La città di pietra e di marmo
Parole del Presidente Ventola, in veste di Sindaco uscente. Inaugurata l'ultima parte della ricca Collezione Archeologica
venerdì 11 maggio 2012
18.22
Un nuovo tassello è stato ben incastrato, al fine di completare quel complesso ma scenografico mosaico che è Canosa. Venerdì 4 maggio 2012, alle ore 18:30, sulle affascinanti terrazze di Palazzo Iliceto in via Trieste e Trento, alla presenza del Soprintendente ai Beni Archeologici della Puglia Dott. Luigi La Rocca, della Dott.sa Marisa Corrente (Direttore Archeologo Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia), del Presidente della Provincia BAT Francesco Ventola e del Dott. Sabino Silvestri (Presidente della Fondazione Archeologica Canosina Onlus), si è inaugurata l'ultima parte espositiva della ricca Collezione Archeologica Comunale.
Sulle terrazze ben colme di ospiti, di tutti coloro che hanno amministrato, sponsorizzato e lavorato all'esposizione, nonché della cittadinanza canosina, le parole chiare del Soprintendente La Rocca sono state da monito e soprattutto da conferma di ciò in cui da sempre si crede: l'Archeologia è il fiore all'occhiello di Canosa e il compito di salvaguardarla è affidata non soltanto agli organi competenti, ma anche a tutti i cittadini, con lo scopo di farne una parte integrante del quotidiano vivere urbano. Ammirazione e stupore per la gestione del Bene Culturale canosino e per l'operato della FAC, sono stati al centro dell'intervento del Dott. La Rocca, mentre la Dott.sa Marisa Corrente ha sottolineato l'immenso potere contenuto nell'Immagine dell'Antico, dal grande elemento al più piccolo frammento, confidando in una sempre meno strumentalizzazione del Bene e in una giusta cooperazione tra le parti al fine di proiettare Canosa in una realtà turistica moderna, ma al tempo stesso d'avanguardia.
Le parole del Presidente Ventola, in veste di Sindaco uscente dopo un'amministrazione decennale, sono state fortemente sentite non tanto come un riassunto di ciò che è stato fatto e di ciò in cui non si è riusciti, quanto nella speranza che si continui a cooperare per il Bene Culturale di Canosa. La notizia delle nuove acquisizioni comunali delle Terme Lomuscio e del Tempio di Giove Toro, dopo decenni di contenziosi ben conclusesi, sono state accolte come un segno sicuro di fiducia nel futuro. Il Presidente della Fondazione Archeologica Sabino Silvestri, unitamente alla Dott.sa Marisa Corrente, hanno ringraziato tutti coloro che hanno cooperato tenacemente alla mostra: dall'Ufficio Tecnico del Comune, all'ingegnere Sabino Germinario, all'architetto Carmine Robbe per la progettazione, all'archeologo Sandro Giuseppe Sardella per i contributi tecnico-scientifici, alle restauratrici Maria Lisa Amatulli ed Elvira Caputi Jambrenghi per gli operati di recupero e restauro dei pezzi, a tutto il personale tecnico della Soprintendenza (Sig.ri Angelo Antonio Capacchione e Antonio Samele) e della Fondazione Archeologica (Sig. Antonio Bucci), al personale della Dromos.it (Sig. Renato Tango e Jessica Pugliese) alle maestranze (Vincenzo Sciannamea a cui si devono tutti i supporti metallici e a Michela Cianti per i restauri della Tavola Decurionale e dell'Ara in gesso di Vesta) e a tutti coloro che, seppur anche per un solo giorno, hanno contribuito a realizzare questa difficile esposizione. Al termine della conferenza introduttiva, la Dott.sa Marisa Corrente alle ore 19:30 ha tagliato il nastro e ha iniziato il tour di questa mostra. La prima tematica citata, è stata principalmente quella dell'uso delle immagini.
