La volontà popolare si realizza nel voto a suffragio universale
Io non vendo il mio voto...di Arci..liberamente Canosa. Questo punto nevralgico è stato mortalmente colpito
domenica 22 aprile 2012
12.35
Il bene comune non è riducibile a interessi parziali, neppure alla loro somma o al loro equilibrio, è molto di più della somma del bene delle singoli parti di una comunità, è la realizzazione integrale della persona per quanto essa dipenda dalla collettività. Esso non coincide con la soddisfazione degli interessi egoistici anche legittimi, dell'individuo, anzi ne può richiedere il sacrificio. La disponibilità al sacrificio ha luogo perché si comprende che la qualità della vita associata concorre alla felicità dell'individuo. L'essenza della politica, intesa come il complesso delle scelte che determinano i destini di una comunità, fa i conti, a tutte le latitudini e in ogni tempo, con questo concetto di "bene comune". L'azione politica lo si voglia o no, se ne abbia consapevolezza o meno, è inevitabilmente giudicata da questo idea di bene comune.
La storia ci insegna che il sentiero sempre angusto di una pacifica convivenza di una comunità frutto di giustizia è una traccia che spesso viene smarrita, perché spesso le comunità umane cedono alla viltà che fa dilagare l'ingiustizia e la violenza che illudendosi di combatterla l'aggrava. La Resistenza all'oppressione nazi-fascista e la Liberazione da essa è uno di quei rari momenti della storia in cui le comunità vedono con chiarezza il valore straordinario della coesione sociale quale frutto di giustizia e di pace . La costituzione, che ne è stato il sigillo, e l'ordinamento in essa descritto non fonda un potere statale bensì, al contrario, essa è concepita a tutela della persona nella sua esplicazione individuale e collettiva dalle insidie del potere. La volontà popolare che si realizza nel voto a suffragio universale e nella rappresentanza organizzata in partiti politici che operano secondo metodi democratici è il fulcro del sistema politico architettato nella Costituzione.
Questo punto nevralgico è stato mortalmente colpito. Ciò che oggi chiamiamo partiti non sono le libere associazioni definite dall'art. 49 della Costituzione. Impropriamente chiamiamo partiti le oligarchie autoreferenziali, che si accaparrano potere e denaro con la voracità che in questi giorni purtroppo possiamo apprezzare pienamente. Ma come è potuto accadere che si sia arrivati a questo stato di cose? Qual è stato il momento in cui i partiti (libere associazione di cittadini) hanno subito la metamorfosi che li ha condotti ad adottare per la loro vita interna e nella gestione della cosa pubblica metodi tutt'altro che democratici? Nel lasso di tempo che grosso modo va dall'attentato di Piazza Fontana all'inchiesta "Mani Pulite" , i partiti si attrezzavano e affinavano sempre più metodi leciti e più spesso illeciti e/o amorali atti a reperire quantità sempre più ingenti di risorse per sostenere la contrapposizione ideologica tra capitalismo e comunismo, questa condotta è resa palusibile anche da una una guerra civile strisciante, indotta e alimentata dalla cosiddetta strategia della tensione, che in quegli anni rendeva drammatica se non perfino tragica la lotta politica. La caduta del muro di Berlino ha sorpreso i partiti intenti a svolgere, oramai in piena patologia da assenza di democrazia interna, l'unica attività cui erano oramai dediti: accumulare risorse da scaricare nella lotta politica per conseguire maggior potere.
Dal momento in cui il fattore "K" (Comunismo) non agiva più, i sistemi organizzativi ormai sclerotizzati su meccanismi corruttivi, che l'inchiesta "Mani Pulite" ha posto in evidenza in tutta la loro pervasività, esplicavano in tutta la loro potenza la distruzione della coesione sociale. L'avvento del bipolarismo populista, che considera partiti e istituzioni in genere strumenti da conseguire per la trasformazione delle risorse pubbliche in ricchezza privata da, ( Ahinoi!) addirittura, sperperare, ha completato l'opera. Credo che abbiamo smarrito la lezione che la Resistenza all'oppressione nazi-fascista e la Liberazione da essa ci ha insegnato, cioè che non sono il coagulo di interessi materiali o ideologici o gli egoismi dei singoli o di parti a reggere gli urti della storia, bensì l'unità fatta da spiriti orientati alla verità e alla forza degli ideali.
Per dare soluzione alla crisi della politica la proposta è una nuova legge elettorale che renda agibile la scelta del candidato da parte dell'elettore e rafforzare la disposizione dell'art. 49 della Costituzione dandone un nuovo e più adeguato contenuto: I partiti devono essere disciplinati da legge che ne regoli l'organizzazione centrale e periferica e che preveda procedure atte ad assicurare la trasparenza ed il pubblico controllo del loro stato patrimoniale e delle fonti di finanziamento, che detti altresì, disposizioni dirette a garantire la partecipazione degli iscritti a tutte le fasi di formazione della volontà politica degli stessi, compresa la designazione dei candidati alle elezioni, il rispetto delle norme statutarie, la tutela delle minoranze.
