Il gioco è bello quando dura poco

Dove termina il divertimento e dove inizia la dipendenza?

sabato 23 gennaio 2016 7.48
I proverbi esprimono una saggezza popolare e riportano, generalmente, una verità. Quando si parla di gioco, comunemente, si pensa a qualcosa che ha a che fare con l'infanzia, a un'attività ludica, creativa che permette al bambino di divertirsi, di sperimentarsi, di crescere e di scoprire la realtà che lo circonda. Ma il gioco non ha età e accompagna tutta l' esistenza.

Dove termina il divertimento e dove inizia la dipendenza?

La linea di confine fra il gioco inteso come attività ludica e il gioco patologico che crea dipendenza non è sempre così netta e il processo che conduce il giocatore saltuario a diventare giocatore dipendente è subdolo e lento. Se, inizialmente, si crede di poter controllare il gioco, di giocare solo saltuariamente per "sfidare la fortuna", può accadere, poi, che si finisca con il perdere il controllo. Questa vuole essere una riflessione sul fenomeno del gioco d'azzardo patologico, un fenomeno che ha avuto una diffusione enorme negli ultimi anni, tanto da considerarsi una patologia estremamente presente e diffusa nella società. Una dipendenza, quella dal gioco d'azzardo, che ha una forte attinenza con altre forme di dipendenza come, ad esempio, la tossicodipendenza. Dipendenze, entrambe, in cui, alla ricerca di piacere, seguono il senso di colpa e il dramma di una situazione dinanzi alla quale si pensa non si possa far più nulla … "E' più forte di me!", è questo quello che, spesso, affermano i giocatori patologici. Il giocatore d'azzardo patologico mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco, pian piano, aumenta la frequenza delle giocate, il tempo passato a giocare, i soldi spesi nell'apparente tentativo di recuperare le perdite e tutto ciò porta, inevitabilmente, a trascurare tutte le altre attività e relazioni. Le fantasie di vittoria, l'illusione di poter controllare il gioco e di poterne evitare le conseguenze negative, il ricorso ad una serie di rituali superstiziosi per una "vincita sicura", sono gli aspetti che maggiormente si riscontrano nei giocatori patologici. Il gioco diventa euforizzante, un'attività che si sente la necessità di ricercare ogni giorno e più volte al giorno, un desiderio, quello di giocare, che diventa irrefrenabile. Ecco, allora, che la sensazione di piacere data dal gioco viene ricercata sempre più frequentemente tanto da arrivare a non riuscire più a smettere.

Un "gioco" che si ripete ogni giorno, un bisogno di giocare che diventa così forte da far perdere la consapevolezza degli effetti che può portare nella propria vita sociale, affettiva e dal punto di vista economico, come se si vivesse in uno stato di trance, sconnessi dalle relazioni con l'Altro e con il mondo. Il senso di libertà, creatività, divertimento che, in genere, accompagna il gioco si perde e il gioco si trasforma in una gabbia che intrappola, una gabbia fatta di schiavitù, ossessione, dipendenza e ripetitività. Inizialmente, però, il giocatore dipendente non sembrerà riconoscere il problema e, come accade nelle altre forme di dipendenza, ripeterà a sé e agli altri che "se solo volessi, potrei smettere … gioco solo ogni tanto e pochi euro". Eccitazione e delusione sono i sentimenti contrastanti che, costantemente, si alternano nella mente del giocatore: al senso di colpa che deriva dalle frequenti perdite si alterna il pensiero "devo rigiocare per recuperare i soldi persi". Il risultato è un aumento della frequenza del gioco e una diminuzione della possibilità di sottrarsi a questo circolo vizioso e a questo autoinganno. La dipendenza dal gioco d'azzardo non ha conseguenze solo per la persona direttamente interessata ma anche per i suoi familiari. Spesso, sia per il giocatore dipendente che per i suoi familiari è difficile affrontare il problema, è difficile chiedere aiuto e la consapevolezza del problema, solitamente, nasce quando si sta per toccare il fondo, quando si perde il lavoro, quando si rimane senza risorse finanziarie per continuare a giocare e, soprattutto, quando si rimane soli. Il gioco d'azzardo arriva ad impadronirsi della vita del giocatore e della sua famiglia, provoca una sofferenza talmente grande che, in alcuni casi, porta i familiari ad allontanarsi e confina chi ne soffre in un isolamento progressivo. Dinanzi a questo dramma, non solo individuale ma familiare e sociale, è importante considerare un intervento di tipo globale.

Come si può allora affrontare questo allarmante fenomeno?

Il gioco d'azzardo compulsivo va considerato come una vera e propria patologia che può portare a situazioni di grande drammaticità e, per questo, deve essere affrontato negli stessi termini. In una società che, spesso, esalta il "possedere" e promuove una cultura dell'immagine, si dovrebbero pensare interventi di prevenzione per sensibilizzare, informare e formare, interventi che evidenzino i rischi cui può portare il protrarsi di questi comportamenti. La famiglia gioca un ruolo essenziale e chiedere aiuto e rivolgersi ad uno specialista può aiutare ad uscire da una situazione che viene percepita come complicata e senza via d'uscita.
Laura Lagrasta - Psicologa - Psicoterapeuta