Non è affatto una novità la superficialità delle argomentazioni
L'assessore Facciolongo replica a Sciannamea
martedì 7 luglio 2015
6.45
L'assessore alla Cultura, Sabino Facciolongo, replica alla lettera di Stani Sciannamea ("Oltre con Fitto"), dal titolo "Sfiducia popolare a La Salvia", pubblicata dal quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno" il 3 luglio scorso.
"Non è affatto una novità la superficialità delle argomentazioni e dell'eloquio di un certo segretario cittadino di un movimento (?) della destra canosina – dichiara Facciolongo -, sicuramente derivante da un particolare modo di comunicare che, bontà sua, evidentemente ritiene efficace. Una ragione sufficiente per non degnare di risposta quello che altro non è che un minestrone mediatico cotto ad arte; sensazione però subito corretta da un voler guardare più attentamente, rispetto al cuoco di turno, agli ingredienti usati: cioè a quelle questioni reali che, pur mescolate in modo maldestro, permettono almeno di entrare nel merito di faccende che interessano direttamente i cittadini, e di dare un senso allo sforzo fatto dal nostro concittadino. Tanto per cominciare: il dimensionamento scolastico, che solo chi fa un altro mestiere o interpreta la realtà solo con la lente del teatrino della politica può pensare potesse essere strumentalizzato a fini elettorali nell'ormai lontano 2012. Si disse allora e si ribadisce oggi che, a nostro giudizio, quel piano fu errato, nel merito e nel metodo, così come errata era la legge che lo autorizzava. E qualche dubbio su questo deve pure sfiorare il dotto bancario/segretario se diverse città limitrofe si rifiutarono, all'epoca, di applicarlo in toto, come invece accaduto celermente da noi. Che poi sia rimasto invariato è solo frutto del fatto che chi era chiamato ad approvarlo a livello regionale lo considerò un atto irreversibile, nonostante tutti i tentativi fatti in anni recenti per poterlo rivedere. E' accaduto, in sintesi, che con quel piano si sono consegnati i destini della scuola canosina nelle mani di una burocrazia che nulla sapeva, o voleva sapere, dei problemi e delle specificità della nostra scuola. Il risultato è stato uno straordinario irrigidimento del sistema scolastico cittadino che sta producendo danni già nella lotta annuale per le iscrizioni e nell'utilizzo dei plessi scolastici e che si spera non ne procuri di peggiori in termini di sopravvivenza di alcune istituzioni scolastiche. Ma è chiaro che al signore che scrive queste cose nulla importa di sapere o approfondire, interessandogli solo di dimostrare l'inefficacia della Giunta La Salvia.
Veniamo al Museo: tanto per cominciare, sentir dire dai palchi che si era accantonato un certo progetto (quello di Piano San Giovanni) perché figlio di un'altra Amministrazione, qualifica chi l'ha detto. La dice anche lunga sull'utilizzo improprio della faccenda, per diverse ragioni: 1) quello studio di fattibilità non aveva di fatto una copertura finanziaria stabile (i fondi del centenario dell'Unità d'Italia, dirottati altrove dal Governo Berlusconi); 2) non aveva il consenso della Soprintendenza (che pubblicamente espresse il proprio diniego ad erigerlo in area archeologica); 3) non trovava l'approvazione della Regione, contraria al consumo di territorio e favorevole al riutilizzo di strutture già esistenti. E nonostante ciò', esso era stato comunque oggetto di discussione nel Tavolo Tecnico Comunale sul Museo, che vedeva poi prevalere l'ipotesi dell'edificio Mazzini. Ipotesi che in questi mesi si sta traducendo in realtà progettuali con fondi comunali e regionali e soprattutto di fattibilità più concreta. Ma di questo, come del lavoro che sta dietro a tutto questo, nulla sa o importa al nostro concittadino, interessato solo al suo disegno propagandistico.
