L'ESTATE scritta da Nunzio Di Giulio
Ferragosto dedicato alla lettura e riflessione
martedì 15 agosto 2023
14.56
Per festeggiare Ferragosto, la cui origine è antica che sta ad indicare fin dai tempi delle Feriae Augusti, un periodo di riposo assoluto e relax, si propone la lettura di un componimento letterario dal titolo "Estate" a firma del Commendatore Nunzio Di Giulio che scrive per hobby. La festività del 15 agosto è stata istituita dal primo imperatore romano Augusto, nel 18 avanti Cristo come ricorrenza di mezza estate e momento di riposo dalle attività lavorative. Nel corso degli anni la festa, inizialmente pagana, è stata trasformata nella giornata scelta dalla Chiesa per celebrare l'Assunzione di Maria come previsto dal dogma proclamato da Papa Pio XII il 1° novembre 1950. Una festa cui gli italiani sono molto legati anche perché cade nel pieno delle vacanze estive. Mentre, per i lettori più appassionati le vacanze spesso significano leggere durante il viaggio, leggere in una location nuova ed incantevole: "Leggere è un viaggio, ma spesso anche viaggiare non è altro che leggere". Buon Ferragosto!
ESTATE
Arroventati sassi,
le piante lacrimano,
del grano gli orli ruvidi sono.
Flagellate di padrone vento scirocco,
e le salvie s'arruffano.
La vasta pianura affollata,
di tremule foglie ricordanza,
con orizzonte di fuoco s'impatta.
Bollenti pulsano, della terra le vene,
quelle umane s'afflosciano.
I corpi, candele di cera.
Fiumi e ruscelli presentano,
gli intimi indumenti.
Fuoco mangio,
e felici miraggi,
raramente incontrati.
Silenzioso è il caldo,
accalorati, sono i silenzi.
La collina ruggisce,
all'aggressione della piovra,
con freschi picchi vince.
La campagna ha grosso fiato,
a stesso modo attenta,
d'una incredibile varietà,
e moltitudine d'insetti,
per una sola estate.
Vampe a falciate.
E tenace, la cicala ossessiona.
E' il mio inconscio.
I giardini sbuffano,
accecanti flussi,
la pianura radano.
Quasi asciutti i pozzi,
scarsità per meglio,
rispettar la natura.
Il tiranno caldo in maniera,
sangue succhia.
Vie e piazze,
valli e pianure,
monti e mari
più grandi sembrano.
Mai come nell'estate,
le dimensioni della spazio dilatano,
e il tempo si riduce,
fino a quasi fermarsi,
quando feroci bersagliano,
le lunghe braccia de mezzogiorno.
Selvatiche erbe spettinate,
di robusti aromi impazzano,
godurie di lumachine,
di bianco surriscaldato guscio,
da tempo somiglianti,
a collane di perle,
tra il sanguigno scrigno,
d'accesi pomodori,
e un pietrificato silenzio,
da instancabili ronzii assillato.
Intanto si rinnova,
l'affollata, interminabile,
paziente processione,
di formiche rosse e nere.
Le marionette non sudano,
quelle umane SI',
nei falsi recitando.
La giumenta di calori s'attizza,
lo stallone aizza.
Uomini e donne
per sesso logorano.
Nelle discoteche i corpi si sfregano,
di lussuria effervescenti.
Il notturno pensatore,
del posto ove sta s'interroga,
dell'immane stellata coperta.
Rossa è la luna,
le ricordanze addolciscono,
rumori ed echi sono smorzati.
Caronte m'ignorerà.
E volare dove sbirciano le aquile,
e scalare lucidi monti di nuvole,
ascoltando i battiti del creato.
Nunzio Di Giulio
ESTATE
Arroventati sassi,
le piante lacrimano,
del grano gli orli ruvidi sono.
Flagellate di padrone vento scirocco,
e le salvie s'arruffano.
La vasta pianura affollata,
di tremule foglie ricordanza,
con orizzonte di fuoco s'impatta.
Bollenti pulsano, della terra le vene,
quelle umane s'afflosciano.
I corpi, candele di cera.
Fiumi e ruscelli presentano,
gli intimi indumenti.
Fuoco mangio,
e felici miraggi,
raramente incontrati.
Silenzioso è il caldo,
accalorati, sono i silenzi.
La collina ruggisce,
all'aggressione della piovra,
con freschi picchi vince.
La campagna ha grosso fiato,
a stesso modo attenta,
d'una incredibile varietà,
e moltitudine d'insetti,
per una sola estate.
Vampe a falciate.
E tenace, la cicala ossessiona.
E' il mio inconscio.
I giardini sbuffano,
accecanti flussi,
la pianura radano.
Quasi asciutti i pozzi,
scarsità per meglio,
rispettar la natura.
Il tiranno caldo in maniera,
sangue succhia.
Vie e piazze,
valli e pianure,
monti e mari
più grandi sembrano.
Mai come nell'estate,
le dimensioni della spazio dilatano,
e il tempo si riduce,
fino a quasi fermarsi,
quando feroci bersagliano,
le lunghe braccia de mezzogiorno.
Selvatiche erbe spettinate,
di robusti aromi impazzano,
godurie di lumachine,
di bianco surriscaldato guscio,
da tempo somiglianti,
a collane di perle,
tra il sanguigno scrigno,
d'accesi pomodori,
e un pietrificato silenzio,
da instancabili ronzii assillato.
Intanto si rinnova,
l'affollata, interminabile,
paziente processione,
di formiche rosse e nere.
Le marionette non sudano,
quelle umane SI',
nei falsi recitando.
La giumenta di calori s'attizza,
lo stallone aizza.
Uomini e donne
per sesso logorano.
Nelle discoteche i corpi si sfregano,
di lussuria effervescenti.
Il notturno pensatore,
del posto ove sta s'interroga,
dell'immane stellata coperta.
Rossa è la luna,
le ricordanze addolciscono,
rumori ed echi sono smorzati.
Caronte m'ignorerà.
E volare dove sbirciano le aquile,
e scalare lucidi monti di nuvole,
ascoltando i battiti del creato.
Nunzio Di Giulio