Russia del futuro (?)

L’arresto di un dissidente è un crimine, sempre

mercoledì 3 febbraio 2021 19.54
L'arresto di un dissidente è un crimine, sempre. Detto questo, occhio a santificare Alexei Navalny e il suo movimento "Russia del futuro". Quello che viene definito il "leader dell'opposizione", purtroppo, non rappresenta nessuna alternativa a Putin. Unione Europea e Stati Uniti si battono come paladini dei diritti e della libertà di dissenso che se facessero altrettanto, per esempio, in Turchia ci sarebbe davvero da applaudire. Il fatto è che Navalny è diventato un caso mediatico, politico e internazionale. L'esigenza di semplificare, tifare, prendere posizione a qualunque costo, rischia, come sempre, di accecarci. La necessita di schierarsi, da una parte o dall'altra, finirà per imprigionarci, come sempre, dalla stessa parte.

Il movimento di Navalny è un movimento nazionalista nato e cresciuto sull'onda dell'anti-corruzione. Quali siano le loro proposte in materia di politica economica, interna, estera, è e rimane un mistero. La storia ci insegna che chi vuol "aprire la scatoletta", poi, una volta che l'ha aperta, in quella scatoletta ci mette poco ad ambientarsi, e ci si siede di "chiatto". Insomma, quasi certamente, se non ci fosse Putin a perseguitarlo, il caso sarebbe stato quasi sicuramente liquidato come quello di un populista, con qualche simpatia per la destra nazionalista e qualche sfumatura xenofoba.

Xenofobia sì, perché quello che oggi viene visto come un eroe ha un passato (che nella migliore delle ipotesi, è passato) nazionalista e xenofobo. Non farete fatica a trovare su internet le uscite xenofobe di Navalny contro i ceceni. Le immagini di questi giorni, ci vengono raccontate come una specie di "miracolo russo" e di questo miracolo viene reso grazie a Navalny. Le migliaia di arresti e la solita persecuzione dei manifestanti vengono raccontati come un fatto "nuovo". Ma nuovo non è, ricordiamoci le Pussy Riot, le Femen ad esempio o le varie "indigestioni" di pesce palla su letto di polonio degli scorsi anni.

Attenzione alla "retorica del risveglio". Perché se è vero che da 21 anni Putin troneggia sul Paese, è anche vero che da 21 anni migliaia di persone hanno pagato (e pagano) a caro prezzo il loro dissenso. La mano di Putin si è sì abbattuta su Navalny, ma non ha mai smesso di abbattersi anche sulle migliaia di manifestanti in piazza. I detenuti politici nella Russia di Putin non sono una novità: liberali e comunisti, anarchici e femministe, ecologisti, movimenti contro la corruzione. Ci sono anche le nuove generazioni, quelle nate sotto il dominio di Putin, arci-stanchi di lui e del suo eccessivamente rigido apparato di potere. Attivisti e dissidenti che hanno raggiunto secoli di anni di reclusione e che da tempo protestano contro la repressione.
Danilo Dell'Aere