Maggiori controlli sulle importazioni di grano
Confagricoltura sostiene il lavoro della Forestale
giovedì 25 febbraio 2016
15.05
"Siamo all'ennesimo episodio di una vera e proprio guerra del grano". Così il presidente di Confagricoltura Puglia Donato Rossi, commenta l'ultimo sbarco di tonnellate di merce proveniente dall'estero al porto di Bari: grano che è stato oggetto di controlli serrati da parte degli uomini del Corpo Forestale dello Stato. Dalle analisi effettuate con un kit innovativo, è emersa la presenza in uno dei carichi di grano controllati di micotossine dannose per la salute umana. Si tratta di un carico proveniente dal Messico. In totale sono sette i tir che sono stati sottoposti a controllo."Ma questa non è certo la prima volta che si verifica una situazione del genere - dice il presidente di Confagricoltura Puglia - Ormai siamo abituati a sentire quasi quotidianamente di sbarchi di grano proveniente da Canada, Gran Bretagna, Marocco. In questo caso, l'analisi a campione effettuata dalla Forestale ha dato esito positivo, rilevando tracce di un ceppo fungino dannosissimo. Ma quante volte grano ugualmente contaminato è passato dai nostri varchi senza nessun vaglio da parte delle autorità sanitarie o dalle forze dell'ordine?". Questo interrogativo, inquietante per i produttori italiani come per i consumatori, ha una sola risposta: "Bisogna intensificare i controlli - insiste Donato Rossi - Tutti i tir, tutti i container, tutti i silos di grano importato devono essere controllati. Il sospetto, o come in questo caso la certezza, che anche uno solo possa essere contaminato è ragione sufficiente per rispondere a tutti coloro che polemizzano per i ritardi e il blocco dei varchi ai porti".
"Sappiamo che ci sono normative comunitarie da rispettare - aggiunge il presidente di Confagricoltura Puglia - D'altronde abbiamo imparato bene che l'Unione europea, specie per quel che riguarda l'agricoltura, si comporta esclusivamente come Unione doganale e nulla di più. Ma di fronte a situazioni come questa, in cui è la salute dei consumatori di tutto il territorio europeo a essere messa a rischio, è richiesto uno sforzo comune". A tutto questo, si aggiunge il rapporto sbilanciato fra il prodotto importato, non sempre evidentemente di qualità, e il mercato interno. Il prezzo del grano duro ha subito negli ultimi mesi fortissime oscillazioni. Nella terza settimana di febbraio, Ismea(Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) conferma il trend negativo del prezzo medio all'origine del frumento duro nazionale, che si attesta a 243,85 euro/tonnellata, con calo dello 0,6% rispetto alla settimana precedente. Su base annua, la flessione è del 27,8%. In questa fase della campagna, i quantitativi offerti continuano a essere molto abbondanti, a fronte di una richiesta da parte delle industrie molitorie non particolarmente attiva. Intanto, l'ultima indagine Istat sulle intenzioni di semina delle colture erbacee per l'annata agraria 2015-2016 prospetta un generale incremento delle superfici italiane investite a frumento: +5,6% per il grano tenero e + 6,2% per il duro. "Come si vede dai dati di settore - spiega Donato Rossi - un maggiore controllo delle importazioni servirà anche a tutelare gli investimenti che i nostri agricoltori vogliono evidentemente ancora fare. Abbiamo però bisogno di sapere che non siamo lasciati da soli ad affrontare un mercato globale che senza un presidio forte e costante rischia di essere davvero privo di regole".
"Sappiamo che ci sono normative comunitarie da rispettare - aggiunge il presidente di Confagricoltura Puglia - D'altronde abbiamo imparato bene che l'Unione europea, specie per quel che riguarda l'agricoltura, si comporta esclusivamente come Unione doganale e nulla di più. Ma di fronte a situazioni come questa, in cui è la salute dei consumatori di tutto il territorio europeo a essere messa a rischio, è richiesto uno sforzo comune". A tutto questo, si aggiunge il rapporto sbilanciato fra il prodotto importato, non sempre evidentemente di qualità, e il mercato interno. Il prezzo del grano duro ha subito negli ultimi mesi fortissime oscillazioni. Nella terza settimana di febbraio, Ismea(Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) conferma il trend negativo del prezzo medio all'origine del frumento duro nazionale, che si attesta a 243,85 euro/tonnellata, con calo dello 0,6% rispetto alla settimana precedente. Su base annua, la flessione è del 27,8%. In questa fase della campagna, i quantitativi offerti continuano a essere molto abbondanti, a fronte di una richiesta da parte delle industrie molitorie non particolarmente attiva. Intanto, l'ultima indagine Istat sulle intenzioni di semina delle colture erbacee per l'annata agraria 2015-2016 prospetta un generale incremento delle superfici italiane investite a frumento: +5,6% per il grano tenero e + 6,2% per il duro. "Come si vede dai dati di settore - spiega Donato Rossi - un maggiore controllo delle importazioni servirà anche a tutelare gli investimenti che i nostri agricoltori vogliono evidentemente ancora fare. Abbiamo però bisogno di sapere che non siamo lasciati da soli ad affrontare un mercato globale che senza un presidio forte e costante rischia di essere davvero privo di regole".