La “Quarta mafia”, il libro del magistrato Antonio Laronga
Presentato on line con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano
venerdì 5 marzo 2021
17.11
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha partecipato ieri pomeriggio alla presentazione online del libro "Quarta mafia", del magistrato Antonio Laronga, sulla criminalità organizzata foggiana. Con il presidente Emiliano, Marco Lillo, giornalista e direttore della casa editrice Paper First, Giulio Golia de 'Le Iene' e l'autore del libro. La "quarta mafia" è la definizione mediatica delle mafie foggiane, una criminalità emergente che coniuga arcaicità e modernità, localismo e globalizzazione. Una mafia rimasta a lungo invisibile rispetto a quelle tradizionali, solo perché poco raccontata e conosciuta. Capace, però, al pari della mafia siciliana, della camorra e della 'ndrangheta, di irradiarsi in tutto il Paese e di sgretolare la sicurezza pubblica anche in territori lontani dalla sua zona di origine. La "Società" foggiana, la mafia garganica e la mafia cerignolana sono raccontate attraverso quarant'anni di vicende criminali tratte da fonti giudiziarie e da documenti investigativi. Contrabbando, narcotraffico, estorsioni, costellate da centinaia di omicidi commessi con ferocia brutale. Nel tempo, la "quarta mafia" ha saputo fare il salto di qualità, trasformarsi in una mafia moderna, in grado di permeare l'economia e la vita pubblica delle comunità assoggettate. È penetrata così dentro imprese sane, ha imposto i propri obiettivi ad amministratori conniventi ed ha cambiato per sempre le regole del gioco. Negli ultimi anni, lo scioglimento per mafia di alcuni comuni e l'improvviso aumento della violenza omicida, hanno lasciato intravedere ad un pubblico più ampio alcuni frammenti di un disastro civile. Il libro "Quarta mafia" contribuisce a disvelare l'origine, l'evoluzione e gli assetti attuali di un fenomeno criminale complesso e pericoloso, assurto ormai a problema nazionale.
"Credo che il libro - ha detto Emiliano nel suo intervento - abbia una funzione importantissima, cioè quella di chiudere un buco di conoscenze, soprattutto divulgative più che giudiziarie, sulla sacra corona unita, in particolare nell'area della Capitanata. Questa associazione mafiosa è nata molti anni fa, è nata soprattutto a partire da un evento che coinvolge la provincia di Foggia ovvero lo spostamento di tutti i detenuti della nuova camorra organizzata, di Raffaele Cutolo, morto di recente, in Puglia dando per scontato che questo trasferimento non avrebbe provocato nessun particolare problema, ma avrebbe salvaguardato invece i detenuti campani dallo scontro con la nuova famiglia organizzata, la parte della camorra legata a cosa nostra, impegnata nel contrabbando.
Il libro chiarisce che si tratta di una mafia probabilmente nata in carcere, sussume una serie di giuramenti camorristici che erano tipici delle carceri anche pugliesi, ma la fa diventare anche una proiezione esterna costruendo una vera e propria associazione criminale. Il libro chiarisce che si tratta di una associazione di stampo mafioso. Noi abbiamo vissuto in Puglia un dramma, quello della sentenza del 24 ottobre 1989 del tribunale di Bari, che con gli statuti sequestrati, i giuramenti, gli elenchi degli affiliati, tutto il materiale necessario, sostanzialmente fa un ragionamento, giuridicamente secondo me sbagliato, ma che era molto diffuso nell'opinione pubblica di allora, che quelle non fossero mafie vere, ma delle scimmiottature, non assomigliano alla camorra e alla mafia e quindi non sono mafie. In realtà il 416 bis non prevede che la natura mafiosa di una associazione dipenda dalla somiglianza con la camorra o con cosa nostra, ma dipende dagli elementi costitutivi del reato.
Seguì una grande assoluzione a quel processo ma nel giro di pochi mesi dall'assoluzione vennero ammazzati 22 o 23 imputati di quel processo, questo per dire che si erano veramente sbagliati. Questo portò ad una sottovalutazione del fenomeno. In quel processo c'era Giosuè Rizzi, il fondatore della camorra della capitanata. Poi c'è tutta una storia che il libro approfondisce con una documentazione eccezionale. Non ho mai visto la citazione di tanti documenti processuali, di verbali. Il dott. Laronga mi ha dato l'onore di citare anche una mia relazione che avevo fatto al Csm nel 1996 su tutte le mafie pugliesi. Era un documento molto immaturo rispetto al libro però evidentemente all'epoca non c'era molto altro. Nessuno si era preso la briga di approfondire. Solo di recente le università pugliesi si sono lanciate nello studio, nell'approfondimento di questi fenomeni criminali.
