Succhi e marmellate: obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata
Storico si della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo
mercoledì 29 novembre 2023
18.27
Storico si della Commissione ambiente del Parlamento Europeo all'obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, oltre che per il miele per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l'indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele. Lo rende noto la Coldiretti Puglia, con la Puglia che registra un balzo del 22% delle vendite all'estero dei prodotti della lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi nel primi 6 mesi del 2023, secondo i dati Istat, in riferimento all'adozione del progetto di relazione in Commissione ambiente del Parlamento Europeo sulla cosiddetta Direttiva "Breakfast". Si tratta di un provvedimento fortemente sollecitato dalla Coldiretti impegnata da anni nel percorso di trasparenza dell'informazione ai consumatori sull'origine degli alimenti portati a tavola, a tutela della libertà di scelta, un risultato reso possibile dalla sensibilità dimostrata dagli Eurodeputati che ora dovrà essere mantenuta nel Parlamento in plenaria e poi difesa al trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio.
Un obiettivo importante sul piano della salute, dell'economia, dell'occupazione e dell'ambiente anche in Puglia che è la seconda regione italiana per la produzione di frutta, nonostante abbia dovuto dire addio a oltre 8 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni – denuncia Coldiretti Puglia - con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall'uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine, con il taglio maggiore che ha interessato pesche e nettarine con la superficie quasi dimezzata (-38 %), seguiti da pere (-34 %), limoni (-27%), arance (-23%), mele (-17%), clementine e mandarini (-3%).
Sono 21mila gli ettari di frutteto da recuperare in Puglia andati persi negli ultimi 10 anni a causa della cementificazione e dell'abbandono per rispondere alla svolta salutista dei consumatori, con la Puglia ha numeri da record su uva da tavola, pesche, ciliegie e agrumi per quanto riguarda la frutta, una PLV che raggiunge i 210 milioni di euro.
Un trend pericoloso favorito anche dalle importazioni di prodotti low cost di frutta da destinare alla trasformazione industriale in suchi e marmellate dall'estero dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell'ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità.
La svolta in atto sulla frutta completa un percorso iniziato nel 2000 con l'obbligo di indicare la provenienza della carne bovina consumata che si è esteso grazie alla battaglia della Coldiretti in Europa e in Italia, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi, dal riso e pasta fino a decorrere dal 1 gennaio 2025 alla frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.
Un obiettivo importante sul piano della salute, dell'economia, dell'occupazione e dell'ambiente anche in Puglia che è la seconda regione italiana per la produzione di frutta, nonostante abbia dovuto dire addio a oltre 8 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni – denuncia Coldiretti Puglia - con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall'uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine, con il taglio maggiore che ha interessato pesche e nettarine con la superficie quasi dimezzata (-38 %), seguiti da pere (-34 %), limoni (-27%), arance (-23%), mele (-17%), clementine e mandarini (-3%).
Sono 21mila gli ettari di frutteto da recuperare in Puglia andati persi negli ultimi 10 anni a causa della cementificazione e dell'abbandono per rispondere alla svolta salutista dei consumatori, con la Puglia ha numeri da record su uva da tavola, pesche, ciliegie e agrumi per quanto riguarda la frutta, una PLV che raggiunge i 210 milioni di euro.
Un trend pericoloso favorito anche dalle importazioni di prodotti low cost di frutta da destinare alla trasformazione industriale in suchi e marmellate dall'estero dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell'ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità.
La svolta in atto sulla frutta completa un percorso iniziato nel 2000 con l'obbligo di indicare la provenienza della carne bovina consumata che si è esteso grazie alla battaglia della Coldiretti in Europa e in Italia, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi, dal riso e pasta fino a decorrere dal 1 gennaio 2025 alla frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.