Il lavoro non è solo utilità ma soprattutto dignità
La nota del PD di Canosa
sabato 30 aprile 2022
22.10
Con la festa del Primo Maggio, a distanza di una settimana dal 25 Aprile, si completa il dittico della democrazia e dei valori fondanti della sinistra: l'antifascismo e il lavoro. Ha ancora senso festeggiarli oggi? Sì, anzi, ha ancora più senso. L'antifascismo, e quindi la lotta a tutte le forme di autoritarismo che conculcano le democrazie, e il lavoro sono scolpiti nella Carta Costituzionale, anche se sembrano i principi più attaccati da derive antidemocratiche che possono manifestarsi platealmente (la guerra di Putin in Ucraina, con tutto il suo portato ideologico, ne è un esempio) o in maniera più subdola, come le forme di turbo liberismo e di estrema finanziarizzazione dell'economia che riducono il lavoro ad un mero valore di mercato. Ma non è questo il principio sancito dalla nostra Costituzione che ribadisce che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, perché il lavoro non è solo utilità ma soprattutto dignità. Ed è proprio il lavoro l'oggetto più bistrattato dal main stream, dalla disparità di genere alle nuove forme di sfruttamento, dalle basse retribuzioni all'impossibilità di assicurarsi un futuro, minacciato da forme contrattuali sempre più sbilanciate a favore di datori di lavoro che non sempre si possono definire imprenditori. La precarietà è il prodotto di questa scarsa considerazione del lavoro, povero e poco sicuro.
Non è stato sempre così. Anche in passato esisteva lo sfruttamento, ma vi era anche una coscienza di classe, la consapevolezza di trovarsi tutti sulla stessa barca e di dover lottare per migliorare la qualità della vita e, magari, ottenere qualche diritto in più. Oggi, dopo l'ubriacatura degli anni "90, alimentata dalla falsa mitologia dell'essere imprenditori di se stessi (in sé potrebbe anche essere una cosa buona se, e solo se, si disponesse degli strumenti culturali e delle competenze specifiche per poterlo realizzare, ma sappiamo tutti che solo un minoranza di fortunati può permetterselo) scopriamo che l'idea della globalizzazione è stata un'autentica truffa a danno soprattutto dei lavoratori, oltre che dell'economia di intere nazioni. Scopriamo il nostro stato di assoluta dipendenza economica da paesi nient'affatto democratici. E lo scopriamo dopo che ci siamo fatti affascinare da quelle idee neoliberiste che hanno distrutto soprattutto la nostra economia basata sulla produzione nazionale, quindi sul nostro lavoro, che nel frattempo è diventato meno attraente, più malpagato, più evanescente quando non addirittura trasferitosi altrove, più sfruttato fino a trasformarsi in forme di schiavitù. Basterà la festa del Primo Maggio a restituirci la dignità perduta? Chiaramente no. Ma potrebbe rappresentare lo spunto, l'abbrivio per una discussione seria, soprattutto a sinistra, e finalmente un tantino radicale sull'argomento: un ripensamento della nostra società e delle nostre strutture, anche mentali, che tenga conto e consideri un punto fermo: il nostro futuro e quello delle generazioni a venire. Buon Primo Maggio!
PD- Canosa
Non è stato sempre così. Anche in passato esisteva lo sfruttamento, ma vi era anche una coscienza di classe, la consapevolezza di trovarsi tutti sulla stessa barca e di dover lottare per migliorare la qualità della vita e, magari, ottenere qualche diritto in più. Oggi, dopo l'ubriacatura degli anni "90, alimentata dalla falsa mitologia dell'essere imprenditori di se stessi (in sé potrebbe anche essere una cosa buona se, e solo se, si disponesse degli strumenti culturali e delle competenze specifiche per poterlo realizzare, ma sappiamo tutti che solo un minoranza di fortunati può permetterselo) scopriamo che l'idea della globalizzazione è stata un'autentica truffa a danno soprattutto dei lavoratori, oltre che dell'economia di intere nazioni. Scopriamo il nostro stato di assoluta dipendenza economica da paesi nient'affatto democratici. E lo scopriamo dopo che ci siamo fatti affascinare da quelle idee neoliberiste che hanno distrutto soprattutto la nostra economia basata sulla produzione nazionale, quindi sul nostro lavoro, che nel frattempo è diventato meno attraente, più malpagato, più evanescente quando non addirittura trasferitosi altrove, più sfruttato fino a trasformarsi in forme di schiavitù. Basterà la festa del Primo Maggio a restituirci la dignità perduta? Chiaramente no. Ma potrebbe rappresentare lo spunto, l'abbrivio per una discussione seria, soprattutto a sinistra, e finalmente un tantino radicale sull'argomento: un ripensamento della nostra società e delle nostre strutture, anche mentali, che tenga conto e consideri un punto fermo: il nostro futuro e quello delle generazioni a venire. Buon Primo Maggio!
PD- Canosa