La mostra, articolata in sette sale, è una sequenza non strumentalizzata di frammenti marmorei, di quelle preziose immagini che ebbero in antico un fortissimo valore semantico e che ancora oggi, acquisiscono un fascino ancora maggiore. Tra sequenze di nero e di candori pentelici, i preziosi pezzi della collezione comunale, selezionati oltre due mesi prima l'evento, sono stati illustrati in maniera non esclusivamente tecnica, ma quasi "spirituale", trasmettendo essi stessi un profondo senso di inquietudine e di sguardo attraverso il tempo. Dai reperti dauni a quelli della civitas sabiniana: un percorso millenario che ha permesso di comprendere vita, civiltà, modi e tutto ciò che ha riguardato ben tre pagine straordinariamente importanti del patrimonio culturale locale. Nella settima sala, il candore dei rilievi dell'anfiteatro di Canosa, ha avuto il potere di catturare gli sguardi di chi si ferma ad osservarlo. Titanicamente ricostruito nella sua forma a timpano, a oltre un metro e mezzo di sospensione da terra, questo pezzo architettonico di Canosa non è soltanto una parte di storia, ma un vero e proprio paradosso degli eventi: dalla vendita dopo la stima nel 1925, alla donazione al Comune di Barletta, al ritorno a Canosa dopo decine di anni d'assenza. Una vera conquista nella conquista. Il lapidarium comunale, al termine della visita, si è arricchito della preziosissima copia della Tavola Decurionale del 223 d.C., unico esempio completo di lista amministrativa e municipale, di cui ben tre personaggi sono citati sulla fronte del sarcofago monolito di pietra calcarenitica, restaurato e collocato sulle terrazze del palazzo. Un vero e proprio unicum storico, in cui anche l'allestimento stesso è stato caratterizzato da operati di archeologia sperimentale, che ha visto impegnati tutti nel sollevare pesi ciclopici col solo uso delle leve e delle catene.
Storia che diviene storia; un processo di divenire che ormai è un'adorata consuetudine in questa Canosa ricca di contraddizioni. Visitare la mostra a Palazzo Iliceto, significa farsi catturare dal bisogno di riappropriarsi delle immagini della città romana, mentre il tempo sembra fermarsi di fronte all'enigmatico sguardo del busto di Iside, colmo d'inquietudine, di assenza, di quel nulla che non si fa vedere.
Come nella migliore tradizione locale, la sinergia tra il Ministero, Comune di Canosa di Puglia e la Fondazione Archeologica Canosina ha prodotto i suoi degni risultati, che non mancheranno ancora d'incantare nella Notte dei Musei, dove Palazzo Iliceto, al pari di Palazzo Sinesi, con le loro collezioni saranno visitabili in maniera non soltanto del tutto arricchita, ma decisamente nuova, con quella calma che dev'esserci, quando si è a contatto con la Storia.
La Città di Pietra e di Marmo: dove la contrapposizione della Storia diviene ritmo; dove le immagini si riappropriano di quegli spazi che la terra ancora occlude e che il tempo ancora sospende.
Sandro Giuseppe Sardella
Sulle terrazze ben colme di ospiti, di tutti coloro che hanno amministrato, sponsorizzato e lavorato all'esposizione, nonché della cittadinanza canosina, le parole chiare del Soprintendente La Rocca sono state da monito e soprattutto da conferma di ciò in cui da sempre si crede: l'Archeologia è il fiore all'occhiello di Canosa e il compito di salvaguardarla è affidata non soltanto agli organi competenti, ma anche a tutti i cittadini, con lo scopo di farne una parte integrante del quotidiano vivere urbano. Ammirazione e stupore per la gestione del Bene Culturale canosino e per l'operato della FAC, sono stati al centro dell'intervento del Dott. La Rocca, mentre la Dott.sa Marisa Corrente ha sottolineato l'immenso potere contenuto nell'Immagine dell'Antico, dal grande elemento al più piccolo frammento, confidando in una sempre meno strumentalizzazione del Bene e in una giusta cooperazione tra le parti al fine di proiettare Canosa in una realtà turistica moderna, ma al tempo stesso d'avanguardia.
