La Maratona come metafora di vita
Da Torino l’esperienza di Gabriele Di Nunno
domenica 1 dicembre 2024
22.25
"""La Maratona può essere una metafora di vita. E io questa volta ho deciso di correre la Torino City Marathon 'insieme' alla mia famiglia. Partiamo da piazza San Carlo, il freddo è tagliente ma la massa di persone aiuta a scaldarsi un po'. Come abbigliamento, oltre a quello tecnico, decido di indossare la termica di lana merinos saggiamente regalatami da Federica e la maglia "Dad4" regalatami dai miei ragazzi. Ci sono io che li tengo per mano tutti e 4. È così che corro questa gara. I primi 10km sono per Emanuele, il primo. Il primo figlio è una esperienza fatta di incertezze, di dubbi, di suggerimenti di genitori senza figli o di figli senza più genitori. In questa nuvola di incertezze vai avanti, senza sapere che con uno è una passeggiata. Così sono i primi 10km, ci arrivi avendo letto articoli di guru o sedicenti tali, la preoccupazione per i successivi 30 un po' ti annebbia ma devi cavartela da solo. Come Emanuele ha imparato a fare in questi anni. Vado avanti con in mente la sua caparbia. I km tra i 10 e i 20 sono quelli di Gioia. La seconda è sempre una bella botta alla famiglia perché ora si è 2 contro 2. Ma, come per la Maratona, ancora nulla rispetto a quello che deve arrivare. Gioia ha avuto un periodo difficile, ha lasciato la danza e le preoccupazioni di diventare grande, la stavano soffocando. Anche la mia gara non sembra filare liscia, il passo è ancora buono ma sento un po' troppa stanchezza per essere ancora a meno di metà del percorso. Così Gioia mi ricorda che ha saputo scavare nel profondo delle sue forze, per tornare sul palco sorridente come una volta. Come ha scritto nel suo compito, quando balla le sembra di "volare" leggera. É quello che mi serve per alleggerire il passo correggendo la tecnica e gravando meno sulle mie gambe. Mi commuovo a questo ricordo, ma é presto per farsi travolgere dalle emozioni. Passo i 20km, arriva la terza, di nome Lucia. Lei è la "Tazmania" del gruppo. Non sa stare ferma e si fa come dice lei. Punto. Ma sa anche essere coccolosa e gentile. Quello che devo fare con le mia gambe che iniziano a mollare. Essere deciso senza maltrattarle perché ho ancora bisogno di loro. La grinta di Lucia non può che trainarmi oltre il 30km dove la fatica è impegnativa. Come quella di gestire 3 figli. Ma nulla è confrontabile con i km dopo il 30esimo. Questi sono quelli di Agata. Puoi essere un genitore/corridore esperto, puoi pensare di aver pianificato tutto, ma a questo punto devi accettare e assecondare il fluire degli eventi. Il mio passo rallenta, Agata è la pietra preziosa che vuole emergere con forza tra i più grandi e io la stringo virtualmente forte a me perché i suoi spazi sono meno ampi come la mia falcata rispetto ai primi km. Arriva la fatidica crisi e come al solito arriva mio fratello Davide a spingermi. Se esiste un modo per comunicare a distanza io e lui siamo in grado di farlo. Gli chiedo la consueta spinta e lui arriva. Troverò un messaggio whatsapp di incitamento al mio arrivo esattamente in quell'istante. Se potessi chiedere un rapporto tra fratelli per i miei figli vorrei che possano prendere spunto dal nostro. Lontani ma sempre vicini Gli ultimi km sono i più difficili, ho i crampi e devo alternare camminata a corsa per non fermarmi. Chi manca ancora all'appello per darmi forza? Ovviamente Federica. Come ha affrontato lei gli ultimi 13 anni non sono nulla rispetto ai pochi km che mi separano dal traguardo. Ha deciso di affievolire la sua luce per far splendere quella dei suoi pargoli. Ha deciso di non investire in soddisfazioni lavorative per crescere al meglio gli adulti di domani. Delegando solo quando le competenze non sono all'altezza e sempre cercando il meglio scrupolosamente. La mia stanchezza é una passeggiata rispetto a quella delle sue notti insonni. Ma in un periodo in cui le donne chiedono giustamente con forza la parità dei sessi, il suo modo di vivere la maternità in maniera "alternativa" mi mette sicuramente un gradino sotto. Brilla Federica, sono fiero di te e questi 42km li ho corsi con voi, con i 170 al minuto di un cuore che batte ancora e solo per te. Arrivo al traguardo e li trovo ad aspettarmi. Mi tuffo nel loro abbraccio e lascio andare le lacrime. La Maratona è dura e stupenda allo stesso tempo, come la vita insieme a voi!""" E' l'esperienza agonistica ed affettiva dell'ingegnere Gabriele Di Nunno (41 anni), originario di Canosa di Puglia, da 15 anni residente nell'hinterland di Torino, felicemente sposato, papà di 4 figli, impegnato anche nel sociale che quest'oggi ha portato a termine la Maratona di Torino 2024 vinta dal fondista andriese Pasquale Selvarolo(25 anni) delle Fiamme Azzurre e dell'Atletica Pro Canosa, in 2h11'13". Selvarolo non ha infranto la barriera delle due ore e dieci come si era proposto alla vigilia, ma ha realizzato un tempo di tutto rispetto all'esordio in maratona .