La Madre Desolata nel Sabato Santo di Canosa di Puglia
La veletta nera copre il volto delle lamentazioni. In questo "Itinerarium ad Sepulcrum Domini" muove la Processione del Sabato Santo
sabato 30 marzo 2013
17.19
Nel Sabato Santo si svolge una suggestiva devozione alla Virgo Dolorosa Lacrimosa ( La Vergine Addolorata in pianto), la Desolata, che rappresenta l'epilogo della Via Matris, dei Sette Dolori di Maria, raffigurati con afflato umano in una tela del 700, custodita nella Cattedrale San Sabino.
La Sepoltura costituisce l'ultimo dolore, che chiude la pietra sepolcrale per tutti gli uomini e per la Madre di Gesù, posta presso la roccia del Sepolcro, raffigurata nell'iconografia del simulacro: SEPULCRUM DOMINI.
In questo "Itinerarium ad Sepulcrum Domini" muove la Processione del Sabato Santo dall'antica Chiesa dei Ss. Francesco e Biagio, dalla storica Piazza Colonna di Canosa.
Il simulacro del 900 ritrae una statua dell'epoca precedente, che si ispira alla tela del 700 dell'Addolorata custodita ed esposta nella Cattedrale San Sabino.
È la tela imponente della Vergine Addolorata, tra San Filippo Neri e San Sabino, Patrono di Canosa, quasi a porre la devozione della città ai piedi della Vergine Addolorata.
La tela del 1761 è opera del pittore Giuseppe De Musso di Giovinazzo, che ha realizzato diverse opere pittoriche nel Santuario del Beato Giacomo a Bitetto.
Un'identica iconografia mariana dell'Addolorata è presente anche nella Cattedrale di Barletta.
La Vergine Addolorata con ampie vesti, nella regalità del suo dolore è posta seduta, nel tempo che arretra nella morte di Gesù, con l'Angelo posto in alto sul capo di Maria.
È l'Angelo che accompagna la vita di Maria di Nazareth, dall'Annunciazione alla Resurrezione.
Erano 41 giovani donne nel 1966, quando il maestro Mimo Masotina ebbe l'incarico da Padre Domenico dei Giuseppini di guidare il canto di "Stava Maria Dolente". Oggi sono 350 mentre il tempo che scorre, suggella gli 85 anni dell'infaticabile devoto Mimmo Masotina, che guida le Dolenti per le strade del paese.
La devozione e la tradizione di coprirsi il volto, sia per gli Incappucciati, che per le Donne Dolenti nel Venerdì e Sabato Santo, sono presente nei riti della Settimana Santa in molte Processioni e affondano le radici devozionali millenarie nel testo biblico dell'Antico Testamento, nel brano di Isaia (cap, 53, v. 3): "Non ha apparenza, né bellezza …Uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia".
Le Dolenti figurano nella processione di Rapolla e a Isnello in Provincia di Palermo, dove "l'Addolorata è, portata a spalle dalle donne isnellesi, seguita dalle Pie Donne con lo scialle nero sul capo che cantano la straziante, commovente e toccante nenia di dolore "Stabat Mater" o "Stava Maria Dolente", scritto da un anonimo qualche secolo fà, che pare far esondare il dolore dalle viscere di ogni isnellese" (fonte Finesettimana.it). Il canto è musicalmente simile a quello cantato a Canosa di Puglia, ben armonizzato e attribuito al clarinettista Domenico Iannuzzi della banda diretta dal maestro Giuseppe Pasculli, con comune devozione e afflato vocale e con identico testo, presente peraltro nelle Laudes di San Giovanni Bosco in più parti d'Italia, da Venezia, a Verona, a Torino.
"Scème a sénde li laminde", dicevano i nostri padri nella fine dell'800, accompagnando i figli piccoli nella Chiesa di San Biagio e Francesco nei giorni della Settimana Santa.
Erano e sono le Lamentazioni funebri cantate nello Stabat mater, nel Miserere del Salmo 50, nell'Inno "Stava Maria Dolente".
Le Lamentazioni funebri costituiscono una devozione popolare e una liturgia, che affondano le radici nel compianto delle donne prèfiche dell'epoca romana, che condividevano il dolore dei familiari del defunto, in momenti che ricordiamo anche noi attempati nelle scene dei funerali nella metà del 900.
Ma nelle Dolenti della Desolata, le Lamentazioni esprimono le radici bibliche del Libro delle Lamentazioni dell'Antico Testamento, nel Libro III, al v. 11: "Confregit me, posuit me Desolatam" (mi ha lacrato e mi ha lasciata Desolata".
È l'iscrizione posta sul cartiglio del simulacro della Vergine Desolata di Canosa, che trafigge il cuore della Madre di Gesù e attraverso i canti dello Stabat Mater, del Miserere e dell'Inno popolare, patrimonio spirituale della Chiesa, avvolge e coinvolge tutti sulle vie del Sabato Santo, che pongono la Chiesa e la storia in silenzio, prima dell'annuncio gioioso della Resurrezione e della PASQUA.
