Le nostre lingue non siano mai contro ma incontro
Il segno dal XIV Festival della Letteratura Mediterranea
mercoledì 28 settembre 2016
16.54
"L'incontro con l'altro diventa più familiare quando ci accorgiamo che le nostre vite sono simili. Il desiderio di conoscere l'altro per riconoscersi in lui deve per forza passare dal tentativo di comprensione. Devo ascoltare chi ha visto le stragi delle loro terre, devo guardare le foto di chi era lì, devo auspicare che la loro poesia e la loro narrativa vengano tradotte il più possibile nella mia lingua. Perché le nostre lingue non siano mai contro ma incontro". È questo il segno lasciato dal XIV Festival della Letteratura Mediterranea, un festival che come ha detto Nabil Salameh "è una realtà che costruisce ponti, che costruisce conoscenza". Conclusosi domenica scorsa con l'intenso reading di Fabrizio Gifuni - che ha dato voce a 'Ragazzi di Vita' di Pasolini - il Festival della Letteratura Mediterranea ha visto a Lucera (FG) la presenza di tanti ospiti provenienti da ogni dove. Ognuno di loro ha contribuito a scavare a fondo nel tema "Il segno ci fa umani" scelto per questa edizione. I Radiodervish hanno abbracciato la città facendo risuonare melodie e lingue di uomini e donne appartenenti a spazi, culture e tempi differenti. Asmae Dachan e Marta Bellingreri hanno raccontato la guerra attraverso il reportage, avendo il coraggio di ascoltare le persone e di vivere nei loro luoghi. Nabil Salameh, Silvia Moresi e Caterina Pinto hanno portato tutti nella terra delle emozioni attraverso la poesia di Nizar Qabbani. Paola Caridi, Ayman Al Zorqani e Sumia Sukkar hanno dato voce alla poetica letteraria e artistica del dissenso nel mondo arabo.
Il tema è stato affrontato attraverso tutte le forme d'arte con l'FLM-Lab che dal 18 al 23 settembre ha trasformato Lucera in un laboratorio a cielo aperto, grazie alla direzione artistica di Salvatore Lovaglio e dell'associazione Mecenate, e con la collaborazione di Z'unica. Antonio Maria Pecchini ha dato voce al grido che sale dal Mediterraneo con l'installazione artistica "Derive" da cui ha preso spunto "Urban Land Art", il workshop di costruzioni in materiale naturale curato dal gruppo LAN_Laboratorio Architetture Naturali e guidato dall'architetto Francesco Poli, che ha visto la costruzione di un'opera collettiva in coerenza con il tema del Festival (è possibile vederla all'interno della Fortezza Svevo-Angioina dal martedì alla domenica nei seguenti orari: 9-13 / 15.30-19.30). Danilo Balducci ha raccontato le atrocità e lo scorrere della vita nel campo di Idomeni, situato al confine tra Grecia e Macedonia, attraverso il suo sguardo con la mostra fotografica "Another step and you're elsewhere", visitabile fino a venerdì 30 settembre presso la Biblioteca Comunale San Pasquale (9.30-13.00 / 16.00-19.00). Maria Palmieri e Domenico d'Alessandro, accompagnati da Michele Cera, hanno immortalato le storie di ragazzi africani residenti a Foggia con il loro progetto fotografico "Boundary as a frame", visibile in piazza Duomo. Roberto Corradino ha tenuto segreto fino alla fine il suo intervento a Te lo scrivo nell'orecchio #3, l'happening misterioso che ha visto l'attore interpretare 'Un artista del digiuno' di Kafka. Il duo 'Neapolis Mediterranea' ha portato in piazza le sonorità classiche della chitarra battente di Marcello Vitale e la voce intensa e dolce di Fiorenza Calogero.
"Dinanzi alla condizione della nostra Europa e di tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ai migranti, ai profughi, ai rifugiati, noi non possiamo che desiderare un ritorno all'umano e auspichiamo che i segni, tutti i segni dell'arte diventino motivo di riconoscimento e di conoscenza. Se ad Aleppo qualcuno oggi scrive una poesia o apre una libreria, non possiamo che attaccarci a questo che ci rende umani e simili", afferma Maria Del Vecchio presidente dell'associazione Mediterraneo è Cultura. "Desideriamo che il Festival continui ad essere un luogo in cui gli intellettuali e gli artisti si confrontino per donarci uno sguardo di quella storia grande di cui, a volte, chiusi e ancorati alle nostre certezze di pietra, come i pavimenti della nostra cittadina, ci dimentichiamo", sono le parole con cui gli organizzatori del Festival chiudono la XIV Edizione che vanta il patrocinio della Regione Puglia e del Comune di Lucera ed è realizzata grazie al supporto di sponsor privati e di partner tecnici.
Il tema è stato affrontato attraverso tutte le forme d'arte con l'FLM-Lab che dal 18 al 23 settembre ha trasformato Lucera in un laboratorio a cielo aperto, grazie alla direzione artistica di Salvatore Lovaglio e dell'associazione Mecenate, e con la collaborazione di Z'unica. Antonio Maria Pecchini ha dato voce al grido che sale dal Mediterraneo con l'installazione artistica "Derive" da cui ha preso spunto "Urban Land Art", il workshop di costruzioni in materiale naturale curato dal gruppo LAN_Laboratorio Architetture Naturali e guidato dall'architetto Francesco Poli, che ha visto la costruzione di un'opera collettiva in coerenza con il tema del Festival (è possibile vederla all'interno della Fortezza Svevo-Angioina dal martedì alla domenica nei seguenti orari: 9-13 / 15.30-19.30). Danilo Balducci ha raccontato le atrocità e lo scorrere della vita nel campo di Idomeni, situato al confine tra Grecia e Macedonia, attraverso il suo sguardo con la mostra fotografica "Another step and you're elsewhere", visitabile fino a venerdì 30 settembre presso la Biblioteca Comunale San Pasquale (9.30-13.00 / 16.00-19.00). Maria Palmieri e Domenico d'Alessandro, accompagnati da Michele Cera, hanno immortalato le storie di ragazzi africani residenti a Foggia con il loro progetto fotografico "Boundary as a frame", visibile in piazza Duomo. Roberto Corradino ha tenuto segreto fino alla fine il suo intervento a Te lo scrivo nell'orecchio #3, l'happening misterioso che ha visto l'attore interpretare 'Un artista del digiuno' di Kafka. Il duo 'Neapolis Mediterranea' ha portato in piazza le sonorità classiche della chitarra battente di Marcello Vitale e la voce intensa e dolce di Fiorenza Calogero.
"Dinanzi alla condizione della nostra Europa e di tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ai migranti, ai profughi, ai rifugiati, noi non possiamo che desiderare un ritorno all'umano e auspichiamo che i segni, tutti i segni dell'arte diventino motivo di riconoscimento e di conoscenza. Se ad Aleppo qualcuno oggi scrive una poesia o apre una libreria, non possiamo che attaccarci a questo che ci rende umani e simili", afferma Maria Del Vecchio presidente dell'associazione Mediterraneo è Cultura. "Desideriamo che il Festival continui ad essere un luogo in cui gli intellettuali e gli artisti si confrontino per donarci uno sguardo di quella storia grande di cui, a volte, chiusi e ancorati alle nostre certezze di pietra, come i pavimenti della nostra cittadina, ci dimentichiamo", sono le parole con cui gli organizzatori del Festival chiudono la XIV Edizione che vanta il patrocinio della Regione Puglia e del Comune di Lucera ed è realizzata grazie al supporto di sponsor privati e di partner tecnici.