Nelson Mandela, un cammino di liberazione morale e politica
Lunedì in conferenza la professoressa Agata Pinnelli all’UNITRE
sabato 5 aprile 2014
10.19
In ricordo di Nelson Mandela, uno dei più grandi statisti del secolo scorso, Premio Nobel per la Pace nel 1993, scomparso il 5 dicembre 2013 all'età di 95 anni, è stata organizzata una conferenza per lunedì 7 aprile alle ore 19,00, presso l'Oasi Arcivescovo Francesco Minerva, in via Muzio Scevola nr.20 di Canosa di Puglia (BT). La conferenza dal titolo "Nelson Mandela, un cammino di liberazione morale e politica" sarà introdotta dal professor Donato Metta, presidente della locale Università della Terza Età "Sezione Ovidio Gallo", e presentata dalla professoressa Agata Pinnelli, in veste di relatrice, che ha anticipato per sommi capi il programma della serata, ben curato nei dettagli. Nelson Mandela, un cammino di liberazione morale e politica, una vita straordinaria che è diventata già storia e patrimonio indiscutibile dell'umanità, per come ha saputo deporre l'odio e dare pace a se stesso e al suo intero popolo, un uomo finalmente "libero" di autodeterminarsi, ma libero anche di perdonare. È l'artefice di un capolavoro forse unico: la transizione pacifica del Sudafrica verso la democrazia attraverso spaventose "tensioni etniche" dovute a tre secoli di dominazione bianca e all'invenzione dell'Apartheid, nonchè la continua minaccia di una sanguinosa guerra civile. Il regime bianco aveva cercato di cancellare anche il ricordo e la memoria di Mandela, che seppe lottare nell'isolamento e nelle sevizie del carcere di Robben Island, perché prevalesse la giustizia nelle relazioni tra bianchi, neri, meticci e indiani. Il lungo cammino verso la libertà è il lungo cammino del popolo nero verso la libertà politica, è la consapevolezza di formare una nazione, è la conquista di un valore irrinunciabile: la dignità dell'essere umano.
È stato il capitano della sua anima perché ha saputo trasformare se stesso, raccontandolo al mondo. I 27 anni di prigione hanno segnato un prima e un dopo: è entrato in cella come un combattente ardente, intollerante, pronto ad uccidere per la libertà; ne è uscito un uomo libero, capace di rinunciare all'uso della forza e persino a rivendicare giustizia quando il prezzo fosse stato la libertà o la vita degli altri, anche se questi "altri" erano gli oppressori che avevano segregato e ucciso il "suo" popolo nero. È il punto di arrivo di una vita intera ad aver fatto di Mandela un gigante, un "invictus", un non vinto, un capitano che ha guidato la sua anima verso la convinzione che l'assoluta priorità era il perdono, accompagnato dal rispetto incondizionato nei confronti dell'altro. Infatti, """Essere liberi – come Nelson Mandela ha detto in un'altra delle sue più celebri affermazioni – non significa semplicemente rompere le catene, ma vivere in modo tale da rispettare e accentuare la libertà altrui""". È questa la forza che ha tratto durante gli anni bui della prigionia per sua stessa ammissione dai versi di William Ernest Henley, da lui tanto amati, letti e meditati:
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come un pozzo che va da un polo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista
per l'indomabile anima mia.
Nella feroce stretta delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
si profila il solo Orrore delle ombre,
e ancora la minaccia degli anni
mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
Quella forza che lo ha reso capace di rendere forte, invincibile ciò che è giusto contando sul proprio corpo incatenato e sulla parola ferma per colloquiare con il cuore degli uomini.
Durante la conferenza verrà illustrato il grande capolavoro compiuto da Mandela, attraverso i momenti più significativi che hanno contraddistinto la sua stessa "Vita":
La cittadinanza è invitata.
È stato il capitano della sua anima perché ha saputo trasformare se stesso, raccontandolo al mondo. I 27 anni di prigione hanno segnato un prima e un dopo: è entrato in cella come un combattente ardente, intollerante, pronto ad uccidere per la libertà; ne è uscito un uomo libero, capace di rinunciare all'uso della forza e persino a rivendicare giustizia quando il prezzo fosse stato la libertà o la vita degli altri, anche se questi "altri" erano gli oppressori che avevano segregato e ucciso il "suo" popolo nero. È il punto di arrivo di una vita intera ad aver fatto di Mandela un gigante, un "invictus", un non vinto, un capitano che ha guidato la sua anima verso la convinzione che l'assoluta priorità era il perdono, accompagnato dal rispetto incondizionato nei confronti dell'altro. Infatti, """Essere liberi – come Nelson Mandela ha detto in un'altra delle sue più celebri affermazioni – non significa semplicemente rompere le catene, ma vivere in modo tale da rispettare e accentuare la libertà altrui""". È questa la forza che ha tratto durante gli anni bui della prigionia per sua stessa ammissione dai versi di William Ernest Henley, da lui tanto amati, letti e meditati:
Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come un pozzo che va da un polo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista
per l'indomabile anima mia.
Nella feroce stretta delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
si profila il solo Orrore delle ombre,
e ancora la minaccia degli anni
mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
Quella forza che lo ha reso capace di rendere forte, invincibile ciò che è giusto contando sul proprio corpo incatenato e sulla parola ferma per colloquiare con il cuore degli uomini.
Durante la conferenza verrà illustrato il grande capolavoro compiuto da Mandela, attraverso i momenti più significativi che hanno contraddistinto la sua stessa "Vita":
- La formazione e la nascita di un combattente per la libertà;
- Tradimento e militanza clandestina;
- Processo di Rivonia;
- Robben Island, dagli anni bui all'inizio della speranza;
- Dal dialogo con il nemico alla libertà e alla presidenza del nuovo stato "arcobaleno" del Sudafrica democratico.
La cittadinanza è invitata.