Stop alla violenza in campo

Tolleranza zero nei confronti di giocatori recidivi

sabato 17 ottobre 2015 10.05
Le ultime decisioni del giudice sportivo hanno visto affibbiare due turni di squalifica al difensore Simone Pepe dello Sporting Ordona, espulso dal campo durante la quinta gara di campionato di promozione pugliese girone A contro il Canosa, reo di aver colpito con un pugno l'avversario. Questa volta non l'ha fatta franca, visto che nella passata stagione lo stesso giocatore aveva colpito a pugni Francesco Somma del Canosa, all'improvviso e lontano dall'azione di gioco, un gesto sfuggito alla terna arbitrale e alle telecamere. Una condotta sleale, scorretta e gratuita, estranea alla logica dello sport praticato, nonché dolosa aggressione fisica dell'avversario per ragioni affatto avulse dalla peculiare dinamica sportiva. Nella mattinata di domenica scorsa il difensore Pepe, che prima del rosso diretto inflitto dall'arbitro era già stato ammonito per gioco falloso è stato colto in flagranza mentre colpiva con un pugno l'attaccante Coppola del Canosa che per poco non ha provocato danni irreparabili alla persona. Questi gesti violenti che non possono convivere con lo sport e con il gioco del calcio, hanno fatto tornare indietro di qualche mese, all'orribile ricordo di quanto occorso al giovane calciatore canosino Somma, vittima del pugno del coetaneo Pepe del Carapelle.

In settimana, prima delle decisioni del giudice sportivo, sono circolate sui social network le dichiarazioni di Luciana Somma, sorella di Francesco: """Mi rivolgo direttamente ai dirigenti della squadra dello Sporting Ordona affinché possano intervenire ed evitare una volta per tutte che questi atti di 'inaudita violenza'possano ripetersi ancora. Un' espulsione non basta a colmare ciò che si cela dietro questi gesti. Lo scorso marzo, mio fratello ha subito un grave intervento falloso per opera dello stesso giocatore, espulso domenica scorsa. I danni scaturiti sono stati rilevanti e molteplici. Ha subito un difficile intervento di ricostruzione della mandibola presso l'Ospedale di San Giovanni Rotondo, con innumerevoli conseguenze fisiche e morali; oltre che a non andare a scuola, non allenarsi e non uscire con gli amici. Mio fratello non riusciva a dormire a causa dei dolori, perdeva sangue dagli oltre 30 punti che gli ricucivano i tessuti interni attorno alla mandibola e per di più non riusciva ad alimentarsi come avrebbe voluto. Periodicamente si sottopone ai controlli previsti nella suddetta struttura ospedaliera e nei prossimi mesi, potrà impiantare il dente perso in campo, proprio a causa di quell'atto di 'inaudita violenza'. Spero che questo appello non resti inascoltato.""" Parole forti e decise che danno conto di quanto un comportamento violento possa arrecare, per giunta tenuto da un giovane che si approccia al gioco del calcio con la disputa dei primi campionati dilettantistici. Tali condotte lesive sono da ripudiare in quanto non appartengono al mondo del calcio dove lealtà, correttezza, rispetto delle regole e dell'avversario devono essere i protagonisti di una partita all'insegna del fair play e del sano agonismo.
Bartolo Carbone
Foto a cura di Savino Mazzarella
Frame del gesto violento