Politiche 2013: dalle Diocesi invito al voto

E’ un dovere civico. Indicati i criteri per scegliere. E' forte la tentazione di dire: sono tutti eguali

venerdì 8 febbraio 2013 13.27
In vista delle elezioni politiche 2013, le commissioni diocesane attinenti la cultura, le comunicazioni sociali, il laicato, i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e pace e la salvaguardia del creato, hanno redatto un documento rivolto agli elettori in cui si fa appello al voto. «Si constata – si legge nel documento - una diffusa tendenza a non recarsi alle urne. Una parte cospicua di elettori è fortemente disillusa, nauseata e stanca di assistere ad innumerevoli e gravissime condotte di malcostume, malaffare e corruzione poste in essere da esponenti politici anche di primo piano. La sfiducia della gente nell'operato dei politici scade facilmente nel qualunquismo e nel disinteresse per la gestione della cosa pubblica. E' forte la tentazione di dire: sono tutti eguali. Ma così non è. In questo momento va richiamato con forza più che mai l'articolo 48 della Costituzione, in cui si sancisce che il voto è un dovere civico. Perciò ogni cittadino, anche di fronte a pratiche di malaffare, deve avvertire il dovere di recarsi alle urne per esprimere il proprio voto».

Secondo le commissioni diocesane, occorre continuare seriamente nell'operazione di verità e responsabilità, per comprendere sino in fondo le ragioni dell'attuale declino della politica e della società italiana. «Veniamo – si legge - da anni di irresponsabile occupazione e cattiva gestione delle istituzioni democratiche, di bieche politiche anti immigrati intrise di razzismo, di dolosa negazione della grave e pervasiva crisi economico-finanziaria, di abbandono della lotta all'evasione fiscale. La gente, però, nel corso soprattutto del 2011, grazie anche alla meritoria ed autorevole opera dell'attuale presidente della Repubblica, ha iniziato ad accorgersi che il cancro della crisi stava mordendo seriamente in profondità la carne viva delle persone e delle famiglie. E così nato il cosiddetto governo tecnico che, sostenuto dai maggiori partiti presenti in parlamento, ha dovuto con coraggio e urgenza fronteggiare la grave crisi finanziaria ed economica che aveva portato il Paese sull'orlo del burrone, avviando e realizzando in poco più di un anno diverse incisive riforme strutturali che, oltre ad essere state molto apprezzate in ambito europeo ed internazionale, hanno fatto riacquistare all'estero la credibilità perduta dell'Italia e hanno fatto proficuamente scendere lo spread ormai alle stelle. Questa operazione di verità e di responsabilità deve proseguire anche nel futuro, al fine di non vanificare i pesanti sacrifici fiscali ed economici sopportati negli ultimi 13 mesi dagli italiani».

Per la Diocesi «è necessario continuare in modo serio ed efficace nella lotta all'evasione per una più equa ripartizione del peso fiscale; avviare lungimiranti politiche tese a tagliare il debito pubblico e, nel contempo, in parallelo a ridurre le tasse e favorire la crescita dell'economia reale nel rispetto dei parametri stabiliti in sede europea; riservare la dovuta attenzione alla scuola, alla cultura e all'innovazione; perseguire serie politiche di sostegno a quelle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese; tutelare e sostenere le fasce più deboli con politiche sociali adeguate; creare posti di lavoro soprattutto per i giovani e per coloro che l'hanno perso».

Sulla base di queste riflessioni, le commissioni diocesane indicano alcuni criteri ritenuti decisivi, per giudicare i programmi delle diverse formazioni politiche in campo e per votare quella ritenuta più seria ed affidabile nella gestione della cosa pubblica: «Ciascun elettore è sollecitato a conoscere e valutare i programmi elettorali delle diverse formazioni politiche, verificando in particolare se contengono progetti unificanti per la comunità nazionale sempre più proiettata e radicata nell'Unione europea, se riconoscono e aprono spazi reali alla partecipazione civica dei cittadini nel controllo e nel concorso alla gestione della cosa pubblica, se prospettano l'istituzione di controlli efficaci tesi ad impedire la speculazione finanziaria e la diffusione dei cosiddetti prodotti derivati nell'economia, nei conti correnti e nei risparmi della gente, se delineano politiche d'inclusione sociale, al fine di non respingere i poveri, i carcerati e gli immigrati sulle strade della fame, dell'emarginazione e della morte, se annoverano oculate misure di sostegno per la vita, la persona, la libertà di educazione, la famiglia come definita nell'articolo 29 della Costituzione e le altre formazioni sociali contemplate dall'articolo 2 della Costituzione, pur essendo consapevoli che in pressoché tutte le formazioni politiche sono candidate persone con opinioni differenti su queste tematiche, se contrappongono egoisticamente il Nord al Sud, le Regioni più ricche e sviluppate del Paese a quelle più povere e più arretrate, se pongono tra le priorità lo sviluppo del Mezzogiorno, l'istruzione e l'occupazione giovanile, se affrontano con serietà e trasparenza la questione ambientale, se indicano fattibili percorsi di crescita dell'economia per fini occupazionali e di sviluppo e se contengono lusinghe elettorali o promesse demagogiche e irrealizzabili».

Le commissioni diocesane, infine, invitano l'elettore ad esprimere il proprio voto sulla base di alcuni criteri: «Vi è il dovere d'informarsi sulla storia personale dei candidati, al fine di verificarne la competenza, l'affidabilità, l'onestà e la coerenza di vita nel privato e nel pubblico. Non si possono votare formazioni politiche, nelle cui liste sono state candidate persone che proclamano in pubblico valori regolarmente disattesi nel privato. Non si possono votare formazioni politiche, nelle cui liste sono state candidate persone con pendenze giudiziarie penali. Bisogna votare quella formazione politica, che presenta candidati seri, affidabili e capaci di affrontare le impegnative sfide della gravissima crisi in corso secondo i principi del bene comune, della solidarietà e della promozione degli ultimi. Non bisogna votare quelle formazioni politiche, che declamano programmi antieuropeisti, populisti e demagogici. Non bisogna votare quelle formazioni politiche che sono state incapaci di mantenere gli impegni di risanamento finanziario assunti in sede europea e con gli organismi internazionali, portando il Paese sull'orlo del baratro. Bisogna invece votare quella formazione politica che dichiara in modo trasparente la provenienza delle risorse economiche utilizzate in campagna elettorale e s'impegna a farne un uso moderato. Non va votato chi fa politica per opportunismo e interesse personale e quelle formazioni politiche, i cui candidati cercano i consensi con la diffamazione degli altri candidati, con la violenza verbale, con le offese alla dignità altrui o quelle formazioni politiche, i cui candidati adoperano pratiche clientelari, utilizzano il denaro, il ricatto o altri mezzi eticamente disdicevoli per carpire il voto. Infine non bisogna votare quelle formazioni politiche, in cui sono state candidate persone che possono trovarsi o sono già in palese conflitto d'interesse rispetto alle scelte politiche da compiere».