C'è una buona notizia, cioè che la Regione Puglia, dopo aver consolidato le attività dell'ufficio per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata del Comune di Bari, in un ufficio specifico della Regione - grazie ad un criminologo giovanissimo, una straordinaria persona che purtroppo abbiamo perso, Stefano Fumarulo - ha dato vita alla prima fondazione di antimafia sociale e quindi noi cominceremo con i magistrati, le forze dell'ordine, le università, i giornalisti a studiare questo fenomeno e a mettere insieme la bibliografia e i documenti che serviranno agli studiosi, attualmente e in futuro, ad approfondire questo fenomeno.
Il dott. Laronga, che ha il merito di aver approfondito dal punto di vista criminologico il fenomeno mafioso nella complessità del lavoro quotidiano, si è sforzato di passare il frutto del suo lavoro alle generazioni successive, di magistrati, ma anche di operatori sociali, di poliziotti, mi auguro anche di sindaci, di politici, perché è essenziale, fondamentale l'attività della politica contro la mafia. Io spero che questo passaggio di consegne sia molto più frequente, che l'esempio meritevole del dott. Laronga sia seguito anche da altri magistrati o anche da studiosi. Sulla mafia siciliana, per esempio, c'è una letteratura incredibile, sulle mafie pugliesi c'è molto meno e bisogna darsi da fare. Per questo, complimenti all'editore che ha dato una mano da questo punto di vista, a rilanciare gli studi sulle mafie pugliesi. Questo progetto di mafia omogenea che era quello delle origini poi si segmenta in tanti fenomeni diversi che nel libro sono ricostruiti con grande dovizia di particolari e sulla base di documenti probatori molto importanti e che quindi dimostrano come le mafie pugliesi al plurale, siano un fenomeno orizzontale ma particolarmente pericoloso e difficile da indagare proprio perché non c'è una cupola come per la mafia, non c'è una organizzazione generale, quel progetto fallì e fu sostituito da un metodo mafioso molto simile ed omogeneo che viene replicato senza che ci sia un vertice gerarchico e per questo è difficile da sconfiggere, soprattutto in provincia di Foggia.
Ora la sensibilità su questi temi è cambiata. Allora si diceva che noi che facevamo antimafia ci inventavamo le associazioni mafiose per fare carriera. Adesso siamo tutti dalla stessa parte. Ecco perché stiamo tutti dietro a Foggia. Ecco perché il dott. Laronga ha fatto benissimo a scrivere questo libro, ecco perché avete fatto bene a pubblicarlo. Noi ci inseriamo. Non c'è niente di male che un presidente dica 'noi dietro l'analisi scientifica che è stata fatta in questo libro, intendiamo rafforzare la nostra iniziativa di antimafia sociale nell'area della Capitanata'. Lo diciamo chiaramente, senza crocifiggere nessuno, senza un indirizzo politico particolare ma con l'intento di spiegare ai ragazzi nelle scuole e nelle università, agli imprenditori che resistere alle intimidazioni mafiose è sicuramente difficile ma è più facile farlo in modo organizzato e se poi hai dalla tua parte tutte le istituzioni, la battaglia non solo la possiamo vincere, ma la vinceremo".
"Credo che il libro - ha detto Emiliano nel suo intervento - abbia una funzione importantissima, cioè quella di chiudere un buco di conoscenze, soprattutto divulgative più che giudiziarie, sulla sacra corona unita, in particolare nell'area della Capitanata. Questa associazione mafiosa è nata molti anni fa, è nata soprattutto a partire da un evento che coinvolge la provincia di Foggia ovvero lo spostamento di tutti i detenuti della nuova camorra organizzata, di Raffaele Cutolo, morto di recente, in Puglia dando per scontato che questo trasferimento non avrebbe provocato nessun particolare problema, ma avrebbe salvaguardato invece i detenuti campani dallo scontro con la nuova famiglia organizzata, la parte della camorra legata a cosa nostra, impegnata nel contrabbando.
