Notte Bianca di "Inchiostro di Puglia"
Il salvataggio degli Ori di Taranto
mercoledì 20 aprile 2016
23.37
Anche quest'anno Palazzo Sinesi – sede del Polo Museale della Puglia – ospiterà il "Fortino letterario" di Canosa di Puglia(BT) per "La Notte Bianca di Inchiostro di Puglia" in calendario domenica 24 aprile 2016, dalle ore 19,00. Una Notte Bianca, organizzata dalla Fondazione Archeologica Canosina con il patrocinio del Comune di Canosa e del Polo Museale della Puglia, dedicata alla storia di alcuni tra i più importanti patrimoni archeologici della Puglia: si parlerà infatti del salvataggio degli Ori di Taranto e Canosa durante la Seconda Guerra mondiale. La manifestazione, introdotta e moderata da Luigi Garribba, vedrà la presentazione della monografia "Salvi e intattissimi"- La Banca Commerciale Italiana e la protezione degli Ori di Taranto (1943-1945), edita dall'Archivio Storico Intesa Sanpaolo e scritta dallo storico e documentarista Francesco Morra (già autore del soggetto e delle ricerche storiche originali del documentario sul bombardamento di Bari per La Grande Storia - RAI 3, pubblicate da Castelvecchi Editore in "Top Secret Bari 2 dicembre 1943").
Un'avvincente storia ricostruita da Morra attraverso documentazione inedita ritrovata nei fondi dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma e presso l'Archivio Storico di Intesa Sanpaolo di Milano che oggi custodisce il patrimonio documentario della Banca Commerciale Italiana. A risplendere sulla copertina di "Salvi e intattissimi" in tutta la sua magnificenza è il diadema fiorito in oro di Opaka Sabaleidas (fine III sec. a.C.): il diadema, ritrovato nel 1928 nella Tomba degli Ori a Canosa ed esposto, con gli altri oggetti d'oro e d'argento del corredo, nel locale museo civico canosino sino all'aprile 1941, prese poi la via di Taranto, su disposizione del soprintendente Ciro Drago, per motivi di protezione antiaerea durante il periodo bellico. Da quel momento il diadema, con tutto il corredo, seguì e condivise le sorti dell'intera collezione orafa di epoca ellenistica del Museo di Taranto, composta da oltre 200 pezzi, nota come "Ori di Taranto". Gli Ori infatti, racchiusi in due cassette di legno, furono trasferiti, nel febbraio 1943, nei caveau blindati della Banca Commerciale Italiana di Parma, ritenuti a prova di bombardamenti aerei, su indicazione del ministro dell'Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, quando l'Italia rimase spaccata in due e nessuna notizia giunse più da Parma, la sorte dei preziosi fu fonte di preoccupazioni per la Soprintendenza di Taranto e dei governi dell'Italia Liberata, tanto da rivolgersi anche al Vaticano per ottenere notizie.Nel frattempo, al Nord, il Ministero dell'Educazione Nazionale della Repubblica Sociale Italiana, interessato ad entrare in possesso degli Ori per trasferirli in altra sede, emanava un "Ordine di immediata consegna" ai vertici della Banca dopo che questa si era inizialmente rifiutata. I funzionari della Banca Commerciale Italiana però, opportunamente guidati dai vertici della Direzione Centrale a Milano, misero in atto ogni pratica dilatatoria per evitare la consegna degli Ori alla Repubblica di Salò (con il possibile rischio che potessero finire in mani tedesche) riuscendo a riconsegnarli, "salvi e intattissimi", nel luglio 1945, a Valerio Cianfarani, giovane ispettore della Soprintendenza archeologica di Taranto, che due anni prima li aveva trasportati a Parma.
La serata sarà anche motivo di riflessione per il recupero, la tutela e la conservazione del patrimonio archeologico canosino tra vecchie esigenze e nuovi orientamenti. La Fondazione Archeologica Canosina partecipa dunque con entusiasmo alla Notte Bianca di "Inchiostro di Puglia" nata per unire la Puglia nel valore della lettura e della cultura ritrovandosi intorno alle parole, alle idee e alle letture, grazie alle decine di caffè letterari, librerie, associazioni pugliesi che hanno deciso di aderire al progetto.
Un'avvincente storia ricostruita da Morra attraverso documentazione inedita ritrovata nei fondi dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma e presso l'Archivio Storico di Intesa Sanpaolo di Milano che oggi custodisce il patrimonio documentario della Banca Commerciale Italiana. A risplendere sulla copertina di "Salvi e intattissimi" in tutta la sua magnificenza è il diadema fiorito in oro di Opaka Sabaleidas (fine III sec. a.C.): il diadema, ritrovato nel 1928 nella Tomba degli Ori a Canosa ed esposto, con gli altri oggetti d'oro e d'argento del corredo, nel locale museo civico canosino sino all'aprile 1941, prese poi la via di Taranto, su disposizione del soprintendente Ciro Drago, per motivi di protezione antiaerea durante il periodo bellico. Da quel momento il diadema, con tutto il corredo, seguì e condivise le sorti dell'intera collezione orafa di epoca ellenistica del Museo di Taranto, composta da oltre 200 pezzi, nota come "Ori di Taranto". Gli Ori infatti, racchiusi in due cassette di legno, furono trasferiti, nel febbraio 1943, nei caveau blindati della Banca Commerciale Italiana di Parma, ritenuti a prova di bombardamenti aerei, su indicazione del ministro dell'Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, quando l'Italia rimase spaccata in due e nessuna notizia giunse più da Parma, la sorte dei preziosi fu fonte di preoccupazioni per la Soprintendenza di Taranto e dei governi dell'Italia Liberata, tanto da rivolgersi anche al Vaticano per ottenere notizie.Nel frattempo, al Nord, il Ministero dell'Educazione Nazionale della Repubblica Sociale Italiana, interessato ad entrare in possesso degli Ori per trasferirli in altra sede, emanava un "Ordine di immediata consegna" ai vertici della Banca dopo che questa si era inizialmente rifiutata. I funzionari della Banca Commerciale Italiana però, opportunamente guidati dai vertici della Direzione Centrale a Milano, misero in atto ogni pratica dilatatoria per evitare la consegna degli Ori alla Repubblica di Salò (con il possibile rischio che potessero finire in mani tedesche) riuscendo a riconsegnarli, "salvi e intattissimi", nel luglio 1945, a Valerio Cianfarani, giovane ispettore della Soprintendenza archeologica di Taranto, che due anni prima li aveva trasportati a Parma.
La serata sarà anche motivo di riflessione per il recupero, la tutela e la conservazione del patrimonio archeologico canosino tra vecchie esigenze e nuovi orientamenti. La Fondazione Archeologica Canosina partecipa dunque con entusiasmo alla Notte Bianca di "Inchiostro di Puglia" nata per unire la Puglia nel valore della lettura e della cultura ritrovandosi intorno alle parole, alle idee e alle letture, grazie alle decine di caffè letterari, librerie, associazioni pugliesi che hanno deciso di aderire al progetto.