Sulle tavole il vino novello Made in Puglia
Il "déblocage" è anticipato di quasi tre settimane
mercoledì 3 novembre 2021
22.01
Arriva sulle tavole il vino novello Made in Puglia con circa 300mila bottiglie delle vendemmia 2021 che potranno essere acquistate con la riapertura settimanale di negozi, enoteche e supermercati. A darne notizia è Coldiretti Puglia che stima la produzione di un vino per tanti prodotto da pochi con circa 1,5 milioni di euro di fatturato per il 'novello'. Quest'anno il "déblocage", fissato in Italia per legge, è anticipato di quasi tre settimane rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese che si potrà invece assaggiare solo a partire dal 18 novembre prossimo. La legislazione, affinché il vino possa essere chiamato Novello, prevede l'utilizzo obbligatorio a macerazione carbonica per almeno il 30% dell'uva, mentre il restante 70% può essere vinificato con il metodo tradizionale. "Si tratta di un prodotto che si è imposto per il bouquet aromatico, la trasparenza del colore rosso rubino e la sua leggerezza. Il comparto, peraltro, grazie agli sforzi delle nostre imprese in termini di investimento teso ad aumentare la qualità del prodotto, ha raggiunto un fatturato consistente anche e soprattutto grazie al positivo riscontro dei giovani e delle donne che ne apprezzano il gusto leggero, la bassa gradazione (11°) ed il prezzo accessibile", dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Il vino novello Made in Italy basato invece su uve Dop e Igp ha quindi registrato lungo la Penisola una rapida espansione per poi' diminuire progressivamente con un calo della produzione di oltre il 30% negli ultimi 10 anni. All'origine del calo di produzione – rileva la Coldiretti – c'è una serie di fattori, a partire dalla limitata conservabilità, che ne consiglia il consumo nell'arco dei prossimi 6 mesi fino alla tecnica di produzione, la macerazione carbonica, che è più costosa di circa il 20% rispetto a quelle tradizionali. Ma soprattutto – spiega la Coldiretti – gli stessi vitigni che negli anni passati rappresentavano la base del novello vengono oggi spesso utilizzati per produrre vini ugualmente giovani, ideali per gli aperitivi, ma che non presentano problemi di durata. La tradizione vuole che l'apertura del vino novello si festeggi a San Martino l'11 novembre giorno in cui da sempre i contadini chiudono e fanno il bilancio di un anno di lavoro. Il "déblocage" tricolore arriva in anticipo di tre settimane rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese che si potrà invece assaggiare solo a partire dal 19 novembre 2020. Leggero e con bouquet aromatico il "vino da bere giovane" – spiega la Coldiretti – deve le sue caratteristiche al metodo di vinificazione fondato sulla fermentazione carbonica di grappoli integri di uve che vengono poi spremute a distanza di una decina di giorni per un vino delicato che di solito si attesta sugli 11 gradi ma che può raggiungere anche i 12.
Il vino novello viene consumato soprattutto in abbinamento con i prodotti autunnali come i funghi o le caldarroste, ma è un vino che si abbina bene anche con salumi e formaggi. In Francia, il novello è nato nella zona di del Beaujolais con i vignaioli locali che sfruttano le meno pregiate uve Gamay della Borgogna meridionale per ottenere il Beaujolais nouveau. La produzione italiana è invece basata da sempre su uve di qualità Doc e Igt e ha quindi registrato lungo la Penisola una rapida espansione toccando il picco di 17 milioni di bottiglie dieci anni fa, per poi ritagliarsi una stabile nicchia di consumo con le circa 3,5 milioni di bottiglie attuali. La tradizione vuole che l'apertura del novello – conclude la Coldiretti – si festeggi a San Martino, l'11 novembre, giorno in cui da sempre i contadini chiudono la stagione dei raccolti e fanno il bilancio di un anno di lavoro.
Il vino novello Made in Italy basato invece su uve Dop e Igp ha quindi registrato lungo la Penisola una rapida espansione per poi' diminuire progressivamente con un calo della produzione di oltre il 30% negli ultimi 10 anni. All'origine del calo di produzione – rileva la Coldiretti – c'è una serie di fattori, a partire dalla limitata conservabilità, che ne consiglia il consumo nell'arco dei prossimi 6 mesi fino alla tecnica di produzione, la macerazione carbonica, che è più costosa di circa il 20% rispetto a quelle tradizionali. Ma soprattutto – spiega la Coldiretti – gli stessi vitigni che negli anni passati rappresentavano la base del novello vengono oggi spesso utilizzati per produrre vini ugualmente giovani, ideali per gli aperitivi, ma che non presentano problemi di durata. La tradizione vuole che l'apertura del vino novello si festeggi a San Martino l'11 novembre giorno in cui da sempre i contadini chiudono e fanno il bilancio di un anno di lavoro. Il "déblocage" tricolore arriva in anticipo di tre settimane rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese che si potrà invece assaggiare solo a partire dal 19 novembre 2020. Leggero e con bouquet aromatico il "vino da bere giovane" – spiega la Coldiretti – deve le sue caratteristiche al metodo di vinificazione fondato sulla fermentazione carbonica di grappoli integri di uve che vengono poi spremute a distanza di una decina di giorni per un vino delicato che di solito si attesta sugli 11 gradi ma che può raggiungere anche i 12.
Il vino novello viene consumato soprattutto in abbinamento con i prodotti autunnali come i funghi o le caldarroste, ma è un vino che si abbina bene anche con salumi e formaggi. In Francia, il novello è nato nella zona di del Beaujolais con i vignaioli locali che sfruttano le meno pregiate uve Gamay della Borgogna meridionale per ottenere il Beaujolais nouveau. La produzione italiana è invece basata da sempre su uve di qualità Doc e Igt e ha quindi registrato lungo la Penisola una rapida espansione toccando il picco di 17 milioni di bottiglie dieci anni fa, per poi ritagliarsi una stabile nicchia di consumo con le circa 3,5 milioni di bottiglie attuali. La tradizione vuole che l'apertura del novello – conclude la Coldiretti – si festeggi a San Martino, l'11 novembre, giorno in cui da sempre i contadini chiudono la stagione dei raccolti e fanno il bilancio di un anno di lavoro.