Istruzione, Libertà,Felicità
Il ministro Bussetti al Meeting di Rimini
mercoledì 22 agosto 2018
22.47
Al XXXIX Meeting per l'Amicizia fra i popoli,in corso di svolgimento a Rimini, è intervenuto, il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Professor Marco Bussetti, un uomo alla mano che accoglie cordialmente la richiesta di un confronto su alcuni temi significativi. "L'istruzione rende l'uomo felice?" Questo era il tema della conversazione di ieri che il ministro ha avuto con persone che vivono nel mondo della scuola: un preside, un'insegnante di matematica, il presidente del consiglio di amministrazione di una scuola paritaria, uno studente. Alla domanda: l'istruzione rende felice l'uomo? Che rapporto c'è tra istruzione e felicità o, detto in un altro modo, tra istruzione ed educazione? Il ministro Bussetti ha risposto:" Questi sono temi veramente interessanti bisognerebbe completare la frase, aggiungendo la parola libertà, perché il presupposto per la felicità penso sia la libertà. Poi ognuno è libero di dare a questa parola un concetto proprio. Il mio corrisponde a quello di essere cittadino e lavoratore per avere un ruolo nella società, nonché una professione per mantenere se stessi e la famiglia. Quindi, quando la scuola tornerà a essere il vero ascensore sociale che fornisce a tutti le stesse opportunità per poter sviluppare le proprie potenzialità, si arriverà ad avere un rapporto diretto tra istruzione e felicità."
L''attenzione viene rivolta alla realtà, da parte del Ministero, ai soggetti impegnati a fianco della scuola nel rapporto educativo che ha come esempio l'associazione "Porto Franco" che svolge una funzione di inclusione degli studenti in difficoltà. Il Ministro ritiene che realtà come questa, sono fatte da persone che come le ha conosciute, sono speciali per una semplice ragione: hanno la coscienza del concetto di disagio e lo rispettano. I ragazzi invece vivono la paura del disagio. In questo momento si incontrano due figure: l'adulto che conosce il disagio senza averne paura e il ragazzo che ha paura. Compito degli adulti è far uscire i ragazzi da una crisi che è fisiologica. In questo accompagnamento gli studenti sono aiutati a reagire positivamente e sono stimolati a capire le loro capacità e le loro attitudini, grazie alle figure del docente/educatore, essi accogliendo e rispettando le loro debolezze, permettono questo incontro e l'effetto positivo che ne scaturisce: i ragazzi superano i loro momenti di difficoltà, si diplomano, si laureano e tornano essi stessi volontari per ridare agli altri quello che hanno ricevuto. Le domande che sono state rivolte al Ministro sono partite tutte da esperienze dirette. Matteo, neodiplomato a Bologna, ha raccontato di aver presentato alla maturità una tesina sul "cuore umano", dopo un'intensa esperienza educativa col vicepreside della sua scuola. All'esame si è portato un coro alpino ed è riuscito a commuovere pure l'insegnate di matematica. "Questo impegno di alcuni professori con il cuore di noi studenti può rientrare nella loro valutazione?", ha chiesto al Ministro. Il quale, dopo aver citato Rosmini ("i ragazzi vanno amati"), ha detto che, fra gli indicatori di valutazione dei docenti, proporrà di inserire "certi aspetti legati all'attenzione prestata agli studenti, perché tutti vengano seguiti in maniera personale".
Lidia, docente di Matematica in un istituto professionale, ha raccontato di ragazzi difficili, di prime classi troppo numerose, di attrezzature insufficienti. Aggiungendo, però, che davanti ai problemi non ci si può fermare alla lamentazione ma bisogna partire da quanto di buono accade, come la disponibilità di un ripetente, dato per spacciato anche dai genitori, che, sentendosi considerato dalla sua insegnante, riprende i libri in mano. Silvio, medico di Modena e padre di famiglia, deve mandare avanti una paritaria con 830 alunni, dall'infanzia alle medie. Ha descritto la riunione di un consiglio di amministrazione, alle prese con i problemi più svariati: dagli aiuti alle famiglie che non possono pagare la retta alle chat telefoniche degenerate in veri e propri tribunali virtuali. La sua preoccupazione sul futuro delle paritarie ha avuto assicurazioni da parte del ministro, secondo cui la loro presenza nel sistema nazionale d'istruzione è fuori discussione.