Le parole del Presidente Ventola, in veste di Sindaco uscente dopo un'amministrazione decennale, sono state fortemente sentite non tanto come un riassunto di ciò che è stato fatto e di ciò in cui non si è riusciti, quanto nella speranza che si continui a cooperare per il Bene Culturale di Canosa. La notizia delle nuove acquisizioni comunali delle Terme Lomuscio e del Tempio di Giove Toro, dopo decenni di contenziosi ben conclusesi, sono state accolte come un segno sicuro di fiducia nel futuro. Il Presidente della Fondazione Archeologica Sabino Silvestri, unitamente alla Dott.sa Marisa Corrente, hanno ringraziato tutti coloro che hanno cooperato tenacemente alla mostra: dall'Ufficio Tecnico del Comune, all'ingegnere Sabino Germinario, all'architetto Carmine Robbe per la progettazione, all'archeologo Sandro Giuseppe Sardella per i contributi tecnico-scientifici, alle restauratrici Maria Lisa Amatulli ed Elvira Caputi Jambrenghi per gli operati di recupero e restauro dei pezzi, a tutto il personale tecnico della Soprintendenza (Sig.ri Angelo Antonio Capacchione e Antonio Samele) e della Fondazione Archeologica (Sig. Antonio Bucci), al personale della Dromos.it (Sig. Renato Tango e Jessica Pugliese) alle maestranze (Vincenzo Sciannamea a cui si devono tutti i supporti metallici e a Michela Cianti per i restauri della Tavola Decurionale e dell'Ara in gesso di Vesta) e a tutti coloro che, seppur anche per un solo giorno, hanno contribuito a realizzare questa difficile esposizione. Al termine della conferenza introduttiva, la Dott.sa Marisa Corrente alle ore 19:30 ha tagliato il nastro e ha iniziato il tour di questa mostra. La prima tematica citata, è stata principalmente quella dell'uso delle immagini.
La mostra, articolata in sette sale, è una sequenza non strumentalizzata di frammenti marmorei, di quelle preziose immagini che ebbero in antico un fortissimo valore semantico e che ancora oggi, acquisiscono un fascino ancora maggiore. Tra sequenze di nero e di candori pentelici, i preziosi pezzi della collezione comunale, selezionati oltre due mesi prima l'evento, sono stati illustrati in maniera non esclusivamente tecnica, ma quasi "spirituale", trasmettendo essi stessi un profondo senso di inquietudine e di sguardo attraverso il tempo. Dai reperti dauni a quelli della civitas sabiniana: un percorso millenario che ha permesso di comprendere vita, civiltà, modi e tutto ciò che ha riguardato ben tre pagine straordinariamente importanti del patrimonio culturale locale. Nella settima sala, il candore dei rilievi dell'anfiteatro di Canosa, ha avuto il potere di catturare gli sguardi di chi si ferma ad osservarlo. Titanicamente ricostruito nella sua forma a timpano, a oltre un metro e mezzo di sospensione da terra, questo pezzo architettonico di Canosa non è soltanto una parte di storia, ma un vero e proprio paradosso degli eventi: dalla vendita dopo la stima nel 1925, alla donazione al Comune di Barletta, al ritorno a Canosa dopo decine di anni d'assenza. Una vera conquista nella conquista. Il lapidarium comunale, al termine della visita, si è arricchito della preziosissima copia della Tavola Decurionale del 223 d.C., unico esempio completo di lista amministrativa e municipale, di cui ben tre personaggi sono citati sulla fronte del sarcofago monolito di pietra calcarenitica, restaurato e collocato sulle terrazze del palazzo. Un vero e proprio unicum storico, in cui anche l'allestimento stesso è stato caratterizzato da operati di archeologia sperimentale, che ha visto impegnati tutti nel sollevare pesi ciclopici col solo uso delle leve e delle catene.
Storia che diviene storia; un processo di divenire che ormai è un'adorata consuetudine in questa Canosa ricca di contraddizioni. Visitare la mostra a Palazzo Iliceto, significa farsi catturare dal bisogno di riappropriarsi delle immagini della città romana, mentre il tempo sembra fermarsi di fronte all'enigmatico sguardo del busto di Iside, colmo d'inquietudine, di assenza, di quel nulla che non si fa vedere.
Come nella migliore tradizione locale, la sinergia tra il Ministero, Comune di Canosa di Puglia e la Fondazione Archeologica Canosina ha prodotto i suoi degni risultati, che non mancheranno ancora d'incantare nella Notte dei Musei, dove Palazzo Iliceto, al pari di Palazzo Sinesi, con le loro collezioni saranno visitabili in maniera non soltanto del tutto arricchita, ma decisamente nuova, con quella calma che dev'esserci, quando si è a contatto con la Storia.
La Città di Pietra e di Marmo: dove la contrapposizione della Storia diviene ritmo; dove le immagini si riappropriano di quegli spazi che la terra ancora occlude e che il tempo ancora sospende.
Sandro Giuseppe Sardella