Colgo l'occasione per complimentarmi con gli autori, per l'efficacia e la qualità artistica, del corto: "io non vendo il mio voto" di Arci Libera... Mente di Canosa:
http://vimeo.com/40291399
Antonio Damiano, 1960 (non candidato)
La storia ci insegna che il sentiero sempre angusto di una pacifica convivenza di una comunità frutto di giustizia è una traccia che spesso viene smarrita, perché spesso le comunità umane cedono alla viltà che fa dilagare l'ingiustizia e la violenza che illudendosi di combatterla l'aggrava. La Resistenza all'oppressione nazi-fascista e la Liberazione da essa è uno di quei rari momenti della storia in cui le comunità vedono con chiarezza il valore straordinario della coesione sociale quale frutto di giustizia e di pace . La costituzione, che ne è stato il sigillo, e l'ordinamento in essa descritto non fonda un potere statale bensì, al contrario, essa è concepita a tutela della persona nella sua esplicazione individuale e collettiva dalle insidie del potere. La volontà popolare che si realizza nel voto a suffragio universale e nella rappresentanza organizzata in partiti politici che operano secondo metodi democratici è il fulcro del sistema politico architettato nella Costituzione.
Questo punto nevralgico è stato mortalmente colpito. Ciò che oggi chiamiamo partiti non sono le libere associazioni definite dall'art. 49 della Costituzione. Impropriamente chiamiamo partiti le oligarchie autoreferenziali, che si accaparrano potere e denaro con la voracità che in questi giorni purtroppo possiamo apprezzare pienamente. Ma come è potuto accadere che si sia arrivati a questo stato di cose? Qual è stato il momento in cui i partiti (libere associazione di cittadini) hanno subito la metamorfosi che li ha condotti ad adottare per la loro vita interna e nella gestione della cosa pubblica metodi tutt'altro che democratici? Nel lasso di tempo che grosso modo va dall'attentato di Piazza Fontana all'inchiesta "Mani Pulite" , i partiti si attrezzavano e affinavano sempre più metodi leciti e più spesso illeciti e/o amorali atti a reperire quantità sempre più ingenti di risorse per sostenere la contrapposizione ideologica tra capitalismo e comunismo, questa condotta è resa palusibile anche da una una guerra civile strisciante, indotta e alimentata dalla cosiddetta strategia della tensione, che in quegli anni rendeva drammatica se non perfino tragica la lotta politica. La caduta del muro di Berlino ha sorpreso i partiti intenti a svolgere, oramai in piena patologia da assenza di democrazia interna, l'unica attività cui erano oramai dediti: accumulare risorse da scaricare nella lotta politica per conseguire maggior potere.
Dal momento in cui il fattore "K" (Comunismo) non agiva più, i sistemi organizzativi ormai sclerotizzati su meccanismi corruttivi, che l'inchiesta "Mani Pulite" ha posto in evidenza in tutta la loro pervasività, esplicavano in tutta la loro potenza la distruzione della coesione sociale. L'avvento del bipolarismo populista, che considera partiti e istituzioni in genere strumenti da conseguire per la trasformazione delle risorse pubbliche in ricchezza privata da, ( Ahinoi!) addirittura, sperperare, ha completato l'opera. Credo che abbiamo smarrito la lezione che la Resistenza all'oppressione nazi-fascista e la Liberazione da essa ci ha insegnato, cioè che non sono il coagulo di interessi materiali o ideologici o gli egoismi dei singoli o di parti a reggere gli urti della storia, bensì l'unità fatta da spiriti orientati alla verità e alla forza degli ideali.
Per dare soluzione alla crisi della politica la proposta è una nuova legge elettorale che renda agibile la scelta del candidato da parte dell'elettore e rafforzare la disposizione dell'art. 49 della Costituzione dandone un nuovo e più adeguato contenuto: I partiti devono essere disciplinati da legge che ne regoli l'organizzazione centrale e periferica e che preveda procedure atte ad assicurare la trasparenza ed il pubblico controllo del loro stato patrimoniale e delle fonti di finanziamento, che detti altresì, disposizioni dirette a garantire la partecipazione degli iscritti a tutte le fasi di formazione della volontà politica degli stessi, compresa la designazione dei candidati alle elezioni, il rispetto delle norme statutarie, la tutela delle minoranze.
Colgo l'occasione per complimentarmi con gli autori, per l'efficacia e la qualità artistica, del corto: "io non vendo il mio voto" di Arci Libera... Mente di Canosa:
http://vimeo.com/40291399
Antonio Damiano, 1960 (non candidato)