Infine Mario, preside di un istituto comprensivo di Busto Arsizio, portavoce di tanti dirigenti scolastici che, come lui, si sentono ridotti a burocrati, spesso alle prese con meccanismi kafkiani e improduttivi. Il preside ha insistito sull'autonomia scolastica e il ministro ha assicurato che porrà mano al Testo unico della scuola, invitando i dirigenti "a fare sintesi fra i bisogni e le potenzialità del territorio". Al termine, siamo persuasi che è necessario avere a cuore una scuola che sia una comunità educante, "un villaggio, - come dice Papa Francesco, - che possa favorire la scoperta di sé, che insegnanti e ragazzi sono chiamati a fare all'interno di un rapporto educativo". Infine, un appello al ministro perché tenga conto di tutto ciò che favorisce questo dialogo. L' istruzione, perciò, può rendere l'uomo felice se gli alunni sono educati dai propri insegnanti a non temere la ricerca della "verità".
Prof. Leonardo Di Nunno
L''attenzione viene rivolta alla realtà, da parte del Ministero, ai soggetti impegnati a fianco della scuola nel rapporto educativo che ha come esempio l'associazione "Porto Franco" che svolge una funzione di inclusione degli studenti in difficoltà. Il Ministro ritiene che realtà come questa, sono fatte da persone che come le ha conosciute, sono speciali per una semplice ragione: hanno la coscienza del concetto di disagio e lo rispettano. I ragazzi invece vivono la paura del disagio. In questo momento si incontrano due figure: l'adulto che conosce il disagio senza averne paura e il ragazzo che ha paura. Compito degli adulti è far uscire i ragazzi da una crisi che è fisiologica. In questo accompagnamento gli studenti sono aiutati a reagire positivamente e sono stimolati a capire le loro capacità e le loro attitudini, grazie alle figure del docente/educatore, essi accogliendo e rispettando le loro debolezze, permettono questo incontro e l'effetto positivo che ne scaturisce: i ragazzi superano i loro momenti di difficoltà, si diplomano, si laureano e tornano essi stessi volontari per ridare agli altri quello che hanno ricevuto. Le domande che sono state rivolte al Ministro sono partite tutte da esperienze dirette. Matteo, neodiplomato a Bologna, ha raccontato di aver presentato alla maturità una tesina sul "cuore umano", dopo un'intensa esperienza educativa col vicepreside della sua scuola. All'esame si è portato un coro alpino ed è riuscito a commuovere pure l'insegnate di matematica. "Questo impegno di alcuni professori con il cuore di noi studenti può rientrare nella loro valutazione?", ha chiesto al Ministro. Il quale, dopo aver citato Rosmini ("i ragazzi vanno amati"), ha detto che, fra gli indicatori di valutazione dei docenti, proporrà di inserire "certi aspetti legati all'attenzione prestata agli studenti, perché tutti vengano seguiti in maniera personale".
Lidia, docente di Matematica in un istituto professionale, ha raccontato di ragazzi difficili, di prime classi troppo numerose, di attrezzature insufficienti. Aggiungendo, però, che davanti ai problemi non ci si può fermare alla lamentazione ma bisogna partire da quanto di buono accade, come la disponibilità di un ripetente, dato per spacciato anche dai genitori, che, sentendosi considerato dalla sua insegnante, riprende i libri in mano. Silvio, medico di Modena e padre di famiglia, deve mandare avanti una paritaria con 830 alunni, dall'infanzia alle medie. Ha descritto la riunione di un consiglio di amministrazione, alle prese con i problemi più svariati: dagli aiuti alle famiglie che non possono pagare la retta alle chat telefoniche degenerate in veri e propri tribunali virtuali. La sua preoccupazione sul futuro delle paritarie ha avuto assicurazioni da parte del ministro, secondo cui la loro presenza nel sistema nazionale d'istruzione è fuori discussione.
Infine Mario, preside di un istituto comprensivo di Busto Arsizio, portavoce di tanti dirigenti scolastici che, come lui, si sentono ridotti a burocrati, spesso alle prese con meccanismi kafkiani e improduttivi. Il preside ha insistito sull'autonomia scolastica e il ministro ha assicurato che porrà mano al Testo unico della scuola, invitando i dirigenti "a fare sintesi fra i bisogni e le potenzialità del territorio". Al termine, siamo persuasi che è necessario avere a cuore una scuola che sia una comunità educante, "un villaggio, - come dice Papa Francesco, - che possa favorire la scoperta di sé, che insegnanti e ragazzi sono chiamati a fare all'interno di un rapporto educativo". Infine, un appello al ministro perché tenga conto di tutto ciò che favorisce questo dialogo. L' istruzione, perciò, può rendere l'uomo felice se gli alunni sono educati dai propri insegnanti a non temere la ricerca della "verità".
Prof. Leonardo Di Nunno