Turismo della Memoria: Pronto il primo itinerario nella Bari dell’Antifascismo e della Resistenza
Pugliapromozione organizza tour con guide e incontri per le scuole
martedì 8 settembre 2020
16.12
Pronto il primo itinerario della Memoria dedicato a turisti, studenti delle scuole e agli stessi pugliesi messo a punto dall'IPSAIC ( Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea) a seguito di un bando di Pugliapromozione. Il percorso, che ha come punto centrale il Teatro Piccinni, dove nel gennaio del '44 si svolse il primo Comitato di Liberazione Nazionale, si snoda dall'area portuale e da Piazza San Pietro e Città Vecchia al quartiere Murattiano con una visita all'esterno della città a Torre Tresca. Pugliapromozione organizzerà dei tour con guide specializzate su questo itinerario e una serie di incontri e convegni per le scuole. "Il turismo della memoria è un fenomeno contemporaneo e si basa sulla considerazione che il patrimonio storico pugliese, legato ai luoghi della Resistenza, meriti di essere valorizzato attraverso la creazione di itinerari che coinvolgano i pugliesi, i turisti e anche le scuole - commenta il Dirigente Strategico di Pugliapromozione - Da qui l'importanza di creare specifici itinerari e percorsi, quali esempi di eccellenza storica e monumentale, antropologica e ambientale, sui temi delle migrazioni e della Resistenza per valorizzare i luoghi della memoria e quelli di origine delle grandi migrazioni del Novecento. Abbiamo voluto costruire una mappa della memoria con degli itinerari e dei percorsi in grado di offrire un viaggio del ricordo che pone l'accento su alcuni fenomeni storici che hanno caratterizzato la Puglia del secolo scorso: Antifascismo, Resistenza ed Emigrazione. Nel primo itinerario che riguarda la città di Bari, a partire dal luogo simbolo della Liberazione il Teatro Piccinni, nomi e luoghi svelano aspetti inconsueti e drammatici, relativi ad un dopoguerra anticipato rispetto al resto del paese."
Il primo itinerario messo a punto dall' IPSAIC parte dal Teatro Piccinni di Bari che svela aspetti significativi della memoria culturale e civile collettiva. Tra il 1943 ed il 1944, Il "Piccinni" rappresentò il luogo simbolo della ripresa della vita politico-istituzionale, musicale, teatrale dell'Italia libera e luogo di rifugio di artisti, intellettuali, scrittori, attori, musicisti di diversa nazionalità, in particolare ebrei, in fuga dal nazismo.
"Il primo congresso democratico che si raduni nel continente europeo dal giorno in cui Hitler vi spense il lume della democrazia": così Radio Londra presentò agli occhi dell'opinione pubblica internazionale il convegno delle forze dell'antifascismo riunite nel "Teatro Piccinni" il 28 ed il 29 gennaio del 1944. Sulla stessa lunghezza d'onda dell'emittente britannica, gran parte dell'informazione dell'Italia libera tra cui "La Gazzetta del Mezzogiorno", che definì tale evento come "Il primo congresso antifascista dell'Europa liberata" aperto dal filoso della "libertà" Benedetto Croce. In un dopoguerra anticipato rispetto al resto del paese il Congresso di Bari rappresentò la prima voce libera ed autonoma delle forze politiche che si erano opposte alla dittatura e la prima espressione di democrazia in una Europa continentale ancora dominata dal nazismo. La seconda tappa del percorso riguarda la Resistenza al porto e nella Città vecchia. La popolazione della Città vecchia all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre intuì immediatamente il pericolo e l'intento distruttivo dei tedeschi. L'allarme dato dalle donne e dai ragazzi, residenti a ridosso del porto, determinarono il pronto intervento del generale Nicola Bellomo, di alcuni giovani ufficiali che si mobilitarono a sostegno di marinai, genieri, finanzieri, ex militi, e dei ragazzi della Citta vecchia. Le due lapidi sul palazzo della dogana all'esterno del porto indicano le vittime ed il significato della resistenza militare e civile che secondo lo storico Roberto Battaglia fu uno dei primi episodi di resistenza vittoriosa in italia. Terza tappa del percorso il Palazzo delle Poste e Radio Bari. Nelle stesse ore dell'operazione distruttiva al porto i tedeschi, il 9 settembre, attaccarono il palazzo delle telecomunicazioni in piazza Cesare Battista alle spalle dell'Ateneo che fu ben difeso dagli impiegati postali militarizzati e dai carabinieri. A pochi isolati di distanza la sede di Radio Bari, in via Putignani in uno stabile attiguo alla Chiesa di San Rocco. La potente emittente barese, una delle principali strutture dell'EIAR (Ente Italiano audizioni radiofoniche), grazie all'intervento dei tecnici e all'attivo sostegno degli intellettuali antifascisti- iniziò una nuova vita, rispetto all'azione propagandistica del ventennio. Quarta tappa la Lapide di Benedetto Croce alla libreria Laterza in via Dante. Luogo simbolo della resistenza culturale al regime fascista sotto la guida di Benedetto Croce e di Giovanni Laterza, fondatore della casa editrice, rappresentò il punto di riferimento di una schiera intellettuali del capoluogo guidati da Tommaso Fiore, Fabrizio Canfora, Michele Cifarelli, Ernesto De Martino che fondarono il movimento liberal socialista e si opposero alle leggi razziali ed alla guerra. La casa editrice e la libreria a partire dal 1938 e per tutto il periodo della guerra furono oggetto di vaste operazioni di sequestri di libri e di denuncia di autori, traduttori, collaboratori che culminarono nell'arresto nella primavera del 1943 degli esponenti liberal-socialsiti e di Nino Laterza, responsabile della Libreria. Quinta tappa il Monumento ai caduti della strage 28 luglio 1943 in piazza Umberto. L'ansia di libertà per la caduta del regime fascista a Bari fu soffocata nel sangue Il 28 luglio con il massacro di studenti universitari e medi, docenti, semplici cittadini che manifestavano per la liberazione degli antifascisti dal carcere e per la rimozione dei simboli del fascismo. Infine Il Campo di Torre Tresca. Alcune settimane dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 gli alleati anglo-americani assunsero la decisione di utilizzare le strutture di un ex campo di concentramento militare per prigionieri di guerra denominato " Torre Tresca", trasformandolo in centro di accoglienza e smistamento di profughi iugoslavi, albanesi, greci ed, in particolare, di ebrei di diversa nazionalità provenienti dall'area balcanica , assieme a connazionali rimpatriati dalla Dalmazia, da Corfù e da Patrasso.