Infine, "last but not least", il Teatro, oggetto di cicliche polemiche e vittima preferita del "tiro della giacchetta" cittadino. Un teatro nato con le migliori intenzioni ed inaugurato a tamburo battente per diventare, visto che ci si era, strumento di propaganda elettorale. Un teatro recuperato di fino, al quale però si "dimenticava" di dare subito l'agibilità per pubblico spettacolo, oltre naturalmente a non ipotizzarne, nei lunghi anni del recupero, un progetto di gestione, subito reclamato però appena dopo l'insediamento di un'altra Amministrazione. Forse al nostro dotto tuttologo "benedetto dalla fiducia popolare" sfugge che, in assenza di autorizzazione al pubblico spettacolo, con le sue indispensabili prescrizioni, alcun progetto di gestione sarebbe stato proponibile, cosi come in matematica alcuna operazione è possibile se non si dà un valore alla variabile. Oppure si pensava di poter scaricare al malcapitato, eventuale gestore l'onere dell'agibilità ovvero continuare all'infinito a chiedere al Sindaco di turno l'attestazione di una idoneità inesistente? La risposta è forse solo nella testa del diligente segretario politico, sempre prodigo di consigli soprattutto quando sono funzionali ad un certo tipo di informazione politica. Un fatto è certo: ora un'agibilità il Teatro Lembo ce l'ha, frutto di rinunce e compromessi anche dolorosi ed ora, solo ora, un progetto di gestione vero è possibile ed è infatti al vaglio. Degli altri ingredienti del minestrone sicuramente parleranno altri colleghi più competenti, cosi come del numero di voti dei componenti dell'attuale maggioranza, sul quale si aprirebbe un mondo di confronti con le recenti elezioni regionali. Nel mentre, si continui pure ad attribuire anche al sottoscritto lo slogan dello "specchietto retrovisore", cosi caro ai compagni (pardon, amici) del politico "fiduciato". Me ne intesterò volentieri l'utilizzo, ben sapendo che senza guardare nello specchietto retrovisore nessun sorpasso è possibile senza rischiare di rompersi l'osso del collo, tanto più rischioso se si tratta del collo di un'intera Comunità".
Ufficio Stampa Comune di Canosa Francesca Lombardi
"Non è affatto una novità la superficialità delle argomentazioni e dell'eloquio di un certo segretario cittadino di un movimento (?) della destra canosina – dichiara Facciolongo -, sicuramente derivante da un particolare modo di comunicare che, bontà sua, evidentemente ritiene efficace. Una ragione sufficiente per non degnare di risposta quello che altro non è che un minestrone mediatico cotto ad arte; sensazione però subito corretta da un voler guardare più attentamente, rispetto al cuoco di turno, agli ingredienti usati: cioè a quelle questioni reali che, pur mescolate in modo maldestro, permettono almeno di entrare nel merito di faccende che interessano direttamente i cittadini, e di dare un senso allo sforzo fatto dal nostro concittadino. Tanto per cominciare: il dimensionamento scolastico, che solo chi fa un altro mestiere o interpreta la realtà solo con la lente del teatrino della politica può pensare potesse essere strumentalizzato a fini elettorali nell'ormai lontano 2012. Si disse allora e si ribadisce oggi che, a nostro giudizio, quel piano fu errato, nel merito e nel metodo, così come errata era la legge che lo autorizzava. E qualche dubbio su questo deve pure sfiorare il dotto bancario/segretario se diverse città limitrofe si rifiutarono, all'epoca, di applicarlo in toto, come invece accaduto celermente da noi. Che poi sia rimasto invariato è solo frutto del fatto che chi era chiamato ad approvarlo a livello regionale lo considerò un atto irreversibile, nonostante tutti i tentativi fatti in anni recenti per poterlo rivedere. E' accaduto, in sintesi, che con quel piano si sono consegnati i destini della scuola canosina nelle mani di una burocrazia che nulla sapeva, o voleva sapere, dei problemi e delle specificità della nostra scuola. Il risultato è stato uno straordinario irrigidimento del sistema scolastico cittadino che sta producendo danni già nella lotta annuale per le iscrizioni e nell'utilizzo dei plessi scolastici e che si spera non ne procuri di peggiori in termini di sopravvivenza di alcune istituzioni scolastiche. Ma è chiaro che al signore che scrive queste cose nulla importa di sapere o approfondire, interessandogli solo di dimostrare l'inefficacia della Giunta La Salvia.
