatto che – spiega la Coldiretti – occorre "programmare" la fioritura, dosando le ore di buio e di luce con la copertura delle piante in funzione del momento in cui i fiori verranno messi in commercio. Il crisantemo o fiore d'oro (dal greco chrysòs (oro) e ànthemon (fiore) viene coltivato in Cina da ben cinque secoli prima di Cristo. In Europa, i primi crisantemi furono diffusi alla fine del 1700, prima in Francia, poi in Italia, e in Inghilterra. In principio era una vera rarità esotica, ma col tempo se ne diffuse la coltivazione casalinga. Se in Italia il crisantemo ci ricorda soprattutto il giorno dei defunti, in Giappone – conclude la Coldiretti – è fiore nazionale, emblema araldico della famiglia imperiale e il principale ornamento floreale utilizzato per la celebrazione delle nozze, mentre in molti Paesi è il simbolo della vita, della forza d'animo e della pace.
La Puglia concorre in maniera importante alla produzione di fiori recisi, con il 10% dei crisantemi, il 34% di garofani, il 23% di rose, il 13% di gerbere e il 16% di fresie ma anche specie floricole minori come anemoni (28%), statici (30%) e dalie (38%). A causa dei rincari energetici e dei costi di produzione le spese per i vivai sono in media raddoppiate, ma gli incrementi colpiscono anche gli imballaggi dalla plastica per i vasetti dei fiori al vetro fino alla carta e sono lievitate anche le spese di trasporto in un paese come l'Italia dove l'85% delle merci viaggia su gomma.
Il settore florovivaistico in Puglia si sviluppa nel distretto in provincia di Lecce di Taviano e Leverano che si estende anche ai comuni limitrofi di Alliste, Maglie, Melissano, Nardò, Porto Cesareo, Racale e Ugento e quello della provincia di Bari con al centro della produzione e degli scambi Terlizzi, Canosa di Puglia, Bisceglie, Molfetta, Ruvo di Puglia e Giovinazzo, e altre realtà aziendali sparse nel resto della regione. In provincia di Lecce il settore florovivaistico rappresenta ben il 12,4% della produzione agricola, mentre in provincia di Bari il settore florovivaistico costituisce il 5,8% del valore della produzione agricola. In realtà, confrontando la distribuzione delle aziende per classi di superficie, si registra che, in termini di dotazione in fattore "terra", le aziende pugliesi sono mediamente più grandi della media nazionale. Delle 853 aziende floricole il 65% si colloca tra 1 e 5 ha mentre a livello nazionale la stragrande maggioranza delle aziende (58,2%) ha una superficie inferiore ad 1 ettaro.
Il ricordo dei defunti rappresenta la ricorrenza più importante dell'anno per molti italiani ma anche per la floricoltura tricolore che realizza in questo periodo circa 1/5 del proprio fatturato seppur alle prese con una drammatica crisi scatenata dall'aumento dei costi di produzione legato alla guerra in Ucraina.
La produzione del crisantemo è sicuramente una delle tecniche più complesse del florovivaismo italiano, basti pensare al fatto che – spiega la Coldiretti – occorre "programmare" la fioritura, dosando le ore di buio e di luce con la copertura delle piante in funzione del momento in cui i fiori verranno messi in commercio. Il crisantemo o fiore d'oro (dal greco chrysòs (oro) e ànthemon (fiore) viene coltivato in Cina da ben cinque secoli prima di Cristo. In Europa, i primi crisantemi furono diffusi alla fine del 1700, prima in Francia, poi in Italia, e in Inghilterra. In principio era una vera rarità esotica, ma col tempo se ne diffuse la coltivazione casalinga. Se in Italia il crisantemo ci ricorda soprattutto il giorno dei defunti, in Giappone – conclude la Coldiretti – è fiore nazionale, emblema araldico della famiglia imperiale e il principale ornamento floreale utilizzato per la celebrazione delle nozze, mentre in molti Paesi è il simbolo della vita, della forza d'animo e della pace.