Scuola: assunzioni a tempo indeterminato e licenziamenti
La UIL Scuola lancia l'allarme: Bene la stabilità del lavoro ma non mandare a casa i lavoratori. Venti lavoratori di Puglia hanno vinto il ricorso contro il Ministero che ora ne licenzia altrettanti
lunedì 4 marzo 2013
11.28
Venti lavoratori di Puglia hanno vinto il ricorso contro il Ministero che ora ne licenzia altrettanti.
L'Ufficio Scolastico Regionale di Puglia, lo scorso 29 gennaio, ha stabilito in una circolare l'immissione in ruolo dei docenti che hanno ottenuto la stabilizzazione in seguito al ricorso vinto contro lo stato per il ripetersi dei contratti a tempo determinato.
Fin qui le buone notizie: stabilità del lavoro ed opportunità di maggiore serenità per i lavoratori. Ma la mannaia si è inevitabilmente abbattuta sul mondo della scuola: «La Regione Puglia - si legge nella circolare - non può assumere personale con contratto a tempo indeterminato oltre il contingente autorizzato annualmente».
Quindi tutti a casa gli ultimi immessi in ruolo della stessa classe di concorso. Si tratta di venti assunzioni e praticamente venti licenziamenti per un saldo pari a zero.
«Condividiamo la decisione dei giudici sulle venti assunzioni a tempo indeterminato, ma non possiamo accettare che un simile provvedimento pregiudichi i diritti di quanti, dopo anni di attesa e supplenze, avevano finalmente ottenuto l'immissione in ruolo».
Franco Rafaschieri, Segretario Generale della UIL Scuola di Bari, si fa portavoce della netta opposizione del sindacato alla presa di posizione del Ministero di licenziare lavoratori della scuola per fare posto alle assunzioni maturate a seguito della sentenza che ha dato ragione a un gruppo di precari: «Non è concepibile che a fare le spese delle, peraltro giuste, rimostranze dei propri colleghi siano lavoratori che in via del tutto legale hanno maturato un contratto a tempo indeterminato nella scuola – continua Rafaschieri – Per questo siamo pronti ad ogni tipo di iniziativa per tutelare chi a breve potrebbe ritrovarsi senza reddito, vittima inconsapevole di un sistema che ancora una volta si è dimostrato pieno di contraddizioni e costellato di beghe burocratiche.
In un momento come l'attuale, in cui il reddito di tanti lavoratori è costantemente in pericolo, è sconcertante che sia il Ministero ad assumere una decisione di tale portata.
Così – chiosa il Segretario provinciale della UIL Scuola – si rischia di dare vita a una reazione a catena di ricorsi e schermaglie legali che penalizzeranno ulteriormente la scuola italiana, che invece ha bisogno di un piano di rilancio serio e mirato che restituisca al sistema formativo tutto la competitività necessaria per essere all'altezza degli altri Paesi dell'Unione Europea».
L'Ufficio Scolastico Regionale di Puglia, lo scorso 29 gennaio, ha stabilito in una circolare l'immissione in ruolo dei docenti che hanno ottenuto la stabilizzazione in seguito al ricorso vinto contro lo stato per il ripetersi dei contratti a tempo determinato.
Fin qui le buone notizie: stabilità del lavoro ed opportunità di maggiore serenità per i lavoratori. Ma la mannaia si è inevitabilmente abbattuta sul mondo della scuola: «La Regione Puglia - si legge nella circolare - non può assumere personale con contratto a tempo indeterminato oltre il contingente autorizzato annualmente».
Quindi tutti a casa gli ultimi immessi in ruolo della stessa classe di concorso. Si tratta di venti assunzioni e praticamente venti licenziamenti per un saldo pari a zero.
«Condividiamo la decisione dei giudici sulle venti assunzioni a tempo indeterminato, ma non possiamo accettare che un simile provvedimento pregiudichi i diritti di quanti, dopo anni di attesa e supplenze, avevano finalmente ottenuto l'immissione in ruolo».
Franco Rafaschieri, Segretario Generale della UIL Scuola di Bari, si fa portavoce della netta opposizione del sindacato alla presa di posizione del Ministero di licenziare lavoratori della scuola per fare posto alle assunzioni maturate a seguito della sentenza che ha dato ragione a un gruppo di precari: «Non è concepibile che a fare le spese delle, peraltro giuste, rimostranze dei propri colleghi siano lavoratori che in via del tutto legale hanno maturato un contratto a tempo indeterminato nella scuola – continua Rafaschieri – Per questo siamo pronti ad ogni tipo di iniziativa per tutelare chi a breve potrebbe ritrovarsi senza reddito, vittima inconsapevole di un sistema che ancora una volta si è dimostrato pieno di contraddizioni e costellato di beghe burocratiche.
In un momento come l'attuale, in cui il reddito di tanti lavoratori è costantemente in pericolo, è sconcertante che sia il Ministero ad assumere una decisione di tale portata.
Così – chiosa il Segretario provinciale della UIL Scuola – si rischia di dare vita a una reazione a catena di ricorsi e schermaglie legali che penalizzeranno ulteriormente la scuola italiana, che invece ha bisogno di un piano di rilancio serio e mirato che restituisca al sistema formativo tutto la competitività necessaria per essere all'altezza degli altri Paesi dell'Unione Europea».