Puglia: Al via anche la rotazione colturale per grano a tutto bio

Coldiretti Puglia "Rappresenta un ottimo e consolidato modello di sviluppo e crescita del settore"

giovedì 23 maggio 2019 15.24
"Proficua la collaborazione con il dirigente dell'Assessorato regionale all'Agricoltura Trotta che, su nostra sollecitazione sin da gennaio, ha messo nero su bianco la determina che è in fase di adozione a beneficio delle rotazioni colturali da adottare nelle aziende biologiche. Anche gli agricoltori pugliesi, come i loro colleghi delle regioni Basilicata e Sicilia, potranno alternare la coltivazione del frumento duro con due colture diverse, almeno una delle quali sia leguminosa con l'adozione quindi di rotazioni quadriennali delle quali siano previste non meno di tre specie principali differenti, almeno una delle quali leguminose", dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. Da una decina di anni, il modello colturale che vede la rotazione biennale in avvicendamento con le leguminose da granella o da sovescio o foraggere nelle aree a presenza di allevamenti zootecnici, rappresenta un ottimo e consolidato modello di sviluppo e crescita del settore che sta dando già buoni risultati, aggiunge Coldiretti Puglia. La richiesta di deroga si è resa necessaria, perché le principali aree cerealicole della Puglia – specifica Coldiretti Puglia - sono influenzate dal tipico clima mediterraneo e da una distribuzione delle piogge che si concentrano prevalentemente nel periodo autunno-vernino e siccità primaverile-estiva, mentre i terreni, differenti tra quelli delle murge, "terre rosse" con presenza di argille e quelli più neutri del tavoliere, però spesso caratterizzati da crosta calcarea più o meno superficiale, risultano in genere poveri di sostanza organica. Dunque tali condizioni, di cui si sono semplicemente accennati i principali caratteri, pongono dei limiti alle possibilità di coltivazione e alle scelte colturali, che vengono ingigantiti dalla citata normativa e che vanno a penalizzare i cerealicoltori che operano in regime biologico nella regione. Questi, sarebbero condizionati da impostazioni agronomiche poco razionali, che faranno scemare nel tempo la produttività dei suoli, oltre che a vedersi diminuita la possibilità di reddito, in quanto non si consente di far tornare la coltura del frumento duro sullo stesso appezzamento prima di due anni, senza la possibilità di reali alternative colturali.