Il primo itinerario messo a punto dall' IPSAIC parte dal Teatro Piccinni di Bari che svela aspetti significativi della memoria culturale e civile collettiva. Tra il 1943 ed il 1944, Il "Piccinni" rappresentò il luogo simbolo della ripresa della vita politico-istituzionale, musicale, teatrale dell'Italia libera e luogo di rifugio di artisti, intellettuali, scrittori, attori, musicisti di diversa nazionalità, in particolare ebrei, in fuga dal nazismo.
"Il primo congresso democratico che si raduni nel continente europeo dal giorno in cui Hitler vi spense il lume della democrazia": così Radio Londra presentò agli occhi dell'opinione pubblica internazionale il convegno delle forze dell'antifascismo riunite nel "Teatro Piccinni" il 28 ed il 29 gennaio del 1944. Sulla stessa lunghezza d'onda dell'emittente britannica, gran parte dell'informazione dell'Italia libera tra cui "La Gazzetta del Mezzogiorno", che definì tale evento come "Il primo congresso antifascista dell'Europa liberata" aperto dal filoso della "libertà" Benedetto Croce. In un dopoguerra anticipato rispetto al resto del paese il Congresso di Bari rappresentò la prima voce libera ed autonoma delle forze politiche che si erano opposte alla dittatura e la prima espressione di democrazia in una Europa continentale ancora dominata dal nazismo. La seconda tappa del percorso riguarda la Resistenza al porto e nella Città vecchia. La popolazione della Città vecchia all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre intuì immediatamente il pericolo e l'intento distruttivo dei tedeschi. L'allarme dato dalle donne e dai ragazzi, residenti a ridosso del porto, determinarono il pronto intervento del generale Nicola Bellomo, di alcuni giovani ufficiali che si mobilitarono a sostegno di marinai, genieri, finanzieri, ex militi, e dei ragazzi della Citta vecchia. Le due lapidi sul palazzo della dogana all'esterno del porto indicano le vittime ed il significato della resistenza militare e civile che secondo lo storico Roberto Battaglia fu uno dei primi episodi di resistenza vittoriosa in italia. Terza tappa del percorso il Palazzo delle Poste e Radio Bari. Nelle stesse ore dell'operazione distruttiva al porto i tedeschi, il 9 settembre, attaccarono il palazzo delle telecomunicazioni in piazza Cesare Battista alle spalle dell'Ateneo che fu ben difeso dagli impiegati postali militarizzati e dai carabinieri. A pochi isolati di distanza la sede di Radio Bari, in via Putignani in uno stabile attiguo alla Chiesa di San Rocco. La potente emittente barese, una delle principali strutture dell'EIAR (Ente Italiano audizioni radiofoniche), grazie all'intervento dei tecnici e all'attivo sostegno degli intellettuali antifascisti- iniziò una nuova vita, rispetto all'azione propagandistica del ventennio. Quarta tappa la Lapide di Benedetto Croce alla libreria Laterza in via Dante. Luogo simbolo della resistenza culturale al regime fascista sotto la guida di Benedetto Croce e di Giovanni Laterza, fondatore della casa editrice, rappresentò il punto di riferimento di una schiera intellettuali del capoluogo guidati da Tommaso Fiore, Fabrizio Canfora, Michele Cifarelli, Ernesto De Martino che fondarono il movimento liberal socialista e si opposero alle leggi razziali ed alla guerra. La casa editrice e la libreria a partire dal 1938 e per tutto il periodo della guerra furono oggetto di vaste operazioni di sequestri di libri e di denuncia di autori, traduttori, collaboratori che culminarono nell'arresto nella primavera del 1943 degli esponenti liberal-socialsiti e di Nino Laterza, responsabile della Libreria. Quinta tappa il Monumento ai caduti della strage 28 luglio 1943 in piazza Umberto. L'ansia di libertà per la caduta del regime fascista a Bari fu soffocata nel sangue Il 28 luglio con il massacro di studenti universitari e medi, docenti, semplici cittadini che manifestavano per la liberazione degli antifascisti dal carcere e per la rimozione dei simboli del fascismo. Infine Il Campo di Torre Tresca. Alcune settimane dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 gli alleati anglo-americani assunsero la decisione di utilizzare le strutture di un ex campo di concentramento militare per prigionieri di guerra denominato " Torre Tresca", trasformandolo in centro di accoglienza e smistamento di profughi iugoslavi, albanesi, greci ed, in particolare, di ebrei di diversa nazionalità provenienti dall'area balcanica , assieme a connazionali rimpatriati dalla Dalmazia, da Corfù e da Patrasso.