Ospedale: Barletta in emergenza “scippa” due incubatrici a Canosa
Il Sindaco: “siamo alla guerra tra i poveri”. “Sono quindi necessarie alcune considerazioni a tal proposito"
giovedì 25 luglio 2013
9.39
Due incubatrici in funzione presso l'ospedale di Canosa sono state trasferite d'urgenza all'ospedale di Barletta per una "emergenza indifferibile" trasmessa dal direttore del "Dipartimento Materno Infantile" della Asl Bat, Lorenzo Torciano, al direttore sanitario dell'ospedale, Stefano Porziotta.
Preoccupato per le sorti del reparto di Ginecologia dell'ospedale di Canosa, il sindaco Ernesto La Salvia ha inviato ieri mattina, 24 luglio, un telegramma alla Procura della Repubblica, nonché all'assessore regionale alla Sanità, Elena Gentile, e al Direttore generale della Asl, Giovanni Gorgoni, per "richiedere le ragioni che hanno portato al trasferimento dei due macchinari, dove in realtà è stabilito il mantenimento del punto nascita, rimasto ora sguarnito di incubatrici".
Il primo cittadino di Canosa è quindi preoccupato poiché l'ospedale non è in grado di fornire le cure adeguate alle partorienti del territorio ed ha esclamato: "siamo alla guerra tra poveri"!
"Accade oggi quello che avevamo temuto – dichiara il sindaco - : la mancanza dei "Livelli Essenziali di Assistenza" e l'assoluta scarsità di posti letto per acuti, ha messo in condizione ieri sera il direttore del Dipartimento Materno infantile della Asl Bat, Torciano, di richiedere con estrema urgenza che fossero portate le incubatrici funzionanti (due, ndr) dalla Pediatria di Canosa a quella di Barletta. Il personale reperibile del nostro ospedale, sentita l'urgenza indifferibile, ha quindi provveduto al trasferimento".
"Sono quindi necessarie alcune considerazioni a tal proposito – sottolinea il primo cittadino - : cosa accadrebbe se Barletta ed Andria non ce la facessero con i posti letto e la dotazione a loro disposizione? chiudere la ginecologia di Canosa, che gestisce un gran numero di parti l'anno, ben oltre il numero di nascite minime previste per legge (500, ndr), è forse una scelta sensata? O è il gesto inconsulto di un mero contabile?
Garantire per iscritto il mantenimento del punto nascita, confermato dalla delibera della Asl n. 995 del 2013, smantellando nei fatti il personale e la dotazione della locale Ostetricia, è un totale controsenso. Si abbia almeno il coraggio di dire che le cose non sono in realtà come sono state scritte. L'ospedale di Canosa è funzionalmente dipendente da quello di Andria. Quindi, doveva essere interpellata la Direzione sanitaria andriese del Bonomo a proposito del trasferimento delle incubatrici".
"È possibile – si chiede il sindaco - che si possano spendere milioni di euro per esami "futuristici" che servono a curare gravi ma rare patologie, ma non si riescano a trovare i soldi per acquistare due incubatrici, dal costo "ridicolo" per il Bilancio di un'azienda sanitaria?
Nonostante ciò, risultano essere ancora presenti strumenti diagnostici e dotazioni tecnologiche nelle stanze vuote degli ospedali di Spinazzola e Minervino, impossibili da trasferire, per chissà quale veto, nell'interesse magari di quegli stessi pazienti costretti a rivolgersi all'ospedale di Canosa".
Molte sono quindi le perplessità del sindaco La Salvia. "Mi chiedo se sarà mantenuto il servizio pubblico, quindi, alla luce di quanto accaduto. E se sono in sicurezza le partorienti di quest'angolo di mondo. E infine. Mi chiedo se nella scarsità di fondi, i cittadini possano comunque contare su Amministratori della Sanità pubblica capaci di evitare che si creino buchi nell'assistenza sanitaria".
"Ci pare purtroppo di avere già le risposte a tali quesiti – aggiunge - . Abbiamo denunciato già in passato che il numero di posti letto per residenti nella provincia di Bat è eccessivamente sottodimensionato, che i Lea sono dei "fantasmi", che le dotazioni organiche sono ridicole, al punto da non garantire le indispensabili presenze specialistiche nella struttura ospedaliera, previste dalla legge per 24 ore al giorno".