Le note musicali danno merito all'autore dell'armonizzazione, Iannuzzi, , ma la corde vocali delle Dolenti e le parole degli scrittori dell'800, evocano il Mistero di Maria Desolata sul Sepolcro di Gesù e vibrano nel battito del cuore dei fedeli e dei presenti, "Sulle Vie di Maria Dolente", suggellate a Canosa di Puglia da Angelo Disanto, nel filmato recente presentato in Cattedrale San Sabino, con la banda filarmonica "Giuseppe Verdi", diretta dal maestro Giuseppe Lentini, in un connubio tra storia, devozione popolare, Fede e Cultura, tra Vangelo e anima popolare.
maestro Peppino Di Nunno
La Sepoltura costituisce l'ultimo dolore, che chiude la pietra sepolcrale per tutti gli uomini e per la Madre di Gesù, posta presso la roccia del Sepolcro, raffigurata nell'iconografia del simulacro: SEPULCRUM DOMINI.
In questo "Itinerarium ad Sepulcrum Domini" muove la Processione del Sabato Santo dall'antica Chiesa dei Ss. Francesco e Biagio, dalla storica Piazza Colonna di Canosa.
Il simulacro del 900 ritrae una statua dell'epoca precedente, che si ispira alla tela del 700 dell'Addolorata custodita ed esposta nella Cattedrale San Sabino.
È la tela imponente della Vergine Addolorata, tra San Filippo Neri e San Sabino, Patrono di Canosa, quasi a porre la devozione della città ai piedi della Vergine Addolorata.
La tela del 1761 è opera del pittore Giuseppe De Musso di Giovinazzo, che ha realizzato diverse opere pittoriche nel Santuario del Beato Giacomo a Bitetto.
Un'identica iconografia mariana dell'Addolorata è presente anche nella Cattedrale di Barletta.
La Vergine Addolorata con ampie vesti, nella regalità del suo dolore è posta seduta, nel tempo che arretra nella morte di Gesù, con l'Angelo posto in alto sul capo di Maria.
È l'Angelo che accompagna la vita di Maria di Nazareth, dall'Annunciazione alla Resurrezione.
Erano 41 giovani donne nel 1966, quando il maestro Mimo Masotina ebbe l'incarico da Padre Domenico dei Giuseppini di guidare il canto di "Stava Maria Dolente". Oggi sono 350 mentre il tempo che scorre, suggella gli 85 anni dell'infaticabile devoto Mimmo Masotina, che guida le Dolenti per le strade del paese.
La devozione e la tradizione di coprirsi il volto, sia per gli Incappucciati, che per le Donne Dolenti nel Venerdì e Sabato Santo, sono presente nei riti della Settimana Santa in molte Processioni e affondano le radici devozionali millenarie nel testo biblico dell'Antico Testamento, nel brano di Isaia (cap, 53, v. 3): "Non ha apparenza, né bellezza …Uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia".
Le Dolenti figurano nella processione di Rapolla e a Isnello in Provincia di Palermo, dove "l'Addolorata è, portata a spalle dalle donne isnellesi, seguita dalle Pie Donne con lo scialle nero sul capo che cantano la straziante, commovente e toccante nenia di dolore "Stabat Mater" o "Stava Maria Dolente", scritto da un anonimo qualche secolo fà, che pare far esondare il dolore dalle viscere di ogni isnellese" (fonte Finesettimana.it). Il canto è musicalmente simile a quello cantato a Canosa di Puglia, ben armonizzato e attribuito al clarinettista Domenico Iannuzzi della banda diretta dal maestro Giuseppe Pasculli, con comune devozione e afflato vocale e con identico testo, presente peraltro nelle Laudes di San Giovanni Bosco in più parti d'Italia, da Venezia, a Verona, a Torino.
"Scème a sénde li laminde", dicevano i nostri padri nella fine dell'800, accompagnando i figli piccoli nella Chiesa di San Biagio e Francesco nei giorni della Settimana Santa.
Erano e sono le Lamentazioni funebri cantate nello Stabat mater, nel Miserere del Salmo 50, nell'Inno "Stava Maria Dolente".
Le Lamentazioni funebri costituiscono una devozione popolare e una liturgia, che affondano le radici nel compianto delle donne prèfiche dell'epoca romana, che condividevano il dolore dei familiari del defunto, in momenti che ricordiamo anche noi attempati nelle scene dei funerali nella metà del 900.
Ma nelle Dolenti della Desolata, le Lamentazioni esprimono le radici bibliche del Libro delle Lamentazioni dell'Antico Testamento, nel Libro III, al v. 11: "Confregit me, posuit me Desolatam" (mi ha lacrato e mi ha lasciata Desolata".
È l'iscrizione posta sul cartiglio del simulacro della Vergine Desolata di Canosa, che trafigge il cuore della Madre di Gesù e attraverso i canti dello Stabat Mater, del Miserere e dell'Inno popolare, patrimonio spirituale della Chiesa, avvolge e coinvolge tutti sulle vie del Sabato Santo, che pongono la Chiesa e la storia in silenzio, prima dell'annuncio gioioso della Resurrezione e della PASQUA.
Le note musicali danno merito all'autore dell'armonizzazione, Iannuzzi, , ma la corde vocali delle Dolenti e le parole degli scrittori dell'800, evocano il Mistero di Maria Desolata sul Sepolcro di Gesù e vibrano nel battito del cuore dei fedeli e dei presenti, "Sulle Vie di Maria Dolente", suggellate a Canosa di Puglia da Angelo Disanto, nel filmato recente presentato in Cattedrale San Sabino, con la banda filarmonica "Giuseppe Verdi", diretta dal maestro Giuseppe Lentini, in un connubio tra storia, devozione popolare, Fede e Cultura, tra Vangelo e anima popolare.
maestro Peppino Di Nunno