Università: Bari bocciata, in Italia peggio solo Messina
I dati dell'Anvur tracciano un quadro preoccupante. Nell'ultima valutazione, Bari era 13esima: un notevole passo indietro
mercoledì 21 agosto 2013
10.23
L'Anvur boccia l'Ateneo di Bari, ma nel resto d'Italia non va meglio. La scure dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca si è abbattuta anche sull'università del capoluogo pugliese, lasciando indenni solo i dipartimenti di Scienze del suolo, della pianta e degli animali e di Ingegneria civile, ambientale, edile del Politecnico. La qualità dell'ateneo "Aldo Moro" è stata valutata nel novero di un'indagine che ha incluso tra il 2004 e il 2010 novantacinque atenei in 14 aree scientifiche: la classifica è stata stilata prendendo in considerazione articoli, monografie e saggi, atti di convegni, brevetti, manufatti, traduzioni, software e performance, valutati in base a criteri di rilevanza, originalità e grado d'internazionalizzazione. Bari si presenta in penultima posizione, 31esimo su 32 posizioni, risultato tutt'altro che lusinghiero, migliore solo rispetto all'Università degli Studi di Messina. Nell'ultima valutazione, Bari era 13esima: un notevole passo indietro.
Dati impietosi ai quali cerca di porre freno l'ex Magnifico Rettore Corrado Petrocelli: «Attenzione a leggere i dati - avverte il rettore Corrado Petrocelli - vanno analizzati area per area. Ci sono settori ottimi, ma a macchia di leopardo. Alcuni grandi atenei, come il nostro, sono stati penalizzati dal fatto che molti docenti sono andati in pensione e abbiamo avuto difficoltà a recuperare i loro prodotti di ricerca, ricordiamoci che è una valutazione che prende in considerazione sette anni a partire dal 2004». Sulla stessa falsariga il nuovo Rettore, Antonio Uricchio, che ha fatto parte del gruppo di lavoro dell'Anvur. «Bisogna disaggregare i dati e trovare le eccellenze, ce ne sono molte, e chi invece è in ritardo - spiega - ci sono state poi difficoltà nell'inserimento dei dati e, all'inserimento scorretto, corrispondeva una penalità, questo spiega anche il risultato. Il problema, poi, sono i tanti docenti inattivi: per il futuro dovremo monitorare la produzione scientifica e stimolare gli inattivi, coinvolgendo tutti nel processo di valutazione della ricerca».
Sul tema era intervenuto anche il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. «Non è frequentando una fabbrica delle illusioni che ci si costruisce in futuro". I tre atenei sono "in fondo alla classifica dell'Anvur e vanno chiusi»: parole pesanti alle quali Petrocelli ha replicato definendole «una visione strumentale nel momento delle iscrizioni» e invitando a guardare alla qualità dei docenti e dei laureati. Per il sistema universitario pugliese un'altra tegola a qualche giorno di distanza dai dati diffusi dal Miur, che in una edizione di Datagiovani elaborata per il quotidiano La Repubblica, aveva segnalato un calo del 17,8% delle richieste di immatricolazione universitaria provenienti dalla Puglia per l'anno appena concluso rispetto al 2007/2008. Nel 2012/2013 i neo immatricolati pugliesi negli atenei di tutta Italia sono stati 20.318, di cui solo 13 mila hanno scelto di proseguire gli studi entro i confini regionali: il 33,4% ha preferito spostarsi in un'altra regione dello stivale. In calo soprattutto l'area umanistica e sanitaria, mentre riescono a tenere il passo le facoltà più tecniche.
Dati impietosi ai quali cerca di porre freno l'ex Magnifico Rettore Corrado Petrocelli: «Attenzione a leggere i dati - avverte il rettore Corrado Petrocelli - vanno analizzati area per area. Ci sono settori ottimi, ma a macchia di leopardo. Alcuni grandi atenei, come il nostro, sono stati penalizzati dal fatto che molti docenti sono andati in pensione e abbiamo avuto difficoltà a recuperare i loro prodotti di ricerca, ricordiamoci che è una valutazione che prende in considerazione sette anni a partire dal 2004». Sulla stessa falsariga il nuovo Rettore, Antonio Uricchio, che ha fatto parte del gruppo di lavoro dell'Anvur. «Bisogna disaggregare i dati e trovare le eccellenze, ce ne sono molte, e chi invece è in ritardo - spiega - ci sono state poi difficoltà nell'inserimento dei dati e, all'inserimento scorretto, corrispondeva una penalità, questo spiega anche il risultato. Il problema, poi, sono i tanti docenti inattivi: per il futuro dovremo monitorare la produzione scientifica e stimolare gli inattivi, coinvolgendo tutti nel processo di valutazione della ricerca».
Sul tema era intervenuto anche il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. «Non è frequentando una fabbrica delle illusioni che ci si costruisce in futuro". I tre atenei sono "in fondo alla classifica dell'Anvur e vanno chiusi»: parole pesanti alle quali Petrocelli ha replicato definendole «una visione strumentale nel momento delle iscrizioni» e invitando a guardare alla qualità dei docenti e dei laureati. Per il sistema universitario pugliese un'altra tegola a qualche giorno di distanza dai dati diffusi dal Miur, che in una edizione di Datagiovani elaborata per il quotidiano La Repubblica, aveva segnalato un calo del 17,8% delle richieste di immatricolazione universitaria provenienti dalla Puglia per l'anno appena concluso rispetto al 2007/2008. Nel 2012/2013 i neo immatricolati pugliesi negli atenei di tutta Italia sono stati 20.318, di cui solo 13 mila hanno scelto di proseguire gli studi entro i confini regionali: il 33,4% ha preferito spostarsi in un'altra regione dello stivale. In calo soprattutto l'area umanistica e sanitaria, mentre riescono a tenere il passo le facoltà più tecniche.