Triduo della Passione e Risurrezione del Signore
La sacra Liturgia si cementa alla pietà popolare, a giorni rivivremo riti antichi e suggestivi. E' Lei che raccoglie nelle sue mani il messaggio d'amore incondizionato del Figlio
giovedì 5 aprile 2007
11.26
Al vertice dell'anno liturgico, nel quale la Chiesa celebra con sacro ricordo ed intimo afflato l'opera di salvezza compiuta da Cristo, risplende il Triduo della Passione e Risurrezione del Signore. Tale Triduo, viene detto pasquale, perché la sua celebrazione rievoca e riattualizza la Pasqua di Cristo, cioè il suo "esodo" o passaggio da questo mondo al Padre. A sua volta tale passaggio fa memoria dei fatti mirabili compiuti da Dio nell'Antico Testamento.Per questo la Chiesa ha sempre dato rilievo alla celebrazione del Triduo, riconoscendo nei misteri celebrati non solo il fulcro di tutta la storia della salvezza, ma l'origine stessa della sua vita e il significato e lo scopo della sua missione. Ma ogni speculazione teologica su di esso, come ogni intima meditazione, non potrebbe dirsi tale se prescindesse da quella figura silenziosa eppur presente, discreta eppur vigile che risponde al nome di Maria. La Madre, la Vergine Addolorata.
E' Lei che raccoglie nelle sue mani il messaggio d'amore incondizionato del Figlio, donandolo alla Chiesa nascente sul Golgota. Vergine Addolorata! Con questo titolo onoriamo così il dolore di Maria accettato nella redenzione mediante la Croce. L'immagine della Vergine, come di vedova in gramaglie, si staglia maestosa e ci chiama a rivivere il momento della storia della salvezza: e la veneriamo – Corredentrice – associata alla Passione del Figlio. Mai come in altri momenti, la sacra Liturgia si cementa alla pietà popolare, e nei tre giorni del Triduo, riti antichi e suggestivi animano le contrade di Canosa, donando al Redentore del Mondo l'intima preghiera del cuore, mista a segni e a forme di pietà che si tramandano di padre in figlio, di generazione in generazione.