Veniamo al Museo: tanto per cominciare, sentir dire dai palchi che si era accantonato un certo progetto (quello di Piano San Giovanni) perché figlio di un'altra Amministrazione, qualifica chi l'ha detto. La dice anche lunga sull'utilizzo improprio della faccenda, per diverse ragioni: 1) quello studio di fattibilità non aveva di fatto una copertura finanziaria stabile (i fondi del centenario dell'Unità d'Italia, dirottati altrove dal Governo Berlusconi); 2) non aveva il consenso della Soprintendenza (che pubblicamente espresse il proprio diniego ad erigerlo in area archeologica); 3) non trovava l'approvazione della Regione, contraria al consumo di territorio e favorevole al riutilizzo di strutture già esistenti. E nonostante ciò', esso era stato comunque oggetto di discussione nel Tavolo Tecnico Comunale sul Museo, che vedeva poi prevalere l'ipotesi dell'edificio Mazzini. Ipotesi che in questi mesi si sta traducendo in realtà progettuali con fondi comunali e regionali e soprattutto di fattibilità più concreta. Ma di questo, come del lavoro che sta dietro a tutto questo, nulla sa o importa al nostro concittadino, interessato solo al suo disegno propagandistico.
Infine, "last but not least", il Teatro, oggetto di cicliche polemiche e vittima preferita del "tiro della giacchetta" cittadino. Un teatro nato con le migliori intenzioni ed inaugurato a tamburo battente per diventare, visto che ci si era, strumento di propaganda elettorale. Un teatro recuperato di fino, al quale però si "dimenticava" di dare subito l'agibilità per pubblico spettacolo, oltre naturalmente a non ipotizzarne, nei lunghi anni del recupero, un progetto di gestione, subito reclamato però appena dopo l'insediamento di un'altra Amministrazione. Forse al nostro dotto tuttologo "benedetto dalla fiducia popolare" sfugge che, in assenza di autorizzazione al pubblico spettacolo, con le sue indispensabili prescrizioni, alcun progetto di gestione sarebbe stato proponibile, cosi come in matematica alcuna operazione è possibile se non si dà un valore alla variabile. Oppure si pensava di poter scaricare al malcapitato, eventuale gestore l'onere dell'agibilità ovvero continuare all'infinito a chiedere al Sindaco di turno l'attestazione di una idoneità inesistente? La risposta è forse solo nella testa del diligente segretario politico, sempre prodigo di consigli soprattutto quando sono funzionali ad un certo tipo di informazione politica. Un fatto è certo: ora un'agibilità il Teatro Lembo ce l'ha, frutto di rinunce e compromessi anche dolorosi ed ora, solo ora, un progetto di gestione vero è possibile ed è infatti al vaglio. Degli altri ingredienti del minestrone sicuramente parleranno altri colleghi più competenti, cosi come del numero di voti dei componenti dell'attuale maggioranza, sul quale si aprirebbe un mondo di confronti con le recenti elezioni regionali. Nel mentre, si continui pure ad attribuire anche al sottoscritto lo slogan dello "specchietto retrovisore", cosi caro ai compagni (pardon, amici) del politico "fiduciato". Me ne intesterò volentieri l'utilizzo, ben sapendo che senza guardare nello specchietto retrovisore nessun sorpasso è possibile senza rischiare di rompersi l'osso del collo, tanto più rischioso se si tratta del collo di un'intera Comunità".
Ufficio Stampa Comune di Canosa Francesca Lombardi