Laura Lupu: l’Uroboro ovvero “La paura della fine”
Vorremmo garantire a lui, ed ai suoi “accessori” collaboratori, che ormai la pavidità alberga nei nostri animi
giovedì 29 gennaio 2015
18.26
FINE
Abbiamo paura. Si abbiamo molta paura!
Da cosa scaturisce tale intensità emotiva?
L'Ernesto, gestendo di fatto ed in maniera compiutamente "personale", intesa anche come affezione a "pratiche" amministrative assolutamente legittime e non condivise da "infiltrazioni" tecniche e/o specialistiche, ed attesa la "sua" indiscutibile conoscenza da fonctionnaire, ha potuto "infierire" politicamente e culturalmente ,con il suo ormai acclarato e consolidato "potere", su individui inermi come noi.
Tale ostilità, destinata a curare gli interessi diffusi dei cittadini attraverso solenni epurazioni, vestita di saggezza gestionale, foderata di elucubranti eccitazioni politiche, agghindata da aureole perbeniste, ci preoccupa condividendola, per i miseri destini che potrebbe produrre su Canosa se fossimo ancora in maggioranza.
Vorremmo garantire a lui, ed ai suoi "accessori" collaboratori, che ormai la pavidità alberga nei nostri animi.
Potremmo rimediare ed evitare che il "sindaco" ci procuri "vendette", "castighi" e "punizioni"?
Abbiamo paura di non poter più fare il nostro lavoro di rappresentanti di "alcuni" cittadini!
Noi operiamo solo con il "supporto" di pochi parenti di cui ci fidiamo e che ci sostengono in questa impari tenzone.
Abbiamo rispetto e considerazione di chi al contrario, come il "sindaco", opera senza puntelli parentali, senza reggenti di settore in odore di consanguineità e/o affinità, senza amministratori legati a presenti grembi materni, senza queruli consorti di dipendenti, senza praticanti subordinati ecc.
GENESI
Ma gli ultimi eventi ci obbligano ad alcune riflessioni sulla capacità di neo seminaristi della dottrina amministrativa, aspramente diligenti ai propri doveri, ma sempre ossequiosi ad elaborare acutissime minuzie censorie, ad ammannire consigli, non potendo offrire virtuosi modelli programmatici/progettuali, a rappresentare il nuovo.
Ad ogni qualità di politica è intrinseco il suo proprio e specifico limite; essere pervasi da moti imperiosi di onniscienza, da angoscianti modelli da "Orgburo", sino a spingere la propria fervida pratica amministrativa a mettere in atto inidonee affermazioni, così come elargito dallo scritto del 22 gennaio u.s., porta inevitabilmente ad ossessioni di onnipotenza.
Al neo economista, di scuola protokeneyesiana si prescrive una profonda revisione delle sue affermazioni, affinché, dall'alto del suo ruolo istituzionale, possa emettere avvertenze sull'uso del territorio, in funzione economica, attinenti alla specifica oggettività del territorio stesso.
Ritiene lo stesso che una semplice "variante", da strutturale a programmatica, del PUG possa essere esaustiva per il dramma occupazionale e per un serio rilancio economico di Canosa?
Ritiene lo stesso che l'economia canosina abbia superato la prova della globalizzazione e quindi sia stata ripensata in un'ottica di nuova programmazione economica con la variante programmatica?
Ritiene lo stesso che questa fase di "rilancio" economico locale sia inquadrabile in "approvvigionamento" di risorse esogene anziché endogene?
Noi "minimi" rappresentanti dell'IDV riteniamo che "lo stesso" debba guardare in particolar modo alle esperienze dei cluster negli altri comuni contermini, dove anche un importante ruolo pubblico ha disposto la dislocazione di programmi e progetti di alta tecnologia, innovativi ed ecocompatibili.
Cervelli monocoli attuano oggi a Canosa una politica distratta, servita da ciarle di marciapiede e insufflante da pratiche "social".
Si potrebbe tornare seriamente a discutere, confrontarsi, condividere, approvare e sostenere attività politiche "VERE" e funzionali ai cittadini tutti?
Dobbiamo riconquistare una nuova pratica politica, filologa ed eterologa, che debelli definitivamente vanaglorie sindacali ed assessorili, per acquisire valore di remeggio collettivo di buone prassi di conduzione amministrativa.
Nella visione politica ortodossa prevale l'idea che la reggenza amministrativa sia in grado di auto-equilibrarsi. Si crede che il massimo che potrebbe accadere sono oscillazioni temporanee nella formazione dei soggetti (assessori, delegati,dirigenti, ecc.), nei progetti e nella conduzione dell'amministrazione del"Comune", ma tutto ciò però modifica altre "grandezze" politiche, come i rapporti tra partiti e gli obiettivi primari (programma elettorale) e quindi il sistema, come un pendolo, torna da solo in una situazione di equilibrio ottimale.
A differenza degli ideologi, il "nostro" "moderno politico" "vagheggia" che gli "attori del potere" debbano comportarsi sempre secondo "aspettative razionali".
Le ultime ponderazioni razionali sindacali non sono che lievi grumi di niente.
Di fatto le attività amministrative sono dominate da "spiriti autarchici" da "affastellanti della faccenda" che, per loro stessa natura , non sono in grado di prevedere ogni singola conseguenza della loro azione e pertanto agiscono di istinto o basandosi su previsioni parziali e spesso fuorvianti.
Sembra, ai cittadini tutti, che la "politica locale" assomigli molto ad un gioco d'azzardo in cui ogni partecipante deve indovinare il comportamento degli altri giocatori, con tutte le incertezze che ne derivano, con la conseguenza che i canosini si disaffezionano e/o reagiscono duramente.
Le attività di censura/cesura prima, e diktat conseguenti, sono di solito attribuiti a "tiranni" "misantropi" e "balogi"; noi aborriamo tali abitudini, mentre prediligiamo azioni democratiche di condivisione.
NOI SIAMO DIVERSI
NOI NON SIAMO ERNESTO
FINE/RIGENESI
(*L'"uroboro", oltre che una figura mitologica, è un antico simbolo esoterico rappresentante un serpente che si morde la coda, il che significa che da tale immagine tutto inizia e tutto ha fine, continuamente, e…fa paura, brr!!!).
Laura Lupu
già assessore alle Politiche Finanziarie e Risorse Umane del Comune di Canosa di Puglia