"Dopo un anno dal varo del "Piano di riordino ospedaliero" e dopo l'avvicendarsi già di due assessori alla Sanità, mi chiedo se, visti i risultati, forse bisogna iniziare a pensare che il problema siano "i direttori generali" – conclude La Salvia -. Diventeremo forse antipatici ed apparentemente noiosi, nemici delle Istituzioni che contano, ma certamente continueremo a denunciare con onestà e senza apparentamenti di partito, tutto ciò che non funziona, nel solo interesse dei cittadini contribuenti, veri "padroni" del sistema sanitario, erogatori reali degli stipendi di coloro che devono gestire la sanità pubblica. Nessun medico ci obbliga a governare se non siamo capaci di intercettare i bisogni della gente. Qui abet aures audiendi, audiat: chi ha orecchi per intendere, intenda".
ufficio stampa
Francesca Lombardi
Preoccupato per le sorti del reparto di Ginecologia dell'ospedale di Canosa, il sindaco Ernesto La Salvia ha inviato ieri mattina, 24 luglio, un telegramma alla Procura della Repubblica, nonché all'assessore regionale alla Sanità, Elena Gentile, e al Direttore generale della Asl, Giovanni Gorgoni, per "richiedere le ragioni che hanno portato al trasferimento dei due macchinari, dove in realtà è stabilito il mantenimento del punto nascita, rimasto ora sguarnito di incubatrici".
Il primo cittadino di Canosa è quindi preoccupato poiché l'ospedale non è in grado di fornire le cure adeguate alle partorienti del territorio ed ha esclamato: "siamo alla guerra tra poveri"!
"Accade oggi quello che avevamo temuto – dichiara il sindaco - : la mancanza dei "Livelli Essenziali di Assistenza" e l'assoluta scarsità di posti letto per acuti, ha messo in condizione ieri sera il direttore del Dipartimento Materno infantile della Asl Bat, Torciano, di richiedere con estrema urgenza che fossero portate le incubatrici funzionanti (due, ndr) dalla Pediatria di Canosa a quella di Barletta. Il personale reperibile del nostro ospedale, sentita l'urgenza indifferibile, ha quindi provveduto al trasferimento".
"Sono quindi necessarie alcune considerazioni a tal proposito – sottolinea il primo cittadino - : cosa accadrebbe se Barletta ed Andria non ce la facessero con i posti letto e la dotazione a loro disposizione? chiudere la ginecologia di Canosa, che gestisce un gran numero di parti l'anno, ben oltre il numero di nascite minime previste per legge (500, ndr), è forse una scelta sensata? O è il gesto inconsulto di un mero contabile?
Garantire per iscritto il mantenimento del punto nascita, confermato dalla delibera della Asl n. 995 del 2013, smantellando nei fatti il personale e la dotazione della locale Ostetricia, è un totale controsenso. Si abbia almeno il coraggio di dire che le cose non sono in realtà come sono state scritte. L'ospedale di Canosa è funzionalmente dipendente da quello di Andria. Quindi, doveva essere interpellata la Direzione sanitaria andriese del Bonomo a proposito del trasferimento delle incubatrici".
"È possibile – si chiede il sindaco - che si possano spendere milioni di euro per esami "futuristici" che servono a curare gravi ma rare patologie, ma non si riescano a trovare i soldi per acquistare due incubatrici, dal costo "ridicolo" per il Bilancio di un'azienda sanitaria?
Nonostante ciò, risultano essere ancora presenti strumenti diagnostici e dotazioni tecnologiche nelle stanze vuote degli ospedali di Spinazzola e Minervino, impossibili da trasferire, per chissà quale veto, nell'interesse magari di quegli stessi pazienti costretti a rivolgersi all'ospedale di Canosa".
Molte sono quindi le perplessità del sindaco La Salvia. "Mi chiedo se sarà mantenuto il servizio pubblico, quindi, alla luce di quanto accaduto. E se sono in sicurezza le partorienti di quest'angolo di mondo. E infine. Mi chiedo se nella scarsità di fondi, i cittadini possano comunque contare su Amministratori della Sanità pubblica capaci di evitare che si creino buchi nell'assistenza sanitaria".
"Ci pare purtroppo di avere già le risposte a tali quesiti – aggiunge - . Abbiamo denunciato già in passato che il numero di posti letto per residenti nella provincia di Bat è eccessivamente sottodimensionato, che i Lea sono dei "fantasmi", che le dotazioni organiche sono ridicole, al punto da non garantire le indispensabili presenze specialistiche nella struttura ospedaliera, previste dalla legge per 24 ore al giorno".
"Dopo un anno dal varo del "Piano di riordino ospedaliero" e dopo l'avvicendarsi già di due assessori alla Sanità, mi chiedo se, visti i risultati, forse bisogna iniziare a pensare che il problema siano "i direttori generali" – conclude La Salvia -. Diventeremo forse antipatici ed apparentemente noiosi, nemici delle Istituzioni che contano, ma certamente continueremo a denunciare con onestà e senza apparentamenti di partito, tutto ciò che non funziona, nel solo interesse dei cittadini contribuenti, veri "padroni" del sistema sanitario, erogatori reali degli stipendi di coloro che devono gestire la sanità pubblica. Nessun medico ci obbliga a governare se non siamo capaci di intercettare i bisogni della gente. Qui abet aures audiendi, audiat: chi ha orecchi per intendere, intenda".
ufficio stampa
Francesca Lombardi