Il libro chiarisce che si tratta di una mafia probabilmente nata in carcere, sussume una serie di giuramenti camorristici che erano tipici delle carceri anche pugliesi, ma la fa diventare anche una proiezione esterna costruendo una vera e propria associazione criminale. Il libro chiarisce che si tratta di una associazione di stampo mafioso. Noi abbiamo vissuto in Puglia un dramma, quello della sentenza del 24 ottobre 1989 del tribunale di Bari, che con gli statuti sequestrati, i giuramenti, gli elenchi degli affiliati, tutto il materiale necessario, sostanzialmente fa un ragionamento, giuridicamente secondo me sbagliato, ma che era molto diffuso nell'opinione pubblica di allora, che quelle non fossero mafie vere, ma delle scimmiottature, non assomigliano alla camorra e alla mafia e quindi non sono mafie. In realtà il 416 bis non prevede che la natura mafiosa di una associazione dipenda dalla somiglianza con la camorra o con cosa nostra, ma dipende dagli elementi costitutivi del reato.
Seguì una grande assoluzione a quel processo ma nel giro di pochi mesi dall'assoluzione vennero ammazzati 22 o 23 imputati di quel processo, questo per dire che si erano veramente sbagliati. Questo portò ad una sottovalutazione del fenomeno. In quel processo c'era Giosuè Rizzi, il fondatore della camorra della capitanata. Poi c'è tutta una storia che il libro approfondisce con una documentazione eccezionale. Non ho mai visto la citazione di tanti documenti processuali, di verbali. Il dott. Laronga mi ha dato l'onore di citare anche una mia relazione che avevo fatto al Csm nel 1996 su tutte le mafie pugliesi. Era un documento molto immaturo rispetto al libro però evidentemente all'epoca non c'era molto altro. Nessuno si era preso la briga di approfondire. Solo di recente le università pugliesi si sono lanciate nello studio, nell'approfondimento di questi fenomeni criminali.
C'è una buona notizia, cioè che la Regione Puglia, dopo aver consolidato le attività dell'ufficio per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata del Comune di Bari, in un ufficio specifico della Regione - grazie ad un criminologo giovanissimo, una straordinaria persona che purtroppo abbiamo perso, Stefano Fumarulo - ha dato vita alla prima fondazione di antimafia sociale e quindi noi cominceremo con i magistrati, le forze dell'ordine, le università, i giornalisti a studiare questo fenomeno e a mettere insieme la bibliografia e i documenti che serviranno agli studiosi, attualmente e in futuro, ad approfondire questo fenomeno.
Il dott. Laronga, che ha il merito di aver approfondito dal punto di vista criminologico il fenomeno mafioso nella complessità del lavoro quotidiano, si è sforzato di passare il frutto del suo lavoro alle generazioni successive, di magistrati, ma anche di operatori sociali, di poliziotti, mi auguro anche di sindaci, di politici, perché è essenziale, fondamentale l'attività della politica contro la mafia. Io spero che questo passaggio di consegne sia molto più frequente, che l'esempio meritevole del dott. Laronga sia seguito anche da altri magistrati o anche da studiosi. Sulla mafia siciliana, per esempio, c'è una letteratura incredibile, sulle mafie pugliesi c'è molto meno e bisogna darsi da fare. Per questo, complimenti all'editore che ha dato una mano da questo punto di vista, a rilanciare gli studi sulle mafie pugliesi. Questo progetto di mafia omogenea che era quello delle origini poi si segmenta in tanti fenomeni diversi che nel libro sono ricostruiti con grande dovizia di particolari e sulla base di documenti probatori molto importanti e che quindi dimostrano come le mafie pugliesi al plurale, siano un fenomeno orizzontale ma particolarmente pericoloso e difficile da indagare proprio perché non c'è una cupola come per la mafia, non c'è una organizzazione generale, quel progetto fallì e fu sostituito da un metodo mafioso molto simile ed omogeneo che viene replicato senza che ci sia un vertice gerarchico e per questo è difficile da sconfiggere, soprattutto in provincia di Foggia.
Ora la sensibilità su questi temi è cambiata. Allora si diceva che noi che facevamo antimafia ci inventavamo le associazioni mafiose per fare carriera. Adesso siamo tutti dalla stessa parte. Ecco perché stiamo tutti dietro a Foggia. Ecco perché il dott. Laronga ha fatto benissimo a scrivere questo libro, ecco perché avete fatto bene a pubblicarlo. Noi ci inseriamo. Non c'è niente di male che un presidente dica 'noi dietro l'analisi scientifica che è stata fatta in questo libro, intendiamo rafforzare la nostra iniziativa di antimafia sociale nell'area della Capitanata'. Lo diciamo chiaramente, senza crocifiggere nessuno, senza un indirizzo politico particolare ma con l'intento di spiegare ai ragazzi nelle scuole e nelle università, agli imprenditori che resistere alle intimidazioni mafiose è sicuramente difficile ma è più facile farlo in modo organizzato e se poi hai dalla tua parte tutte le istituzioni, la battaglia non solo la possiamo vincere, ma la vinceremo".